lunedì 9 marzo 2015
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"Davvero questa legislatura vuole introdurre una norma che, anziché garantire in tutti i modi possibili il “superiore interesse del minore”, vuole promuovere lo slogan 'adozioni più facili'?": se lo chiede il Forum delle associazioni familiari sulla possibilità di adozione ai single inserita nella legge sull'affido."Da anni si discute su come migliorare la legge 149 su affido e adozione, per garantire maggiori tutele ai minori in difficoltà - scrive il Foruma - . Le associazioni familiari che si occupano di accoglienza da anni esprimono suggerimenti, proposte, e quindi la notizia che domani, martedì 10 marzo, l’aula del Senato avvii la discussione sul disegno di legge di riforma sembrava una buona notizia. Uno degli aspetti cruciali è la possibilità, in caso di affidamento prolungato del minore ad una famiglia, di poterla trasformare in adozione, con un canale privilegiato. Tuttavia nei primi testi questa possibilità era riservata solo alle coppie sposate (in piena continuità con le regole dell’adozione, che è appunto riservata a coppie legalmente sposate), a sorpresa il testo arrivato in aula apre questa opzione anche ai single. La ratio della limitazione alle coppie sposate appare di una evidenza cristallina: offrire ai bambini una famiglia che abbia il massimo della stabilità e dell’impegno pubblico, attraverso il matrimonio". "Una coppia sposata - prosegue il comunicato - testimonia una esplicita responsabilità sociale, formalizzata nel patto matrimoniale, sottoposto ai vincoli della legge, e garantisce al bambino un padre e una madre, cioè una coppia genitoriale completa, il che costituisce ovviamente maggiore garanzia di benessere. Quindi la legge vuole assicurare anche a queste situazioni il massimo di tutela possibile. Certo, molti affidi da parte di persone sole riescono ottimamente, e in 'casi speciali' si può già oggi approvare un’adozione da parte di un single, ai sensi dell’art. 44 della legge 149. Ma si tratta, appunto, di casi speciali, mentre la generalità della risposta dello Stato deve necessariamente tendere a dare il massimo ad un bambino in difficoltà. E per lo Stato il massimo è una coppia genitoriale completa, regolarmente sposata, che proprio davanti allo Stato si è impegnata alla stabilità e ai compiti di cura previsti dal codice civile".
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