sabato 14 marzo 2015
Secondo il Cnr sono 900mila i giovani che scommettono, 170mila dei quali assiduamente. Con la prevenzione recuperati 200mila giocatori.
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Adolescenti più responsabili, almeno nel gioco d’azzardo. Ma, pur essendo in calo il numero complessivo dei giovani tra i 15 e i 19 anni che si avvicinano a scommesse o gratta e vinci – 900mila nel 2014 rispetto al milione e 100mila del passato – a preoccupare è comunque la percentuale in crescita di quelli che «giocano in solitudine, soprattutto online, utilizzando identità false e moneta virtuale». Sembra tratteggiare un quadro dei liceali italiani “maturi a metà” lo studio Espad Italia 2014, condotto dal Cnr di Pisa su 30mila studenti di 405 istituti superiori del nostro Paese. Da un lato, infatti, scendono sia i giocatori occasionali (39% dal 47%) sia soprattutto quelli più assidui: il 7% rispetto all’11% del 2011. Merito probabilmente delle campagne di prevenzione e di «educazione al gioco attivate tra gli scolari», spiegano i ricercatori dell’Istituto di ricerca toscano; un fenomeno di sensibilizzazione dimostrato anche dai numeri: in cinque anni è triplicato il numero delle scuole che ha attivato programmi di prevenzione, arrivati oggi a coprire un istituto su sei.Dall’altro, però, circa 170mila ragazzi che vanno avanti illudendosi quotidianamente di “vincere facile” continuano ad essere troppi. Ancor più se si pensa che sono raddoppiati gli amanti delle partite in solitaria, cioè di chi non gioca per socializzare, ma per vincere. E vincere subito. Magari perdendo persino preziose ore di sonno. Ben il 35%, così, si dà all’azzardo in casa propria e il 17% online, mentre nel 2013 i giocatori virtuali erano appena il 9%. Un’impennata di sei punti in dodici mesi che «deve far prestare particolare attenzione a questa ultima modalità», osserva la responsabile dell’indagine Sabrina Molinaro, preferita anche da oltre la metà dei giovani scommettitori problematici. Nel gambling via Internet, in sostanza, accanto al gioco praticato in solitudine – continua – si uniscono questioni delicate come «l’utilizzo di un’identità falsa e la moneta virtuale», il mancato controllo dei genitori, che significa «nessun vincolo di orario, di spazio o di tempo». Sono certamente loro i primi adulti «a dover educare i figli a non avvicinarsi ai giochi con vincite in denaro» è il pensiero di Antonio Affinita, direttore generale del Moige (Movimento dei genitori), ma il fatto che i giocatori online tra i 15 e i 19 anni siano quasi raddoppiati in un anno, in realtà porta con sé una riflessione più profonda. «Impone la necessità – dice – di coinvolgere anche i fornitori di questi servizi nella lotta all’azzardo minorile, stimolandoli affinché sviluppino sistemi di controllo dell’età sempre più efficaci».Si annidano, insomma, soprattutto tra i giocatori patologici quelli che preferiscono le scommesse sullo schermo di un pc (83%). Carte, poker texano e videolottery, in cui un quarto di loro arriva a spendere mediamente persino 50 euro al mese, cioè circa cinque volte in più della maggior parte (75%) degli adolescenti giocatori una tantum. «È una cifra importante – ricorda ancora la ricercatrice del Cnr – se si considera soprattutto l’occupazione principale di questi giovani: l’essere studenti». E, dunque, non avere reddito. Sono per lo più maschi appena maggiorenni, anche se un terzo dei quindicenni ha ammesso di aver scommesso soldi senza farsi troppi problemi, nonostante la legge italiana lo vieti. A far riflettere inoltre, sottolinea alla fine il Consiglio nazionale delle ricerche, è poi il dilagare dei luoghi in cui i ragazzi possono accedere liberamente a più di 60 tipologie di giochi d’azzardo. Tra i giovani giocatori difatti vanno per la maggiore bar e tabaccherie (44%), seguite a breve distanza dalle sale gioco-scommesse che quattro ragazzi su dieci dicono di avere a meno di cinque minuti da casa e altrettanto prossime alla propria scuola.
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