giovedì 20 ottobre 2016
​Forti (Caritas): «Consumatori, orientate il sistema». Consenso unanime alla nuova norma contro lo sfruttamento del lavoro nei campi.
La lotta al caporalato passa dal supermarket
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Su un aspetto sono tutti d’accordo: la legge per il contrasto al caporalato, approvata martedì dal Parlamento, non è un traguardo ma un punto di partenza per ulteriori iniziative a favore della dignità del lavoro agricolo e dei lavoratori dei campi. «Non esistono lavori e lavoratori di serie A e altri di serie B», ricorda Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas Italiana, che «apprezza » il testo licenziato dalla Camera. «Non si deve focalizzare l’attenzione soltanto sul caporale, che sta al fenomeno dello sfruttamento del lavoro, come lo scafista sta a quello delle migrazioni – aggiunge Forti –. Colpendo lo scafista non si ferma l’immigrazione e lo stesso vale per il caporalato. Bene che ci sia, finalmente, una legge che lo contrasti, ma questa deve essere accompagnata da un lavoro “culturale” sul territorio che coinvolga tutti, dall’imprenditore al consumatore finale che, quando va a fare la spesa, può mettere in atto comportamenti virtuosi in grado di orientare anche le scelte dell’industria alimentare».  Secondo Forti, il «pezzo mancante» della legge riguarda proprio la grande distribuzione. «Vogliamo capire come funziona il sistema che fissa i prezzi dei prodotti agricoli e che, in troppi casi, spinge imprenditori senza scrupoli a peggiorare le condizioni di lavoro dei propri dipendenti», riprende Forti. «Questo – puntualizza immediatamente – non vuole certamente giustificare comportamenti inammissibili, ma è un invito ad alzare la soglia di attenzione anche su questo aspetto del problema». Da tempo, Caritas collabora con Coop al programma “Buoni e giusti” che ha proprio l’obiettivo di verificare il buon funzionamento della filiera agricola. «L’auspicio è che anche altre catene della grande distribuzione decidano di mettersi in gioco», rilancia Forti, che chiama in causa direttamente i cittadini-consumatori. «Anche in tempo di crisi – aggiunge – il risparmio non può essere l’unico criterio guida degli acquisti, soprattutto alla luce dei recenti dati sullo spreco alimentare in Italia. Fatta salva la tutela delle fasce deboli, credo servano attenzioni plurime che però sono in grado di fare la differenza in questi processi, favorendo la crescita di un’etica di sistema». Da tre anni, inoltre, Caritas italiana sta portando avanti il progetto “Presidio”, strutturato in diciotto territori (gli ultimi otto aggiuntisi quest’anno), in Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Basilicata. Il progetto coinvolge anche i territori di Latina e Saluzzo, dove sono presenti sacche importanti di irregolarità lavorativa. «Nel primo biennio abbiamo dato assistenza a 4mila persone, tutti immigrati – ricorda Forti – scoprendo, per esempio, che il 40% aveva ricevuto una forma di protezione, come il permesso di soggiorno per rifugiati. Questo dato ci ha allarmato perché svela una falla nei percorsi successivi alla protezione che deve essere colmata». Per adesso, le “pezze” le mette sempre la Caritas. Che, per esempio, a Ragusa promuove il doposcuola per i figli dei braccianti immigrati che vivono in condizioni a dir poco precarie alla Marina di Acate. Soddisfazione per l’approvazione della legge sul caporalato è stata espressa dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che parla di «risultato storico». «Con questa legge, frutto di un positivo impegno comune di Governo e Parlamento – sottolinea Poletti – diamo finalmente una risposta forte ad un fenomeno inaccettabile per un paese civile, difendendo i diritti di migliaia di lavoratori costretti a subire un brutale sfruttamento». Sulla necessità di «difendere l’eccellenza della produzione enogastronomica italiana dalla vergogna del caporalato», insiste il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, delegato Anci all’immigrazione, mentre Slow Food, con il segretario generale per l’Italia, Daniele Buttignol, amplia il discorso al contrasto alle agromafie. «Con la legge sul caporalato l’Italia si pone all’avanguardia nella tutela del lavoro nei campi, che va estesa anche ai prodotti importati, che sono ottenuti anche dallo sfruttamento del lavoro minorile che riguarda 100 milioni di bambini secondo l’Organizzazione Internazionale del lavoro (Ilo)», si legge, inoltre, in un comunicato della Coldiretti. Il Movimento Cristiano Lavoratori, infine, rilancia il progetto di contrasto allo sfruttamento dei lavoratori agricoli, “Alla luce del sole”, presentato a Taranto a fine luglio.
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