mercoledì 18 maggio 2016
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Forse rivoluzionari, sicuramente politici. Già, perché, al di là degli effluvi di Carema e Tuma delle Langhe, che quest’anno pervaderanno i giardini del Valentino e piazza Castello, Carlin Petrini e i suoi ragazzi con il Salone del Gusto di Torino vogliono cambiare il mondo: rendere disponibile ogni giorno un 'cibo buono, pulito e giusto' è il refrain fondativo di Slow Food, ma, nell’eloquio folk-romantico del gastronomo più influente del pianeta, i tre aggettivi diventano gli assi cartesiani con cui disegnare un modello di sviluppo alternativo, che oppone la biodiversità agli Ogm, la sostenibilità al glifosato, il chilometro zero alla grande distribuzione. «Venite a Torino per conoscere i contadini di Terra Madre: sono gli umili della Terra, ma sono dei leader nei loro campi» ha detto ieri il Petrini a Milano, presentando la kermesse che, per la prima volta dopo vent’anni, lascerà il Lingotto per distribuirsi in numerose tensostrutture distribuite sotto la Mole, dal centro storico ai quartieri periferici, dove i visitatori si mescoleranno ai delegati di Terra Madre provenienti da tutto il mondo, incontreranno 800 espositori, parteciperanno a 130 appuntamenti di cultura e gastronomia con 40 chef e 300 produttori agroalimentari e a 200 attività per scuole e famiglie. Parteciperà anche il presidente Mattarella. Far 'esplodere' il Salone in città applica fedelmente la teoria della rivoluzione dal basso ma resta una scommessa ardita, in quanto abbisogna di una risposta convinta da parte del pubblico. Per questo, dicono gli organizzatori, «astenersi perditempo»: non sarà una fiera ma un appuntamento culturale in cui immergersi per cambiare il mondo a partire da se stessi e dal proprio rapporto con il cibo e l’ambiente. «Terra Madre Salone del Gusto sarà una grande occasione per far passare un concetto di cui dobbiamo essere ben coscienti: la qualità del cibo è un diritto di tutti»: l’utopia di Petrini è tutta qui e la manifestazione che si terrà a Torino dal 22 al 26 settembre ha il mandato di dimostrare che 'voler bene alla terra' (tema 2016) è alla portata di tutti, basta saper scegliere il proprio cibo, «assumendo consapevolezza di quanto l’alimentazione incida sulla qualità della vita, sull’ambiente, sulla società. Abbiamo tutti diritto a un cibo buono, pulito e giusto, ma abbiamo anche il dovere di adoperarci per esercitare questo diritto» è stato detto a Milano, annunciando che il nuovo Salone del Gusto sarà ad ingresso libero. Certo, l’utopia di un mondo di ben-mangianti e ben-viventi si scontra con le drammatiche divergenze di potere d’acquisto create dalla globalizzazione: per questo alle tradizionali battaglie per la salvaguardia delle tradizioni alimentari e ambientali, che creano un asse con i consumatori, Slow Food sta aggiungendo la campagna per la giusta remunerazione dell’agricoltore «che non può vedersi pagare il grano venti euro al quintale, come nel 1980. Pensate voi se riceveste lo stesso stipendio di 36 anni fa!» come ha detto ieri Petrini. «Vogliamo coalizzare agricoltori, artigiani che trasformano, consumatori, scuole» è la tesi di Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia, che ha richiamato l’altro fronte su cui l’associazione è impegnata, quello degli orti scolastici, che stanno cambiando l’approccio al cibo delle nuove generazioni. Già ventimila orti nel mondo e una miriade di problemi da risolvere, e non solo con le Asl: alla Casa Bianca è stato necessario sostituire il terreno perché il giardino presidenziale era talmente inquinato che non ci sarebbe cresciuta neppure una zucca. Il Salone dovrà mostrare al mondo i segni di questo cambiamento di passo e Petrini è ottimista: «Ci saranno anche gli americani che sono passati da 100 farmer market nel ’97 agli attuali 15000, persino ad Harlem! Cambieremo anche l’Italia, perché anche qui dobbiamo ricostruire i collegamenti tra il contado e la città». © RIPRODUZIONE RISERVATA Carlin Petrini, fondatore di Slow Food
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