sabato 13 agosto 2016
Per decenni direttrice della sezione internazionale della Fondazione Leslie e Lelio Basso. Difensore dei diritti umani in America Latina.
Addio a Linda Bimbi, educatrice di pace
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«È il futuro che m’innamora anche a que-st’età, penso sempre al dopo... È il fascino del futuro». Linda Bimbi pronunciò questa frase quando aveva 88 anni – come riporta la biografia di Chiara Bonifazi, edita dal Gruppo Abele – per spiegare la sua passione educativa. Quel vincolo speciale che la legava ai giovani. «Mi piace stare con loro, perché guardano al domani». 

Un domani realizzato, però, nel presente, giorno per giorno. Fino all’ultimo, Linda Bimbi non ha smesso di compiere questo lavoro artigianale di costruzione. E, al contempo, di progettare, programmare, organizzare perché loro, i ragazzi, potessero aprire gli occhi sul mondo. Tutto il mondo. Non solo gli sprazzi illuminati in modo estemporaneo dal grande circuito dell’informazione globale. «Quando racconti, non dimenticare di quanti non hanno voce in capitolo nelle grandi scelte internazionali eppure sono i primi a subirle. Non accontentarti delle versioni ufficiali. Ascolta i poveri, gli esclusi, gli ultimi.

Non puoi comprendere davvero il mondo se non lo guardi anche dal loro punto di vista», diceva a giornalisti e studiosi che andavano a trovarla nell’ufficio di via della Dogana Vecchia, nel cuore di Roma. Là si trova la Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco, la “creatura” a cui Linda ha dedicato gli ultimi quattro decenni della sua vita. Là oggi, amici, familiari e i tanti che l’hanno conosciuta e ha contribuito a formare, le daranno l’ultimo saluto, prima della Messa celebrata da don Tonio Dall’Olio. Giovedì, al termine di una giornata “normale”, la donna si è spenta nella casa che condivideva con altre laiche impegnate nella difesa dei diritti umani e nella promozione della giustizia evangelica. 

Aveva da poco compiuto 91 anni e da qualche tempo il suo cuore si era indebolito. Lo spirito, però, restava forte e combattivo, come quando, a 27 anni, decise di lasciare l’insegnamento e Pisa per partire come missionaria in Brasile. La fede, maturata dopo l’incontro con le Oblate dello Spirito Santo, la portò a entrare nella congregazione e a impegnarsi a tutto tondo nell’educazione. 

Sperimentando, sia nei collegi per i figli dell’élite, sia nelle favelas, le nuove metodologie del pedagogista brasiliano Paulo Freire. Il che la rese sospetta agli occhi miopi dei militari che, nel 1964, presero il potere. Le minacce, la persecuzione, il rientro in Italia, la scelta sofferta di lasciare la congregazione, non misero fine al suo lavoro di cristiana in prima linea per la giustizia.

Nel 1972 conobbe Lelio Basso, tramite padre David Turoldo, e questi le chiese di collaborare per Tribunale Russell sui crimini delle dittature in America Latina. Da allora, cominciò il lavoro che l’avrebbe portata a lottare, pacificamente, perché i popoli del Sud del mondo avessero voce e speranza. Una sfida che la portò a vivere in prima linea i drammi e le tensioni degli ultimi decenni del Novecent. E a conoscere personaggi del calibro di dom Helder Camara, vescovo di Olinda e Recife, Arturo Paoli, Adolfo Pérez Esquivel, Marianela García Villas, Javier Giraldo. Bimbi non interruppe, tuttavia, l’impegno di formatrice. La cultura, la conoscenza dell’altro, era per Linda la premessa indispensabile di una pace vera. 

Per questo, volle creare, prima i corsi di perfezionamento sui diritti dei popoli, poi, dodici anni fa, la scuola di giornalismo. Negli ultimi tempi, lei, donna “innamorata del futuro”, era preoccupata che il passato recente andasse perduto. Per questo, cercava di trasmetterlo ai giovani. Del resto, ripeteva, siamo scie sull’acqua. Destinate a perderci nel mare dell’universo. Se non fosse per l’Altro che ci accoglie. E per gli altri, che conservano alcune delle nostre gocce.

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