martedì 29 marzo 2016
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L’ acqua torna a far discutere. Almeno intorno alla questione che ne contempla la sua gestione. In particolare la proposta di legge sul servizio idrico (di cui è previsto l’approdo in Aula a Montecitorio il 29 marzo) resta al centro di polemiche relative alla “forma” che via via ha assunto nell’iter d’esame nelle commissioni parlamentari. Tanto che i suoi proponenti, Sinistra Italiana e M5s su tutti, ne hanno disconosciuto la paternità ritirando le firme dal testo. Il punto, che si trascina dietro da cinque anni a questa parte – cioè dall’esito del referendum del 2011 – è la cosiddetta “ripubblicizzazione”. Aspetto che nell’ultima versione del testo non compare più nel titolo originario per via degli emendamenti approvati durante la valutazione in commissione Ambiente della Camera. Il testo si compone di una dozzina di articoli: si va dalla definizione dell’acqua come bene naturale e diritto universale a un “quantitativo minimo vitale” (50 litri al giorno a persona), dalla pianificazione della gestione e della tutela (controllo esercitato dal ministero dell’Ambiente; l’Autorithy per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico esercita le funzioni di regolazione e controllo) alla “morosità incolpevole”, fino al risparmio idrico e alla bolletta “trasparente”. Uno degli ultimi emendamenti approvati in commissione Ambiente ha cancellato dal titolo la parte che richiama la “ripubblicizzazione del servizio idrico” e la “delega al governo” relativa al finanziamento. Il nuovo titolo della pdl è 'Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque'. Cosa che si somma alle altre proposte di modifica già approvate e che sono alla base della decisione di SI-Sel e M5s di abbandonare i lavori della commissione e di ritirare le firme dalla pdl. Secondo il Forum per l’acqua pubblica sono stati «stravolti i principi fondamentali» dal Pd con emendamenti che «non vanno nella direzione della gestione pubblica dell’acqua ma verso la sua privatizzazione». La battaglia è aperta. Il dibattito
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