mercoledì 13 novembre 2019
La Caritas diocesana disponibile ad accogliere richieste e segnalazioni di assistenza, anche per la notte. E per i senza fissa dimora aperta 24 ore la mensa
Una panoramica dell’interno della chiesa di San Donato a Murano (Pagina Facebook di Gente Veneta)

Una panoramica dell’interno della chiesa di San Donato a Murano (Pagina Facebook di Gente Veneta)

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Amarezza e desolazione per l’ennesimo disastro d’acqua che ha travolto la città, sono i sentimenti che accompagnano il risveglio dei veneziani dopo la notte della marea record (187 cm sul medio mare), la seconda dopo il 1966. Quasi tutta la città è finita sotto ed è sconsolante per chi ha case, magazzini, negozi, hotel o ristoranti provare a pulire, a cominciare a fare la conta dei danni e a far uscire quell’acqua che, invece, non vuole sapere di scendere tanto che al mattino risale di nuovo. “Tanta amarezza”, sottolinea anche il patriarca Moraglia di primo mattino, mentre con addosso gli stivaloni attraversa più volte le varie zone della basilica di san Marco e osserva preoccupato soprattutto le zone del nartece (l’atrio con il ciclo di mosaici appena restaurati), del battistero e della cripta (dove si trovano anche le tombe dei Patriarchi, tra cui Urbani e Cè) ancora completamente immerse nell'acqua.

E lo rimarranno ancora a lungo. C’è poi mancato poco, l‘altra sera, che per la prima volta lo stesso corpo centrale della basilica venisse invaso e finisse sommerso. A chi gli chiede se sia riuscito a dormire nella notte appena trascorsa il Patriarca risponde: "Ho dormito pochissimo e ho pregato molto per la mia gente". E subito dopo esce, accompagnato anche dal sindaco Brugnaro nel frattempo giunto anch'egli a visionare la situazione in basilica, a vedere altri luoghi del disastro e a parlare con le persone colpite da tale evento. Ma la situazione è pesantissima e, al momento, difficile da calcolare esattamente non solo per la cattedrale marciana ma anche per tante altre chiese veneziane scalfite della marea eccezionale.

Le prime segnalazioni indicano che l’acqua è entrata in modo notevolissimo a Sant’Alvise, San Girolamo, Santa Sofia e San Marcuola (chiese del sestiere di Cannaregio), sono poi finite sotto anche San Giacomo dall’Orio e a San Simeon Grande (a S. Croce).

Completamente sotto poi San Moisè (vicina a piazza San Marco) e San Cassiano (non lontana da Rialto, vedi foto); problemi anche per il complesso e il chiostro di Sant’Apollonia (dove c’è il museo diocesano); nella chiesa rettoriale di S. Maria Mater Domini non bastavano gli stivaloni ed era addirittura difficile entrare per la tanta acqua presente. E ancora molta acqua nelle chiese dei Carmini e dei Gesuati (sestiere di Dorsoduro), a San Polo, e a San Donato di Murano e (di nuovo in centro storico) a Santo Stefano e a San Martino.

Ma saranno solo i prossimi giorni, e magari non basteranno, a far emergere tutti i danni, specialmente quelli più nascosti e quindi insidiosi. Alcuni centimetri di acqua hanno perfino raggiunto (dato inedito ed eccezionale) il piano terra del Seminario Patriarcale, a fianco della basilica della Salute.

Intanto, facendo seguito ad una precisa indicazione del patriarca Moraglia, la Caritas diocesana di Venezia si è subito resa disponibile ad accogliere richieste e segnalazioni di assistenza mettendo anche a disposizione alcuni posti letto per eventuali persone e famiglie in difficoltà. La mensa veneziana della Tana, inoltre, rimarrà aperta 24 ore su 24 per almeno un paio di giorni per consentire alle persone senza fissa dimora di trovare un dignitoso riparo.

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