sabato 19 novembre 2022
Parla il presidente Emiliano Manfredonia: anche la "pace fiscale” manda un messaggio distorto. Ora più protagonismo delle Acli in politica
Il presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia

Il presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia - Acli

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«Purtroppo sulla manovra non mi aspetto niente di più di quello che è stato annunciato dai media. Anche se Meloni si è dimostrata più equilibrata da premier rispetto alla campagna elettorale». Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli, teme che i provvedimenti del governo non siano così risolutivi dei tanti problemi vecchi e nuovi che affliggono il nostro Paese.

Si riferisce al Reddito di cittadinanza?

Il governo sta dimostrando di essere populista e non popolare. Ed è molto preoccupante che ora pensi solo a ridurre la platea che, va ricordato, in media percepisce 500 euro al mese, nonostante il boom dell’inflazione. Le Acli hanno sempre detto che il Rdc ha bisogno di essere modificato, ma allargando la base e risolvendo le storture soprattutto nella fase dell’impiego del lavoro. Non per questo la misura non ha funzionato. La povertà è educativa, formativa e abitativa. Invece si continua a dare la colpa ai poveri. Per il sottosegretario Durigon, il sussidio si dovrebbe perdere rifiutando anche una sola offerta congrua di lavoro. Ma non sa che la platea dei beneficiari del reddito è composto per i due terzi da persone inabili al lavoro come disabili, anziani, minorenni che da soli rappresentano 1,4 milioni di percettori?

Forse occorreva più coraggio sulla riduzione dei costi dell’energia o il taglio del cuneo fiscale?

Proprio da come si affrontano questi problemi possiamo giudicare l’operato di un governo. Capisco che bisogna fare i conti con il debito pubblico, ma famiglie e imprese vanno sostenute. Da tempo le bollette erano rincarate. Draghi ha anche lasciato un tesoretto che poteva essere utilizzato in maniera adeguata.

E invece...

Ancora una volta si discute di flat tax e condoni. Sono provvedimenti sbagliati dal punto di vista educativo. Per non parlare delle pensioni.

In che senso?

Serve una riforma strutturale delle pensioni. Non possiamo continuare a ragionare solo sulle quote di uscita per superare la legge Fornero. Bisognerebbe rafforzare strumenti come l’Ape sociale. E incrementare le politiche attive del lavoro aiutando davvero l’inserimento di giovani e donne. Per loro esiste davvero il rischio di non ricevere nemmeno una pensione di garanzia, visto i bassi stipendi che vengono offerti.

Spera in un cambio di rotta con le risorse del Pnrr?

In verità non vedo molta trasparenza nella progettazione e nella gestione dei fondi. È tutto molto centralizzato. Non esistono tavoli di concertazione, in particolare sul Terzo settore.

E sulla questione dei migranti?

L’accordo di Dublino va modificato. Così come l’intesa con la Libia. Le persone vanno salvate. L’Unione Europea deve essere decisa e intervenire al più presto: è una questione umanitaria e di civiltà che va risolta al più presto.

Anche sulla pace avete le idee molto chiare.

La grande manifestazione di piazza San Giovanni ha voluto lanciare un messaggio molto forte: la pace si accompagna alla giustizia sociale. Il governo deve sapere che c'è una piazza che chiede la pace e fa delle richieste precise all'Europa sul disarmo e che vuole una Conferenza di Pace, cosa di cui non si sente parlare. L'abbiamo chiesta a Draghi e a questo governo, perché l’Italia si faccia promotrice in Europa di una conferenza internazionale di pace.

Come si muoveranno ora le Acli?

Non è più il tempo di essere autonomamente schierati. È un tempo nuovo. Non siamo chiamati a essere soltanto “bravi cristiani” e a vivere la nostra dimensione di Terzo settore: dobbiamo fare politica. Le Acli devono assumersi la responsabilità in prima persona entrando in modo concreto nel fatto politico. Ogni nostra azione ha a che fare con la politica, ma il nostro agire spesso si ferma all'analisi e alla proposta. Dobbiamo fare un passo in avanti. Noi manteniamo il nostro radicamento nei valori tanto dell'insegnamento sociale della Chiesa quanto della Costituzione, ed è evidente che vigileremo contro ogni possibile attentato a tali valori. Allo stesso tempo la costruzione del nostro profilo politico non può pensarsi in contrapposizione alle idee altrui, ma nell’elaborazione delle nostre, e a questo metodo dobbiamo attenerci.

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