martedì 4 novembre 2014
​Proteste all'inceneritore per i cmaion provenienti da Eboli. La Regione blocca i rifiuti in arrivo dopo l'appello del vescovo Di Donna: "Qui troppi morti a causa dell'inquinamento".
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Stop, almeno per ora, all’arrivo delle oltre 10mila ecoballe di rifiuti provenienti da Eboli e che dovrebbero essere bruciate nel termovalorizzatore di Acerra. Sospensione decisa ieri dalla Regione Campania in attesa del tavolo tecnico con Comune e Prefettura, richiesto lo scorso 30 ottobre dall’amministrazione comunale, e convocato per domani, e al quale parteciperanno anche il vertici della società A2A che gestisce l’impianto, l’Arpac e la Asl. Decisione che arriva anche dopo l’appello lanciato durante la messa di commemorazione dei defunti dal vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna, che aveva espresso «profondo rammarico» per quella «mancata operazione verità» da lui stesso tante volte invocata, in qualità di «pastore che ascolta il grido della sua gente», e ancora «molto lontana dal realizzarsi».  La vicenda parte da lontano, dalle “antiche” emergenze rifiuti in Campania, ma si cala in una situazione tutt’altro che risolta (domani il Tribunale Ue deve decidere sul ricorso dell’Italia contro il blocco dei contributi Fesr perché il nostro Paese «non ha adottato tutte le misure necessarie per lo smaltimento in Campania»). Nel 2008 vennero smaltite in località Coda di Volpe di Eboli (Salerno) 37mila ecoballe (ognuna una tonnellata), il prodotto della lavorazione, più o meno corretta, dei rifiuti negli Stir, gli impianti di tritovagliatura. Una sito temporaneo, ma solo nel 2010 buona parte venne trasferita. Restavano 10.700 tonnellate che lo scorso 22 ottobre hanno cominciato ad essere trasferite ad Acerra per essere bruciate nel termovalorizzatore, l’unico in Campania, che brucia trasformando in energia 700mila tonnellate di rifiuti all’anno. Una procedura che ha fatto insorgere i cittadini (alcuni ieri hanno bloccato l’ingresso dell’impianto) e portato l’amministrazione comunale a chiedere alla Regione e al Prefetto di sospendere l’invio e a convocare un tavolo tecnico per chiarire cosa verrà bruciato. Domenica il vescovo si è fatto portatore delle preoccupazioni dei cittadini, anche per i dati molto gravi sull’incidenza di tumori nella zona. E infatti monsignor Di Donna nella sua riflessione è partito proprio da questa emergenza, scegliendo «il cimitero, il luogo dove riposano i corpi di Tonia, Tina, Nello e tanti altri, in particolare giovani, morti a causa dell’inquinamento ambientale», per chiedere «garanzia in nome loro e del mio popolo» e per attaccare «i signori della distruzione del Creato e della morte, che vorrebbero fare di Acerra uno scarto». Perché, ha accusato, «non è normale che nella nostra città muoiano tante persone per tumore, soprattutto in tenera età». Una situazione che rafforza «la sfiducia tra la popolazione. La gente non si fida più di nessuno, soprattutto delle istituzioni», anche perché «in otto mesi ben poco è stato applicato della cosiddetta legge Terra dei fuochi».  Preoccupazioni che gli abitanti portano al loro Pastore. «L’altro giorno – ha riferito Di Donna – ho ricevuto nel cortile del mio palazzo giovani studenti e mamme con il loro bambini che con le lacrime agli occhi mi hanno parlato dei loro drammi familiari, delle loro paure per il futuro dei figli». Chiedono soprattutto trasparenza, cosa di cui il vescovo si fa tramite. «La gente vuole garanzie sulla qualità del-l’aria, vuole sapere cosa c’è dentro le balle da incenerire, vuole semplicemente vivere e desidera garanzie per farlo serenamente». Ma servono risposte a precise domande. «Come mai le gare per gli altri due inceneritori - Salerno e Giugliano, previsti  nel piano regionale - sono andate deserte? Sono forse diventati inutili, in quanto il più grande inceneritore d’Europa che c’è ad Acerra ha bisogno per la sua redditività di bruciare i rifiuti di tutta la Campania? È questo il futuro per la nostra città? Se le istituzioni non rispondono con velocità e chiarezza a questi drammatici interrogativi, la sfiducia crescerà sempre più, allargando quella ferita democratica apertasi 10 anni fa con l’imposizione dell’inceneritore al popolo di Acerra. E ci allontaneremo da quanto auspicato dai vescovi della Campania: 'Non servono soluzioni parziali, limitate, disorganiche e legate alle emergenze'».  Non è comunque un “no” e basta. «Vogliamo dialogare con tutti, ma nella verità». Per cui, dopo aver ringraziato il presidente Vallotti per l’invito al dialogo di qualche mese fa, Di Donna ha invitato l’A2A a «dialogare con i cittadini evitando di fornire dati statistici a senso unico, accettando un comitato di controllo sul funzionamento dell’impianto, come già auspicato dal ministro Galletti sul giornale Avvenire.  Controllore e controllato non devono coincidere». E anche alla Regione ha chiesto di «dialogare con il popolo, evitando di far cadere su Acerra il peso del problema rifiuti di tutta la Campania e di dare finalmente le garanzie giuste per il risanamento del territorio».
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