sabato 8 ottobre 2016
Salvo il servizio universale: consegna garantita, dalla Provincia 15 milioni.
Accordo Bolzano-Stato per la posta tutti i giorni
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La prima cosa che Kompatscher mette in chiaro è questa: «Parliamo di soldi degli altoatesini, che lo Stato dovrebbe restituirci e che invece abbiamo deciso di investire nel servizio postale». Non c’è alcun privilegio, dunque, dietro la convenzione che il Ministero dello Sviluppo economico, la Provincia di Bolzano e Poste italiane Spa si apprestano a firmare e in base alla quale dal prossimo anno nei territori della provincia autonoma la corrispondenza tornerà a essere recapitata per cinque giorni alla settimana e i giornali almeno per seiSarà rimesso nel cassetto il piano che anche sulle Dolomiti sta portando a una drastica riduzione di uffici e postini e la consegna della corrispondenza a giorni alterni. Non per un ripensamento di Poste, che considera non remunerativo questo servizio, ma perché la Provincia ci metterà la differenza. Una commissione ci sta lavorando e l’accordo dovrebbe essere raggiunto entro fine anno. Il presidente delle provincia autonoma Arno Kompatscher ne ha discusso nei giorni scorsi con Antonello Giacomelli, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico con delega alle comunicazioni. Poste Italiane non 'grazierà' i bolzanini: semplicemente, questi ultimi consegneranno ogni anno alla società recentemente privatizzata un bel pacchetto di milioni, cioè la differenza di costo che attualmente impone, secondo la società, di 'razionalizzare' il servizio universale in numerosi Comuni. «Ogni anno – ci spiega Kompatscher – l’Alto Adige versa nelle casse dello Stato più tasse dei finanziamenti che ritornano sul nostro territorio e, in base all’Accordo di Milano, una parte di quel denaro può essere utilizzata per finanziare deleghe o funzioni di competenza dello Stato, come per l’appunto la spesa del servizio postale». Si parla di 100 milioni di euro, sui 574 di residuo fiscale, che, in assenza di questo tipo di investimenti, sarebbero incamerati dallo Stato: in altre parole, salvare le poste altoatesine non costerà un euro in più né agli italiani né ai bolzanini. Qualcuno ci guadagnerà, certo, ma per chi pagherà, dovendo comunque pagare, si tratterà di una 'partita di giro'.  L’Accordo di Milano, siglato nel 2011, prevede che la Provincia concorra al raggiungimento degli obiettivi di risanamento del deficit nazionale e quest’impegno si concretizza anche attraverso l’assunzione di deleghe o funzioni di competenza statale, tra le quali, per l’appunto, vi è il finanziamento del servizio universale, che lo Stato assicura a Poste Italiane nella misura di 262 milioni all’anno, che dovrebbero coprire lo sbilancio tra costi e ricavi ma che secondo Poste Italiane non sono sufficienti, al punto che l’amministratore delegato Francesco Caio ha imposto, con la privatizzazione della società, un piano di chiusure degli uffici e l’avvento della consegna a giorni alterni in centinaia di Comuni italiani.  «In questi anni, il nostro territorio ha perso una ventina di uffici e non pensiamo di ottenerne la riapertura – spiega il presidente della Provincia autonoma – ma puntiamo a stabilizzare la situazione ed elevare la qualità del servizio. In tal senso, l’accordo è in grado di creare un valore aggiunto per il nostro territorio e di superare le attuali criticità». In breve, la posta e i giornali continueranno a essere consegnati per 5 e (almeno) 6 giorni alla settimana da Poste Italiane spa, la quale per garantire questo servizio riceverà altri 15 milioni di euro all’anno. Non proprio bruscolini, ma non esiste altra soluzione, evidentemente, se non si vuole lasciare il territorio sguarnito. Senza contare che gli altoatesini, secondo dati diffusi da Poste Italiane, sono una delle popolazioni che scrivono più lettere e cartoline e che leggono più giornali in abbonamento postale, il che allevia le perdite del servizio universale, rispetto ad altre Regioni.  «L’ottanta per cento della corrispondenza è locale», conferma Kompatscher, il quale intende ottenere da Poste Italiane anche il ritorno del centro di smistamento in provincia, «visto che oggi una lettera che parte da Fie allo Sciliar, per arrivare a Castelrotto, che distano dieci chilometri, deve prima transitare per Verona» commenta, sottolineando che si tratta di un esempio di «autonomia responsabile » e che quest’accordo non impedirà alla Provincia di Bolzano di valutare ulteriori progetti di valorizzazione della rete postale, anche con procedure pubbliche di affidamento ad altre società. «A noi preme ottenere – spiega Kompatscher – lo stop ai tagli tuttora in corso degli uffici postali sul territorio, che comportano gravi disagi soprattutto nelle aree montane e periferiche dell’Alto Adige, dove il postino arriva 2-3 volte la settimana o anche meno».
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