giovedì 19 maggio 2016
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ROMA La logica dell’accoglienza dei piccoli gruppi diffusi sul territorio, standard qualitativi nei servizi di accoglienza certificati, percorsi formativi per i migranti e di avvio al lavoro. Insomma un chiaro progetto di inclusione, sempre più personalizzato. Il tutto sotto un monitoraggio costante che ne certifichi i risultati e l’impegno delle imprese che vi operano. Ecco la buona accoglienza degli stranieri – di cui l’Italia ha dato ampia dimostrazione in questi anni – scelta dal ministero dell’Interno, dall’associazione dei sindaci italiani (Anci) e dall’Alleanza delle cooperative sociali che ieri hanno sottoscritto a Roma la Carta per la buona accoglienza. Il modello unico da seguire è quello dello Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) già gestito dai Comuni in sinergia con il Terzo settore, che da oggi governo e cooperative sociali si impegnano a condividere basandolo su linee d’accoglienza chiare. Questa sarà infatti la sfida da affrontare nel prossimo futuro – in soli tre anni il nostro Paese ha dimostrato di saperlo fare passando dal gestire 23mila migranti a oltre 120mila – e l’impegno che si prende è appunto passare dall’accoglienza in grandi centri a quella in abitazioni con l’ausilio di personale socioeducativo in ogni fase del percorso di inserimento nel territorio. Il sistema Sprar «è stato un buon esempio di collaborazione di istituzioni» e i sindaci in passato «hanno sopportato costi non espressamente previsti dalle norme». Anche grazie a questa esperienza e alle buone pratiche territoriali, spiega così il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico prima della firma del protocollo d’intesa, «oggi possiamo mettere in campo un’accoglienza diversa», per ridare dignità al sistema istituzionale dell’assistenza dei migranti «esposto in passato a fenomeni di condizionamento e uso improprio », che adesso «con il meccanismo di controllo e auto- controllo» dei soggetti firmatati della carta si vuole evitare si ripresentino. Tutti meccanismi, gli fa eco il capo dipartimento Libertà civili e Immigrazione del Viminale Mario Morcone, che verranno attivati «non contro i territori, ma con i territori» attraverso un dialogo costate tra sindaci, Stato e Terzo settore per far diventare «il fenomeno dell’immigrazione una opportunità ». In questo campo un grande aiuto, ricorda il prefetto, arriva «dal mondo cattolico sul territorio, sulla spinta delle parole di papa Francesco», anche se «in qualche parte del Paese questo aiuto non c’è». Ma adesso è pure il mondo delle imprese sociali ad assumersi nuove responsabilità, prendendo le distanza da quelle cooperative che fanno business sui migranti, magari riconvertendosi all’accoglienza dal giorno alla notte. «Noi abbiamo tracciato una strada anche per le nostre aziende », precisa il portavoce dell’Alleanza delle cooperative sociali Giuseppe Guerini, annunciando che verrà consegnata a tutte le prefetture «una white listdelle cooperative sociali per elevare il rating della legalità nell’assegnazione degli appalti». La cornice di riferimento resta lo Sprar, perché «il problema non è solo assicurare un tetto ai migranti né come risolvere la logistica – dice alla fine il delegato Immigrazione dell’Anci Matteo Biffoni – ma lavorare a un percorso di inclusione». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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