venerdì 17 ottobre 2014
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Sciopero generale e corteo oggi a Terni, la città della "Acciai Speciali", e uno dei simboli della lotta contro il declino della siderurgia in Italia. Sindacati ed enti locali protestano contro il piano industriale della ThyssenKrupp, che controlla gli impianti ternani, l'avvio della procedura di mobilità per circa 550 lavoratori su 2.600 a seguito del fallimento del negoziato. La leader della Cgil Susanna Camusso, a Terni per la manifestazione, ha chiesto al governo di intervenire sulla Germania "perché non possiamo diventare un paese deindustrializzato". E il leader della Uil, Luigi Angeletti, ha ipotizzato la nazionalizzazione della Ast, in quello che sarebbe un ritorno al passato, dato che le acciaierie erano di proprietà pubblica - attraverso la vecchia Finsider - fino all'inizio degli anni 90. Nazionalizzare è il contrario di quello che sembra intenzionato a fare il governo del premier Matteo Renzi, che negli ultimi mesi - in particolare per la vicenda Ilva - ha ribadito l'intenzione di ricorrere agli investitori stranieri per sostenere la manifattura italiana e la siderurgia. Ieri, al termine di un incontro con gli enti locali, il governo ha criticato l'azienda per "la gestione unilaterale della vertenza delle acciaierie di Terni" e ha invitato le parti al dialogo. Da Terni a Taranto, forse il governo non si è accorto che tutta la siderurgia è in grande difficoltà. A tutti i metalmeccanici diciamo che sarebbe bene andare allo sciopero generale del settore" dice dal palco della manifestazione per l'Ast la leader della Cgil, Susanna Camusso. "Al governo diciamo - aggiunge - che non c'è una politica industriale per il Paese se non c'è una politica della siderurgia, un'idea del settore, una siderurgia che funzioni".E oggi, parlando alla trasmissione Radio Anch'io di RadioRai, il vice ministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti ha detto che "ci vuole senso di responsabilità da parte di tutti, prima di tutto da parte della Thyssen". Il governo invita l'azienda a mantenere aperto il secondo forno e a rispettare i livelli di produzione degli ultimi tre anni, oltre a trasferire a Terni la linea produttiva di Torino (come confermato peraltro da Ast). Richiesti poi investimenti per 110 milioni in tre anni in innovazione di processo e prodotto, e sviluppo della rete commerciale. Ast ha presentato un piano di ristrutturazione con un taglio dei costi pari a 100 milioni annui anche attraverso riduzioni del personale, "a fronte di un rilevante piano di investimenti". L'azienda sostiene anche di aver proposto, durante la trattativa poi naufragata, un calo degli esuberi a 290 da 550 a fronte di un taglio delle retribuzioni medie. Proposta respinta dal mittente dai sindacati secondo i quali il piano prevede un taglio della produzione da 1,1 milioni circa a 700.000-800.000 tonnellate in tre anni fino al 2017. A inizio ottobre la Commissione europea ha detto che vigilerà sul mantenimento della capacità produttiva. L'Antitrust Ue ha imposto a fine 2012 la "restituzione" degli impianti da Outokumpu alla Thyssen - proprietaria di Ast dagli anni 90 - come condizione per autorizzare il gruppo finlandese all'acquisto di Inoxum, già controllata dai tedeschi.
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