martedì 3 ottobre 2017
La proposta mirava a sanare l'abusivismo «di necessità». Ambientalisti contrari alla norma, Pd spaccato
Un operaio osserva una fase dell'abbattimento dell'ecomostro della Collina della Pace, nella borgata Finocchio a Roma (Ansa)

Un operaio osserva una fase dell'abbattimento dell'ecomostro della Collina della Pace, nella borgata Finocchio a Roma (Ansa)

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A rischio demolizione il ddl Falanga, che di fatto mira a sanare quello che è stato definito come «abusivismo di necessità». E che secondo molti nasconde una sorta di condono. Di fronte alle dure critiche delle opposizioni, del mondo ambientalista e di specialisti del settore, ma anche a non pochi 'mal di pancia' dentro il Pd la maggioranza frena e, in sostanza affossa il provvedimento. Incardinato da ieri in aula alla Camera per la quarta lettura, dopo un lunga 'navetta' con il Senato, potrebbe essere oggi rinviato in commissione e finire su un binario morto. Molto più di un’ipotesi.

«Dubito che il provvedimento andrà al voto così com’è», afferma il presidente della commissione Ambiente Ermete Realacci, una lunga militanza alla guida di Legambiente ma anche molto amico del premier Paolo Gentiloni. È però difficile che in tempi brevi si possano apportare modifiche. Così la scelta più probabile sarà quella di far slittare la discussione. Dunque oggi in conferenza dei capigruppo la maggioranza dovrebbe chiedere un rinvio per un 'supplemento di riflessione' sul ddl e, quindi, che il provvedimento sia tolto dall’ordine del giorno dei lavori dell’Aula. «Vediamo, ci rifletteremo», taglia corto il capogruppo Pd, Ettore Rosato. Parole che confermano dubbi e resistenze.

Il ddl Falanga, dal nome del deputato ex Fi ora con Verdini, ha subito varie modifiche. Con il terremoto di fine estate a Ischia, e il crollo di case abusive, si sono riaccesi i dubbi a sinistra sull’opportunità di approvare una legge che, sostengono Verdi, Si e Mdp, rappresenterebbe «un condono permanente », «un regalo alla criminalità e all’illegalità». Per il Wwf «questa proposta di legge rappresenta un salto mortale nella logica giuridica e mette a rischio i territori più belli e fragili d’Italia».

Anche se per alcuni parlamentari dem le modifiche approvate nella 'navetta' fra Montecitorio e Palazzo Madama basterebbero a scongiurare il rischio di «un nuovo condono», per altre voci di maggioranza e di governo anche così le misure restano difficili da digerire sia per il Pd sia per l’esecutivo, che oltretutto recentemente ha impugnato una legge della Campania proprio sul tema 'abusivismo di necessità'.

Se infatti è vero che le nuove norme lasciano alle Procure il ruolo di protagonista, nel testo vengono fissati alcuni criteri da rispettare per procedere alla demolizione, e la precedenza assoluta viene data agli immobili non ultimati e non abitati. Per tutti gli altri, invece, le ruspe potranno attendere. Si potranno abbattere gli immobili «di rilevante impatto ambientale» costruiti su aree demaniali, protette o con vincoli, o a rischio sismico e idrogeologico; le abitazioni abusive che rappresentano «un pericolo per l’incolumità pubblica e privata» e quelle che appartengono ai condannati per mafia. Ma anche con le modifiche apportate il provvedimento trova molta critiche. «Nella sua prima versione la legge era una vera e propria sanatoria degli abusi – spiega Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – ma l’impianto, sebbene depotenziato, ha conservato un punto debole: fissa infatti un ordine di priorità degli abbattimenti in cui le case abusive abitate sono messe all’ultimo posto, dando precedenza a quelle in corso di costruzione e non abitate. Un modo per lasciare in piedi, con la scusante dell’abusivismo di necessità, edifici spesso pericolosi, come si è visto recentemente nel caso del terremoto di Ischia. Per noi il ddl Falanga è un disastro e va fermato».

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