venerdì 13 maggio 2016
Nasce la rete nazionale di protezione contro le violenze ai minori. L’azienda Menarini, Telefono Azzurro e le associazioni di medici e ospedali a difesa di 80mila ragazzini vittime.
Abusi, i 15mila pediatri sentinella
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Quindicimila pediatri insieme per creare una rete di protezione contro gli abusi ai bambini. L’idea è quella di tutelare in ogni modo possibile circa 70-80mila ragazzi e adolescenti vittime ogni anno di violenze, dando risposte anche al sottobosco di ricatti, minacce e adescamenti di cui è fatto oggetto, nella vita reale e in quella virtuale, il mondo dell’infanzia. L’iniziativa lanciata da un’azienda leader del mercato farmaceutico, Menarini, mette insieme realtà come Telefono Azzurro, la Società italiana di pediatria, la Federazione italiana medici pediatri e l’Associazione ospedali pediatrici italiani. L’obiettivo è quello di muoversi in maniera preventiva, formando e sensibilizzando i medici dei bambini a riconoscere e intercettare i segnali di eventuali abusi, a partire da quelli inespressi di disagio e sofferenza del bambino. Sullo sfondo, ci sono i dati di una ricerca realizzata da Telefono Azzurro e Doxa Kids su un campione di 600 ragazzi tra i 12 e i 18 anni e 600 genitori in tutta Italia: in essa si evidenzia in particolare il fatto che il diritto alla protezione dalle violenze e dagli abusi è il secondo tra i diritti meno garantiti (nel 33% dei casi) superato soltanto dal diritto ad avere uguali possibilità per ricchi e poveri (42%). Per il 27% degli adolescenti, i- noltre, il diritto alla crescita sana e alle cure migliori non è rispettato a sufficienza. Quanto agli effetti che la comunicazione online ha prodotto sulle relazioni tra pari, sono tutti d’accordo nel sostenere come la diffusione di Internet abbia profondamente «modificato l’accezione dell’abuso». Il mercato della pedo-pornografia è infatti aumentato molto rapidamente sia a livello mondiale che nella realtà italiana e quattro alunni su dieci hanno rivelato di essere state vittime di cyberbullismo almeno una volta nella vita, bersaglio sia di persone conosciute che di utenti anonimi. Per far venire alla luce ciò che è nascosto, in casa e fuori, è necessario fare squadra tra esperienze e professionalità differenti. Così si spiega la natura di un progetto che si articolerà in due fasi: la prima riguarda la formazione all’inizio di mille pediatri (sui 15mila complessivi) che, attraverso 23 corsi intensivi in tutte le Regioni, saranno 'allenati' a riconoscere i segnali di difficoltà inespressi dell’infanzia e diventeranno così vere 'sentinelle' del disagio dei minori; la seconda fase, invece, prevede il coinvolgimento dei 13 ospedali pediatrici più importanti d’Italia, destinati a diventare altrettanti punti di riferimento per i pediatri del territorio e centri dove poter affrontare l’emergenza e il successivo tempo di recupero. Si tratta dunque di un vero e proprio esperimento- pilota, che punta a mettere in fila le competenze e l’eccellenza italiana. «Purtroppo il pediatra è al centro di un sistema inadeguato ad affrontare e riconoscere i segnali dell’abuso – osservano Pietro Ferrara e Luigi Nigri, responsabili del progetto per la Società italiana di pediatria e per la Federazione italiana medici pediatri –. Si avverte dunque la necessità forte di un sistema organizzato in maniera continua e permanente, in grado di coadiuvare lo specialista». Per Ernesto Caffo di Telefono Azzurro, si tratta di «un progetto bellissimo che contribuirà anche a un salto di qualità di tutto il sistema sanitario italiano, a salvaguardia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza». Questo progetto «rappresenta un esempio per tutti gli altri Paesi e il punto di partenza di un programma internazionale» affermano Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, presidente e vicepresidente del Gruppo Menarini, che nell’iniziativa investirà un milione di euro.
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