giovedì 22 luglio 2010
L'operazione "Untouchable" della Guardia di finanza di ha portato all'arresto di sei persone. Le intercettazioni hanno permesso gli inquirenti di monitorare "in diretta" le infiltrazioni della camorra nelle commesse per la ricostruzione dell'Aquila.
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La camorra tentava di infiltrarsi negli appalti per la ricostruzione dopo il terremoto dell'Aquila. È uno degli elementi centrali emerso nell'operazione della Guardia di Finanza contro i Casalesi, che ha portato all'arresto di sei persone. L'operazione "Untouchable", infatti, ha consentito di monitorare "in diretta" le infiltrazioni della camorra casalese nelle commesse per la ricostruzione della città di L'Aquila, a seguito del devastante sisma del 6 aprile 2009. Infatti sono stati intercettati i colloqui telefonici con i quali gli arrestati disponevano l'invio del denaro necessario a finanziare le imprese costituite a L'Aquila, per loro conto, con il fine di aggiudicarsi i lavori per la ricostruzione.L'operazione ha portato all'arresto di sei persone con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. Sono inoltre state sequestrate 21 società, 118 immobili ed altri beni e valori ad essi riferibili, per un ammontare complessivo di 100 milioni di euro. Gli arrestati, secondo le risultanze delle indagini condotte dai finanzieri del Gico del Nucleo Polizia Tributaria di Roma, sono ritenuti "espressioni economiche" del clan dei Casalesi, operanti nel Casertano, ma con propaggini anche in altre Regioni d'Italia e in particolare nel Lazio, in Abruzzo e in Toscana. In sostanza con l'operazione, denominata "Untouchable", le Fiamme Gialle e la Dda di Napoli ritengono di aver smantellato il braccio imprenditoriale dei Casalesi. Dopo il terremoto dell'Aquila i rapporti già solidi tra imprenditori vicini al clan dei Casalesi e abruzzesi si erano ulteriormente rafforzati. È quanto è emerso dalle indagini che oggi hanno portato al blitz della Guardia di Finanza che ha smantellato il braccio economico del clan dei Casalesi. In particolare, per ottenere appalti per la ricostruzione, era stata spostata da Frignano (Caserta) all'Aquila la sede di una società che fa capo a Michele Gallo, arrestato oggi e considerato organico al gruppo capeggiato da Francesco idognetti.I pm Giovanni Conzo, Raffaello Falcone e Maria Cristina Ribera, avevano anche chiesto l'arresto del presidente dell' Unione cooperative dell'Aquila, Cerasoli, ma il gip ha respinto la richiesta. L'operazione è stata chiamata "Untouchables", cioè intoccabili, in riferimento a un gruppo di imprenditorivicini ai Casalesi considerati appunto intoccabili poichè completamente asserviti agli scopi del clan. A costoro, che facevano affari per conto dei boss, non veniva per esempio chiesta la tangente. Anche in queste indagini, ha sottolineato il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, sono state fondamentali le intercettazioni. In questo modo è stato per esempio possibile ricostruire il piano orchestrato dagli imprenditori abruzzesi e da quelli Casalesi per aggiudicarsi gli appalti.In particolare Michele Gallo, parlando con il collega aquilano chiede: «Ma voi come state situati? Riusciamo a fare i lavori, no?». L'abruzzese risponde: «Si, si, a farli sì, si può fare anche per la zona di Ocre: è stata quella meno colpita». Sempre dalle intercettazioni è emerso che il clan stava cercando anche di aggiudicarsi lavori per l'autostrada Salerno-Reggio Calabria.«Più andremo avanti con la ricostruzione pesante, maggiore dovrà essere l'attenzione ai fenomeni di infiltrazioni criminali». Il presidente della Provincia dell'Aquila, Antonio Del Corvo, a margine del consiglio provinciale in corso nel capoluogo, commenta così la notizia del maxi blitz della Guardia di Finanza che ha visto sei arresti in ambienti vicini al clan dei Casalesi.«Questa operazione - ha commentato Del Corvo - è sintomatica dei rischi a cui si va incontro man mano che dalla ricostruzione leggera e privata si passa ad appalti più grandi. In ogni caso la Prefettura sta facendo un ottimo lavoro di monitoraggio, producendo informative per ogni minima cosa e in questo - ha concluso - siamo fiduciosi dell'efficacia dei controlli». Le indagini, condotte dal Gico del Nucleo Polizia tributaria di Roma della Guardia di Finanza,  sugli interessi economici del clan dei casalesi hanno consentito di smascherare anche quattro funzionari di banca. Questi ultimi, consapevoli, secondo gli investigatori, di agevolare l'attività dell'associazione camorristica, hanno favorito  imprenditori "intoccabili" affiliati alla camorra attraverso  la concessione di finanziamenti o consentendo sistematicamente  l'effettuazione di movimentazioni su conti correnti senza la previa autorizzazione dei titolari. In questo modo, sono state eluse anche le disposizioni  antiriciclaggio in materia di segnalazioni per operazioni  sospette. L'accusa per 3 dei funzionari bancari è quella di favoreggiamento. Il quarto è accusato di concorso esterno all'associazione camorristica.
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