mercoledì 23 gennaio 2019
In Veneto è scattata la “campagna acquisti” di specializzandi e figure esperte. Richieste da diversi Paesi stranieri, “cacciatori di teste” scatenati online
AAA medico italiano cercasi. Boom di offerte dall'estero
COMMENTA E CONDIVIDI

Talent scout, procuratori, agenti, emissari. Ma c’è anche chi li chiama 'cacciatori di teste' e fa capire immediatamente che cosa pensa della 'campagna acquisti' che diversi Paesi europei avrebbero lanciato sui medici di casa nostra. L’allarme proviene direttamente dagli Ordini dei medici delle sette province venete, che nei giorni scorsi si sono seduti attorno a un tavolo con il direttore generale dell’area sanità e sociale della Regione Veneto, Domenico Mantoan.

Al centro della discussione, l’ormai preoccupante carenza di camici bianchi negli ospedali veneti: siamo sotto di 1.300 operatori sui circa 8mila ora in servizio. In questo contesto, spuntano adesso una figura nuova: il reclutatore di medici, meglio se giovane specialista da esportare nei sistemi sanitari stranieri. Dove? In grandi o piccoli ospedali, dalla Francia all’Inghilterra, dalla Danimarca alla Svezia. L’obiettivo è coprire periferie e campagne, territori lasciati scoperti in quei Paesi.

E per raggiungere questo obiettivo si cercano anche medici di famiglia. I mezzi per convincere i nostri medici, di certo, non mancano: si promettono stipendi doppi o tripli rispetto a quelli italiani, il pagamento del trasloco, un tutor per la lingua, il disbrigo di tutte le incombenze burocratiche e non solo. Comprendere come si muovono i cosiddetti recruiter non è semplice. «Tendono a essere sfuggenti – conferma il presidente dell’Ordine di Vicenza, Michele Valente –. Più che in ospedale e università compaiono nei congressi, sondano i medici disponibili al trasferimento e poi creano un contatto via mail.

In genere lavorano per agenzie che poi compiono i primi colloqui via Skype e, se l’interesse permane, organizzano anche una visita in loco ». Il fenomeno dei medici che espatriano, almeno a Vicenza, riguarda ben il 20 per cento dei 150 nuovi iscritti all’Ordine. Un danno incalcolabile se si considera che il sindacato Anaao, l’Associazione dei medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale, ha calcolato in 150mila euro la spesa per lo Stato per formare un medico e in altri 60mila euro l’anno ( per quattro o cinque anni) nel caso di uno specialista. Andrea Rossi è un geriatra 41enne dell’Azienda ospedaliera di Verona, lavora all’ospedale Borgo Trento e fa ricerca per l’università. «Due anni fa, sono stato contattato via mail dall’agenzia Global executive solutions – racconta – che mi offriva 8mila sterline al mese per trasferirmi a Norfolk, in Inghilterra, e svolgere attività di consulenza geriatrica, oltre a fare ricerca alla Queen Mary university. Un guadagno doppio rispetto a quello che percepisco, oltre ad una una tantum per il trasferimento e l’appartamento incluso». Come si rifiuta una proposta del genere? «Mi hanno trovato nel momento sbagliato: un posto fisso mio e anche di mia moglie, e ben retribuito. Se fossi stato precario...». Questi reclutatori fanno leva sul disagio reale dei medici che lavorano in ospedale.

«Un tempo, ad andarsene erano i migliori – continua Valente – per ragioni di carriera e di ricerca. Oggi chi se ne va, lo fa per ottenere condizioni di lavoro più accettabili, ma non in termini economici: parliamo di prezzo delle assicurazioni che arriva anche all’equivalente di tre stipendi, carico di lavoro per mancato turn over, contenzioso medico legale: è capitato durante una guardia notturna in cardiologia a Vicenza che i parenti del paziente filmassero tutto in vista di eventuali denunce».

Michele Negrello è uno specializzando anestesista a Padova, presidente dell’associazione degli specializzandi patavini Mespad. «Onestamente non ho mai incontrato un agente – confida –. D’altra parte, online c’è il fior fiore di siti specializzati che offrono lavori all’estero. Compensi stellari? In realtà siamo noi italiani l’eccezione negativa: è qui che i compensi sono molto più bassi che altrove in Europa. Non mi stupisce che tra noi specializzandi siano in molti quelli con la valigia pronta».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: