mercoledì 23 novembre 2016
Le norme che regolano gli interventi a sostegno delle aree colpite dalle scosse sismiche diventeranno legge il 15 dicembre. Intanto la Chiesa promuove gemellaggi e iniziative per ripartire
La Caritas: raccolti 16 milioni. E il Senato dice sì al decreto
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Quasi certo, il "decreto terremoto" diventerà legge il 15 dicembre. È stato intanto approvato dall’aula di Palazzo Madama (con 194 voti a favore, 1 contrario e 37 astenuti), ora dunque passa alla Camera, dove non dovrebbe subire modifiche. E la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso che, appunto, l’aula sarà impegnata nell’esame del decreto dal 12 al 15 del prossimo mese. Così il cratere viene allargato con altri 69 comuni (57 dei quali nelle Marche, gli altri in Abruzzo, Umbria, Lazio), che quindi rientrano nei rimborsi a quelli danneggiati dai terremoti nel Centro Italia. E fermo restando che eventuali nuovi allargamenti restano comunque possibili previa intesa e valutazione del commissario straordinario, Vasco Errani e dei presidenti delle Regioni interessante.

Commissario «soddisfatto»

Proprio secondo Errani, «compito delle istituzioni è continuare con tenacia un lavoro che ha come obiettivo quello di dare risposte concrete e pronte a chi sta attraversando pesanti sofferenze», allora «sono particolarmente soddisfatto e per questo ringrazio il presidente del Senato, le forze politiche, i senatori tutti». Anche secondo Paola De Micheli, sottosegretario al ministero dell’Economia con delega alle Ricostruzioni, «grazie all’impegno del governo e delle forze politiche, abbiamo dato una risposta efficace e in tempi rapidi alle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016».

«Piccolo passo»

Ad astenersi sono stati Cor, Lega Nord e Fi: «Non è un affronto a chi opera nell’emergenza, che continuiamo a ringraziare, e non è uno schiaffo alla popolazione colpita – ha detto Paolo Arrigoni, senatore leghista –, ma ne interpreta il malcontento sempre più diffuso. Questo decreto rappresenta solo un piccolo, piccolissimo passo avanti».

Caritas in prima linea

A tre mesi dalla prima scossa (lo scorso 24 agosto), presenza e impegno della Caritas italiana restano «costanti in tutti i paesi toccati, anche quelli spesso dimenticati», ribadisce l’organismo della Cei, per il quale «bisogna soprattutto "fare bene", rispondendo a quattro criteri di fondo». Impegno «di lungo periodo» oltre le esigenze immediate dell’emergenza, accompagnarsi «alle Chiese locali e alle Caritas diocesane» per concordare gli «interventi più opportuni», partire «dagli ultimi», cioè «chi è rimasto ai margini della stessa emergenza» e infine «mettersi alla scuola dei poveri per maturare relazioni di prossimità, di reciprocità, di speranza, di pace».

Gemellaggi e colletta

Perciò sono stati attivati gemellaggi di tutte le Caritas, da Nord a Sud, con la diocesi di Rieti nel Lazio, le sei diocesi delle Marche colpite dal sisma, quella umbra e le due diocesi abruzzesi. E grazie alla colletta nazionale del 18 settembre, sono finora arrivati alla Caritas italiana 16 milioni di euro, incluso il milione messo a disposizione dalla Cei alle diocesi più colpite per i primi interventi.
Nel frattempo – continua la Caritas – in tutte le zone colpite dal terremoto «si sta completando il monitoraggio dei bisogni a carattere sociale ed economico, si stanno avviando interventi mirati per la ripresa delle attività produttive e realizzando centri polifunzionali per riannodare relazioni e rapporti comunitari».


Giovedì 24, poi, nella sala della comunità S.Agostino ad Amatrice, si svolgerà una Messa in ricordo di tutte le vittime, «perché se ne mantenga viva la memoria», alla quale parteciperà anche il Commissario Errani.

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