sabato 30 luglio 2016
Intervista al vescovo di Mazara del Vallo: a scuola scelgono l'ora di religione. «Quando l'altoparlante diffonde la voce dell'imam lo considero un invito personale a pregare».
Mogavero: qui la convivenza è motivo di speranza
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Cristiani e musulmani vicini di casa, colleghi di lavoro, compagni di scuola, senza conflitti e nel rispetto reciproco. Una convivenza possibile, lo dimostra Mazara del Vallo. Un rapporto, quello tra la città siciliana e le popolazioni del Maghreb, tunisini in testa, che è sempre stato di buon vicinato. Mazara, del resto, dista 160 chilometri in linea d’aria dalla Tunisia e 130 da Palermo. Lo testimonia in prima persona il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero: «Vedo ogni giorno come i musulmani che vivono qui si comportano nei confronti dei cattolici e del vescovo, con grande rispetto. Ci salutiamo per strada con affetto. Non vedo alcuna controindicazione di principio in questa convivenza, anzi è un motivo di speranza. D’altronde, non avveniva già ai tempi del grande Federico II?».Monsignor Mogavero, come nasce questa presenza massiccia di migranti maghrebini ormai stanziali, circa 3mila su 50mila abitanti?All’inizio del Novecento i siciliani della provincia di Trapani partivano per andare a lavorare in Tunisia e lì hanno trovato accoglienza e lavoro, hanno costruito chiese, vivendo secondo i loro costumi. Tanto che al centro di Tunisi esiste una chiesa dedicata alla Madonna di Trapani. Negli anni Cinquanta e Sessanta, invece, furono i tunisini a cominciare a migrare verso le coste siciliane, trovarono lavoro nel settore della pesca e oggi il 30-50% degli equipaggi mazaresi è costituito da maghrebini. E la convivenza fra etnie e religioni diverse non è mai stata conflittuale.Fratelli separati dal Canale di Sicilia?Separati dal Canale e uniti dal mare, perché c’è una comune umanità mediterranea. Mazara è l’unica città italiana in cui gli orari della preghiera dei musulmani vengono diffusi dall’imam attraverso un altoparlante. Io li sento, abito a 300-400 metri di distanza, e non vi nascondo che lo considero come un invito a ricordarmi di pregare.Ma quando sono avvenuti attentati terroristici di matrice islamica, i musulmani mazaresi hanno mai preso posizione di condanna esplicita?Qui il bisogno di giustificarsi non esiste, perché nessuno si identifica con le magagne del califfato.Ormai ci sono figli e nipoti dei primi migranti, che tipo di convivenza si crea nelle scuole? Le nostre scuole primarie hanno una presenza massiccia di bimbi di immigrati e lì vedo il germe per cambiare i modi della convivenza, perché i bambini non fanno differenze, fanno venire meno i pregiudizi e gli atteggiamenti difensivi. Noto con piacere che negli ultimi anni il 10-12% della popolazione musulmana si avvale dell’insegnamento della religione cattolica in classe, questo significa che i musulmani qui non hanno timore che questo possa avere conseguenze di tipo proselitistico, sono convinti invece del valore culturale dell’insegnamento della religione, elemento che non sempre in Italia si capisce. Non temono nulla per l’integrità della loro fede.Sempre più spesso si scopre che il terrorismo arma le mani di giovani con problemi psichici e socio-relazionali, che vivono una vita parallela sul web e sui social, all’insaputa dei genitori. Che modello di famiglia vede tra i musulmani di Mazara?Tengono molto alla tradizione, ci sono donne velate anche giovanissime, ma non in contrapposizione al cristianesimo, è un fatto identitario. Ci accorgiamo che in Europa stanno agendo con violenza giovani che non hanno alcun radicamento con la terra d’origine, ma non sono bene inseriti neanche da noi, diventando generazioni a rischio.Quali rapporti avete con le Chiese sorelle del Maghreb?Come vescovo di Mazara partecipo alle conferenze episcopali del Nord Africa, anzi nel 2012 una sessione si è tenuta qui da noi. È un modo per affermare la comunione tra le Chiese che si affacciano sullo stesso mare. E devo dire che è un modello molto interessante, perché si tratta di piccole Chiese che vivono e operano in un contesto islamico. Rappresentano un esempio per l’Occidente, dove ci ritroveremo a essere minoranza in un contesto di indifferenza, di laicismo, di anticlericalismo. Loro operano in una dimensione di servizio gratuito verso le fasce deboli della popolazione, verso chi ha più bisogno. L’evangelizzazione lì non è indottrinamento, ma predicazione coi fatti di un Vangelo che è servizio.
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