venerdì 8 luglio 2016
L'Istituto di Neurobiologia del Cnr, lascito culturale e scientifico del premio Nobel per la Medicina, sarà «ridotto» e presto trasferito.
A rischio l'eredità Levi-Montalcini
COMMENTA E CONDIVIDI
Esattamente 30 anni fa Rita Levi- Montalcini vinceva il premio Nobel per la Medicina, grazie alle sue pionieristiche ricerche che negli anni Cinquanta la portarono a scoprire il fattore di crescita della fibra nervosa, l’ormai famoso NGF. Un’acquisizione importantissima per la neurologia (le neuroscienze erano ancora da venire), che tutt’oggi non ha finito di regalare feconde piste di studio e applicazioni cliniche. La proteina-segnale, coinvolta nello sviluppo e nella rigenerazioni dei neuroni, può essere infatti la chiave per la cura di malattie come la Sla e l’Alzheimer. Anche questo si sperimenta all’Istituto di Neurobiologia del Cnr, vero lascito culturale e scientifico della grande scienziata italiana, scomparsa nel 2012 a 103 anni. Ma quell’eredità rischia ora di diluirsi pericolosamente per le vicende che coinvolgono una ristrutturazione organizzativa (ma di portata sostanziale) di alcune articolazioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche. L’Istituto di Neurobiologia del Cnr nacque nel 1988 a Roma proprio per volontà di Levi-Montalcini come realtà mirata all’avanzamento dello studio delle funzioni nervose per il quale la fondatrice aveva appena ricevuto il massimo riconoscimento a Stoccolma. Il gruppo di ricercatori, borsisti e studenti che negli anni hanno lavorato nei laboratori dell’Istituto sono stati per Rita Levi-Montalcini il motore della sua idea di un Cnr competitivo e produttivo. Il nucleo originario di ricercatori dell’Istituto di Neurobiologia, arricchitosi nel tempo di altri studiosi (attualmente, circa 80), opera da più di un decennio presso la Fondazione Santa Lucia (200 ricercatori) – un connubio voluto dalla stessa Montalcini – e si è distinto nel campo delle neuroscienze producendo pubblicazioni scientifiche e brevetti per trial preclinici e clinici non solo nel campo del NGF e di geni collegati, ma anche in altri ambiti affini. «Ai giovani ricercatori ho ripetutamente suggerito l’esperienza all’estero per poi tornare in Italia, convinta che risieda in loro il futuro della ricerca e dell’innovazione scientifica del Paese», ebbe a dire la studiosa. Ma oggi quel suo auspicio rischia di cadere nel vuoto, se la sua 'creatura' verrà trasferita dopo avere già subito un accorpamento. La prospettiva è infatti quella di una diaspora di ricercatori non interessati a lavorare a Monterotondo (30 chilometri dalla capitale e lontano dai centri universitari e clinici) nella sede dell’Istituto di Biologia Cellulare, con il quale l’Istituto di Neurobiologia è stato unito funzionalmente dal 2010. Infatti, a parere di molti, questo processo di trasformazione, oltre a interrompere la sinergia con Fondazione Santa Lucia e la sua struttura clinica dedicata alle neuroscienze (altra realtà d’eccellenza che rischia di subire un ridimensionamento), avrà come effetto quello di danneggiare fortemente una realtà scientifica fondata sull’idea originaria del premio Nobel, che intravedeva la possibilità di utilizzare la storia del NGF come paradigma per le neuroscienze italiane: dal laboratorio al letto del paziente e ritorno. Non a caso i giudizi dei panel scientifici del Cnr, buoni prima della fusione con la sede di Monterotondo, non sono ora positivi, a indicare un’operazione scientificamente non ben riuscita. Un’idea che emerge anche dall’ambiente dei ricercatori Cnr è quella non solo di mantenere la sede dell’ex Istituto Neurobiologia presso la Fondazione Santa Lucia, ma anche di promuoverne il rilancio, creando una sede del Cnr intitolata a proprio a Rita Levi-Montalcini (oggi a lei è stata dedicata solo una sala riunioni), che potrebbe diventare un punto di attrazione scientifica per i giovani ricercatori delle tre Università di Roma. Si tratterebbe di un modo con cui il Cnr si potrebbe riappropriare del lascito scientifico della studiosa vanto dell’Italia e valorizzare i risultati che i ricercatori suoi eredi hanno raggiunto in questi anni. Ma il tempo è ormai poco, dato che il trasloco definitivo a Monterotondo è previsto per la fine dell’anno, in una sede che, sebbene di proprietà Cnr, comporta costi di funzionamento che rischiano di essere maggiori di quelli attuali. La sorte dell’eredità Montalcini è quindi tutta nelle mani dei vertici del Cnr, chiamato proprio in questi giorni a scelte dalle conseguenze rilevanti e durature.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: