
La bandiera simbolo dell'Europa
Caro Direttore, mi sto accorgendo in queste ore che basta sfiorare temi importanti come le radici giudaico-cristiane dell’Europa, per suscitare ancora una volta reazioni rabbiose. E la rabbia, si sa, rende ciechi.
Non ho scritto che la bandiera europea rappresenta semplicemente il manto azzurro della Vergine; ho detto che la bandiera europea è blu come il manto della Madonna, con le dodici stelle disposte in cerchio. Ci mancherebbe altro. La laicità dello Stato è un principio nato proprio dal cristianesimo, e per noi cristiani è importantissima. E ciò vale naturalmente anche per la nostra grande casa comune che è l’Europa. Del resto usare in questo modo un simbolo sacro sarebbe irrispettoso prima di tutto proprio verso la Vergine Maria. Questo significa però che la somiglianza fra l’immagine mariana e la bandiera europea sia casuale?
Sarebbe una ben strana coincidenza. E in effetti non è una coincidenza. Ce lo dice prima di tutto lo stesso Arsène Heitz, l’autore del bozzetto adottato dal Consiglio d’Europa l’8 dicembre 1955 (festività dell’Immacolata Concezione, ma anche questa sarà certo una coincidenza…) e poi dal Parlamento Europeo. Il disegnatore alsaziano, profondamente devoto, spiegò di essersi ispirato all’immagine della “medaglia miracolosa” che commemora le apparizioni mariane di rue du Bac a Santa Caterina Labouré nel 1830, un’immagine che portava sempre con sé. Certo, il Consiglio d’Europa e poi l’Unione Europea hanno adottato questa immagine con un significato laico, come simbolo «de la perfection et de la plénitude», come dice il testo originale francese, cioè della perfezione e della completezza.
Ma da dove nasce l’idea che il numero 12 rappresenti la perfezione e la completezza, se non dalla tradizione ebraica e cristiana? Dalle 12 tribù di Israele, ai 12 apostoli, fino all’immagine dell’Apocalisse che simboleggia Maria «nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle», nelle Sacre Scritture il numero 12 ha un valore simbolico ricorrente. Questo non significa, lo ripeto, che quarant’anni fa il Parlamento Europeo abbia voluto adottare un simbolo religioso. Ha però un significato molto più importante: dimostra quanto e come le radici giudaico-cristiane (e con esse quelle greco romane) abbiano forgiato la cultura, il modo di pensare, i simboli stessi della nostra civiltà europea.
Questo è il vero tema del quale è importante discutere, non la grafica della bandiera.
L’infelice scelta di non includere le radici giudaico-cristiane nel progetto, poi fallito, di Costituzione europea, e neppure nei successivi Trattati di Lisbona, non ha cancellato l’importanza di un tema essenziale, se davvero crediamo che l’Europa non sia soltanto una burocrazia sovranazionale, ma piuttosto la nostra patria comune.
Secondo la bellissima definizione di Papa Benedetto XVI, l’Europa nasce dall’incontro fra Gerusalemme, Atene e Roma. Il valore di ogni essere umano, la giustizia in luogo dell’arbitrio, la libertà come diritto e non come concessione, l’eguaglianza fra le persone, senza distinzioni di sesso, di etnia, di religione, di orientamento. Sono questi i principi – credo condivisi da credenti e non credenti – sui quali di fonda il nostro modello di civiltà.
L’Europa è questo o non è nulla. E la possibilità di giocare un ruolo nello scenario mondiale in continua trasformazione si basa proprio su una chiara coscienza dei valori fondanti che ci accomunano. È quello per cui noi lavoriamo ogni giorno. Chi vuole parlare seriamente di Europa dovrebbe pensare a questo, non dedicarsi a sterili polemiche sul nulla.
Vicepremier e ministro degli Esteri