giovedì 14 aprile 2016
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Salvo Montalbano nuota nelle acque fredde davanti alla sua casa di Marinella. Ma neanche Andrea Camilleri, ironico sceneggiatore delle contraddizioni siciliane, ha mai pensato di posizionare una piattaforma proprio davanti alla casa del commissario. Non parliamo poi di cosa direbbe il commissario. Eppure la Vega A, piattaforma di Edison, è lì dal 1987. In quelle acque tra Marina di Modica, Donna Lucata, Sampieri e Pozzallo. Vega è la più grande piattaforma petrolifera fissa realizzata nell’offshore italiano. Il campo Vega, 60% Edison in qualità di operatore e 40% Eni, si trova a 12 miglia, poco più di venti chilometri, dalla costa meridionale della Sicilia. Una piattaforma poggiata su un fondale di circa 122 metri di profondità, e un deposito galleggiante da 110mila tonnellate ricavato dalla trasformazione della ex-petroliera Leonis, una corazzata da 233 metri. La produzione giornaliera è di circa 2.700 barili al giorno (470mila litri). E lì da quasi 30 anni ma non dà fastidio a nessuno. Sarà per abitudine, sarà perchè non si sono registrati casi eclatanti di incidenti, i residenti della costa ragusana quasi non ne percepiscono l’esistenza. Anche per questo motivo il referendum non vede particolarmente interessati i cittadini, che invece sono molto più coinvolti dal centro di accoglienza. Una presenza costante se si considera che Pozzallo è il secondo approdo in Sicilia per numero di migranti sbarcati dopo Augusta. Lascia o raddoppia? Adesso gli iblei hanno la possibilità di scegliere se continuare ad avere la piattaforma ed anzi raddoppiare con l’arrivo della sorella Vega B, oppure far chiudere l’esperienza piattaforme in mare. Gli elettori dovranno decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare entro 12 miglia dalla costa debbano durare solo fino al termine della concessione. Invita al confronto Giovanni Avola, segretario provinciale della Cgil di Ragusa, che alcune settimane fa è stato in audizione alla commissione regionale territorio e ambiente dell’Ars. Ha scoperto che la società inglese Petroleum ha ottenuto l’ok dal ministero dello Sviluppo economico per la ricerca di idrocarburi in un’area di circa 50 chilometri quadrati a largo di Pozzallo. Eppure nessuno lo sapeva. «La Petroleum aveva avanzato richiesta per la ricerca di idrocarburi in un’area di 497 chilometri quadrati e il ministero ha rifiutato le altre richieste perché incompatibili con normative nazionali ed europee. Perché solo questo tratto è stato autorizzato? Altrove c’è incompatibilità e qui no?». Il presidente della commissione all’Ars, Mariella Maggio, ha scritto ai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente: sta ancora aspettando una risposta. Nel territorio sono sorti, dal 2008, i comitati no-triv affiancati da Legambiente che contro la Vega conduce una vera e propria battaglia in mare aperto. Tra proroghe e indagini Solo qualche giorno fa è stato pubblicato il dossier di Legambiente 'Sporco petrolio'. «La documentazione dell’Ispra, l’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale, riguarda l’immissione in un pozzo sterile di acque di strato e di rifiuti derivanti dal lavaggio delle cisterne e dalla sentina della nave Vega Oil utilizzata come serbatoio galleggiante » si legge. Un danno ambientale di milioni di euro. Ed il prossimo 5 maggio si svolgerà a Ragusa l’udienza che vede cinque imputati per smaltimento illecito di rifiuti. Nessun inquinamento secondo la difesa perché lo smaltimento è avvenuto in maniera corretta, in seguito alle autorizzazioni ministeriali. Il procedimento giudiziario, iniziato nel 2011, potrebbe concludersi con la prescrizione dei reati. Se dovesse passare il fronte del sì, la Vega sarebbe costretta a fermarsi nel 2022. E il progetto della Vega B, cento milioni di euro di investimento, che ha già ricevuto il via libera dal ministero dell’ambiente con il rilascio della Via ( Valutazione impatto ambientale), potrebbe essere abbandonato E proprio la Vega B rappresenta il secondo filone di lotta. « Legambiente – spiega Claudio Conti – ha presentato ricorso al Tar del Lazio. Il programma approvato nel 1984 prevedeva la realizzazione di due piattaforme, la Vega A e la Vega B, da completare entro la fine del 2012. Edison, nel novembre 2015, ha ottenuto dal ministero dello Sviluppo Economico la proroga decennale, fino al 2022. Una proroga concessa nel caso in cui il progetto sia stato concluso, ma la Vega B sarà realizzata grazie alla proroga. Noi intendiamo far dichiarare nulla quella proroga ». Ai cittadini in realtà il ricorso al Tar sembra interessare poco. Qualcuno non si accorgerebbe nemmeno che la piattaforma non c’è più. Sono una quarantina le persone impegnate all’interno del 'castello d’acciaio', alcune anche da oltre 20 anni, che hanno fatto della Vega la loro prima casa. Anche i Comuni non sono interessati. Rispetto ai milioni di euro di royalties incassati da altre parti, qui ci troviamo in alto mare. Ma questa è solo un’altra delle tante contraddizioni di questa vicenda.
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