martedì 29 marzo 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Centinaia di persone partite dalla Libia ora sono al sicuro in Italia Pasqua di soccorsi e salvataggi. Dopo una breve pausa per il maltempo dei giorni scorsi, da domenica sono ricominciate le traversate nel Mediterraneo. Nel giorno di Pasqua, in sei distinte operazioni coordinate dalle centrale operativa della guardia costiera di Roma, sono complessivamente 758 i migranti tratti in salvo nel canale di Sicilia. Si tratta di 609 uomini, 145 donne e 4 bambini. I migranti che saranno sbarcati al porto di Pozzallo erano, con ogni probabilità, partiti dalla Libia. Si ripropone così, ogni giorno, anche sulle nostre coste, il dramma di chi fugge dalla guerra con la speranza di una vita più giusta e dignitosa. E con esso si riaffaccia anche la richiesta di una accoglienza diffusa. L’indomani dell’ultimo gesto nel Cara di Castelnuovo del Porto, con cui il Papa «ha voluto ribadire come occorra costruire, nei gesti e nelle relazioni, quella cultura dell’incontro che è veramente lo strumento importante per vincere l’indifferenza e la paura che, an- che dopo i fatti recenti, stanno entrando nelle città, nelle coscienze di tante persone in Europa», monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, lancia un appello all’Europa affinchè «mostri uno scatto di umanità verso i migranti». In un’intervista a Radio Vaticana, Perego sostiene che «l’aspetto veramente impressionante e, da un certo punto di vista, vergognoso dell’Europa, in questo momento, è proprio l’incapacità di leggere ciò che sta avvenendo in tanti Paesi, anche alla periferia dell’Europa. Profughi di guerra, delle 33 guerre in atto; profughi ambientali, che sono quattro volte i profughi di guerra; profughi in cammino da Paesi nei quali non c’è libertà politica né libertà religiosa; profughi in cammino per non essere vittime di tratta ». Il direttore di Migrantes ritorna così a criticare nuovamente l’accordo con la Turchia e, prima ancora, quello con la Libia perchè «la solidarietà non può essere delegata fuori dai nostri confini ma deve essere dentro l’Europa stessa, attraverso una nuova riorganizzazione di questa protezione internazionale nei diversi Paesi che porti veramente l’Europa ad accogliere un milione di persone - lo stesso numero che sta accogliendo il piccolo Libano - e che veda l’Europa diventare effettivamente una democrazia che riparte proprio dalla protezione internazionale ». La chiusura dell’Europa non potrà che vedere un’ Europa sempre più assediata, sostiene Perego, e sempre più assediata al proprio interno da un terrorismo che, di fatto, sta ripartendo e facendosi forza su questo chiusura dell’Europa stessa. Ma è anche l’Italia che deve giocare la sua parte, soprattutto per quanto riguarda il progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e la capacità di accoglienza in tutti i comuni italiani. «L’ultimo bando è andato semi-deserto – spiega il direttore di Migrantes – 5mila posti sui 10mila disponibili. Senza un’accoglienza diffusa, il rischio è che l’arrivo di tante persone si trasformi ancora in conflittualità sociale». (D.Fas.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: