martedì 14 ottobre 2014
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Sapore di fango in bocca, occhi a scrutare il cielo. Genova s’è rimboccata le maniche e combatte. Fa i conti dei danni e con la paura. È inginocchiata e arrabbiata, molto, molto arrabbiata. Giornata lunga, e tesa, per le nuvole nere sulla testa. Verso le sedici parte il passaparola, «potrebbe arrivare un’altra bomba d’acqua entro due o tre ore» e tutti vengono fatti allontanare con calma dalle zone considerate più critiche (intorno al Bisagno, nella zona di Brignole) s’invita chi fosse ai piani bassi a salire, si chiudono i sottopassaggi. Piomba sulla città un delirio d’acqua, ma la situazione tiene. Nel tardo pomeriggio, di tanto in tanto, prima qualche schizzo di sole strappa addirittura le nuvole, dura qualche minuto, si specchia sui vetri dei palazzi più alti e se ne va, poi a sera, di tanto in tanto, si scorgono anche le stelle.  «Allerta 2 fino a mezzanotte» avvisano i bollettini, cioè nessuna tranquillità nemmeno stanotte, sebbene il cielo adesso si mostri meno cupo. 

 Le attività commerciali e artigiane genovesi sbranate dall’alluvione più o meno il doppio rispetto a quelle cui toccò nel 2011 secondo Confesercenti. C’è chi sta vendendo a prezzi meno che di costo ciò che ha potuto salvare, perché meglio che nulla. Mentre piove il via vai di idrovore, mezzi dei Vigili del fuoco, della Protezione civile e militari è continuo. Chi ha una divisa è in strada. Cappuccio o berretto in testa, sotto la pioggia. Si sentono spesso suonare sirene. A proposito: hanno arrestato quattro sciacalli, stavano rubando in un supermercato sfregiato dall’alluvione. Poi ci sono loro, «gli angeli del fango» li hanno subito battezzati, e qualche bar dall’altro ieri li fa mangiare e bere gratis. Centinaia di giovani e in alcuni casi giovanissimi, molti in fretta e furia hanno mollato casa loro, sono partiti da città e regioni vicine per venire qui a spalare, marroni dalla testa ai piedi, tosti e fieri.

È stata anche aperta una pagina Facebook, si chiama «Angeli col fango sulle magliette » e uno degli ultimi post recita: «Siete tantissimi e meravigliosamente desiderosi di aiutare, ma non riusciamo a rispondere alle centinaia di post e messaggi privati che ci inviate ». Qui li incontri a ogni angolo, stanchi e sorridenti. Via Carrozzino e dintorni, a Borgo Incrociati, le botteghe artigiane, le loro pareti e tutto il resto potrebbero essere strizzate. Mucchi di detriti, fango fin dentro i cassonetti. Quadri, lampadari, piccole statue sono lungo la strada, qualcuno con la pompa ripulisce quanto può e come può, altri hanno provato a riparare l’entrata del negozio con una tavola di legno, altri ancora continuano a spalare e portar fuori fango.

Via XX settembre è lunga e poche ore fa era un fiume in piena, adesso i negozi sono chiusi e se a quelli della parte alta è andata assai meglio, quasi bene, nella parte bassa (quella più vicina alla stazione di Brignole, per intendersi) si passa vicino a saracinesche sventrate dalla furia di acqua e fango. Un negozio di tessuti ha tre vetrine, una ad almeno un metro dall’altra: «Guardi – racconta la guardia giurata davanti alla prima – guardi dov’è finito il letto, abbiamo i filmati, sbatteva sull’onda che l’ha portato fin qui», alla terza vetrina, dove s’è incastrato, fra muri, manichini spezzati e cuscini (che erano) bianchi. Tocca al tramonto e al buio.

Si accendono i gruppi elettrogeni per avere luce e continuare a lavorare finché si potrà. Perché bisogna muoversi, stanotte può riesplodere un delirio bagnato ed è meglio togliere quel che potrebbe fare da tappo. Si spala, si porta via quanto più si può, con calma, senza lasciarsi prendere dalla frenesia. Le scuole ieri erano chiuse e lo saranno anche oggi, l’università invece (sempre che l’allerta non sia esteso anche a dopo la mezzanotte) riaprirà. Resteranno chiuse alcune strade, i bus avranno deviazioni e la metro andrà solo per un tratto. Aspettando il sole.
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