venerdì 14 luglio 2017
Il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci denuncia: «I clan reagiscono alle nuove regole che bloccano i ricchi affari sui contributi europei per i pascoli. È una guerra ma vinciamo noi»
Antoci (Parco Nebrodi): «A colpire è la mafia dei parchi»
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«Dietro agli incendi di questi giorni c’è sicuramente la mafia. Nel mirino ci sono i parchi e le altre aree naturalisticamente importanti. Ed è veramente un disastro. È la reazione al Protocollo di legalità che sta togliendo ai mafiosi i ricchissimi affari dei contributi europei sui pascoli. È una guerra. Ma vinciamo noi!». Ne è certo Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi e del sistema delle aree protette siciliane. È lui il 'papà' del Protocollo, nato nel Messinese, poi adottato in tutta la Sicilia e ora inserito nel Codice antimafia in discussione in Parlamento. Proprio per questo lo scorso anno è stato vittima di un agguato a colpi di fucile, dal quale si è salvato solo perché era su un’auto blindata, dopo precedenti minacce, e per l’arrivo di un’altra auto della Polizia. Ma non arretra di un passo. «In tutta la Sicilia col protocollo di legalità stiamo revocando i terreni a tutti i mafiosi. E gli stanno sequestrando i beni. Così reagiscono col fuoco. Non è solo quello il motivo, ma sicuramente c’è una loro reazione. Oltretutto nel Codice antimafia il Protocollo è stato inserito, col voto di tutti, come strumento nazionale. E per i mafiosi sarà gravissimo. Non più solo in Sicilia ma anche in Calabria, Campania, Puglia, dove stanno facendo gli stessi sporchi affari».

Anche i Nebrodi bruciano?
Anche nel parco abbiamo avuto vari incendi. Ma è tutta la Sicilia in fiamme, siamo a più di cinquecento incendi. Con qualche buona notizia. Il bellissimo bosco della Candelora nel Messinese, area protetta, siamo riusciti a salvarlo perché una famiglia, non so come, ha trovato il numero del mio telefono e mi ha chiamato per chiedere aiuto. Il fuoco era già arrivato a 150 metri dal bosco. Siamo riusciti ad attivare i soccorsi e lo abbiamo salvato. Sarebbe stato un disastro, ci sono case, persone. È la dimostrazione dell’importanza della collaborazione di tutti.

Anche per combattere gli incendiari mafiosi?
Certo. La gente che vede girare persone con fare sospetto in un bosco, si deve attivare e chiamare le forze dell’ordine. Noi cittadini dobbiamo muoverci. Serve un passaggio culturale. Non vorrei che passasse l’assuefazione: tanto parte fuoco ogni anno qui. Questo sento. Ma come? C’è un 'Pierino' che ogni anno gli dà fuoco? No. Dobbiamo essere tutti sentinelle del territorio contro questi criminali.

Ma basta?
Ho chiesto al Comando generale dei carabinieri e l’ho ottenuto, il distaccamento del reparto 'cacciatori' anche in Sicilia. Un reparto speciale, 56 uomini che in queste zone rurali sanno come operare, restando ore nascosti. Gli ho chiesto: prendetene uno. E sono certo che troveremo qualche appartenenza a famiglie mafiose. O forse addirittura qualcuno che grazie al Protocollo si è beccato un’interdittiva antimafia che gli ha fatto perdere l’affare dei contributi europei sui pascoli. E così ci facciamo quattro risate...

Ottimista?
I cacciatori dei carabinieri sferreranno un duro colpo a coloro che pensano di offendere il territorio e mettono in serio pericolo la vita dei cittadini. Chi pensa di offendere la Sicilia e i suoi cittadini incendiando e creando danni alla biodiversità per tanti anni avrà una vita difficile e come sempre la legalità trionferà.

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