mercoledì 27 giugno 2018
Cade il giurista vicino al neo-premier De Mita. Il debito pubblico sfonda il milione di miliardi (di lire). Papa Wojtyla firma la «Mulieris dignitatem»
Il professor Ruffili a sinistra con Ciriaco De Mita

Il professor Ruffili a sinistra con Ciriaco De Mita

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Il 1988 si apre – a sorpresa – con le massaie che vagano da un supermercato all’altro in cerca di un prodotto che non esiste, quel Cacao meravigliao che è sponsor farlocco, emblema e ritornello-tormentone di una fortunata trasmissione di Renzo Arbore e della sua banda. Poi dicono che non è vero che la Tv condiziona le scelte del pubblico.

Fin qui siamo alle note lievi di un anno che però non va al risparmio in fatto di note dolorose, tragiche. Il 12 gennaio, appena terminate le festività, decine di inviati delle grandi testate giornalistiche sono scaraventati a Palermo: la mafia ha ucciso il sindaco Giuseppe Insalaco. Non sarà l’unico omicidio di stampo mafioso nell’arco dei dodici mesi in esame: il 26 settembre a Palermo, sulla strada per Agrigento, viene assassinato il magistrato Antonio Saetta; con lui è colpito a morte il figlio. Saetta era stato giudice nel maxi processo palermitano che il 16 dicembre precedente si era chiuso con la condanna all’ergastolo di un discreto numero di uomini di Cosa nostra. Contemporaneamente a Trapani cade sotto i colpi dei sicari Mauro Rostagno, ex di Lotta continua, gestore di una comunità di recupero per tossicodipendenti.

Di altra matrice, terrorismo politico, è l’agguato mortale teso dalle Brigate rosse a Forlì al professor Roberto Ruffilli, giurista. È il 16 aprile, tre giorni prima è nato un nuovo governo, il primo di Ciriaco De Mita che subentra a Giovanni Goria. Si dà il caso che Ruffilli di De Mita fosse stretto collaboratore, ed è chiaro che con il loro gesto criminale le Br vogliono far capire che sono in grado di colpire nuovamente, di colpire in alto. Di terrorismo (ma quale?) sa anche l’autobomba esplosa il 14 aprile al Circolo americano di Napoli. I morti sono cinque.

Come sta l’Italia in questo 1988? Non benissimo. Ce lo ricorda a febbraio l’Istat con dati impietosi: i disoccupati sono il 12,3 per cento della forza lavoro. L’anno prima erano l’11,6. Ci sono in buona sostanza 2 milioni e 930 mila disoccupati, e vorremmo essere una delle prime economie del mondo. In autunno, il solito autunno caldo di quelle stagioni punteggiato di licenziamenti, stati di crisi e cortei sindacali, la Banca d’Italia lancia l’allarme sul debito pubblico arrivato a ottobre a un milione di miliardi di lire, cifra tonda e stratosferica. A fine ’86 era di 650 mila miliardi. I 2.300 miliardi (di euro) di oggi sono la metastasi sviluppatasi attorno a quella voragine dei conti pubblici che trovava il governo impotente e l’opinione pubblica indifferente.

I giovani di oggi non hanno mai sentito parlare del ministro Ferri, l’uomo di governo che propose una misura che non poteva durare, e infatti non durò: il limite di 110 chilometri orari sulle autostrade, decisa il 22 luglio, giusto in previsione del massiccio esodo di agosto. Italiani imbufaliti, ed era da mettere in conto.

Ad agosto, il 29, mentre ancora non si sono spente nel Paese le polemiche sul caso Sofri, un grave incidente aereo in Germania provoca 49 morti e 282 feriti: a Ramstein nel corso di una esibizione delle nostre Frecce tricolori tre velivoli si toccano e uno precipita sulla folla che assiste allo spettacolo. Una strage.

Il 27 settembre si aprono a Seul i Giochi della XXIV Olimpiade, e con questo andiamo all’estero, dove l’88 è denso di eventi. A gennaio è terminata la guerra civile che aveva insanguinato il Nicaragua. Il 20 aprile il mondo capisce che in Unione Sovietica qualcosa sta cambiando, il Cremlino riconosce la libertà di culto religioso. Il 29 aprile il disgelo tra Est e Ovest fa un passo avanti con la visita del presidente americano Reagan a Mosca. Il 9 maggio la Francia sceglie ancora il presidente socialista François Mitterrand (era stato eletto una prima volta nel 1981). Ancora a Mosca, il 13 giugno l’uomo forte dell’Urss Michail Gorbaciov, che il primo ottobre successivo assumerà le funzioni di capo del Soviet supremo, cioè di capo dello Stato, accoglie il segretario di Stato vaticano cardinale Agostino Casaroli, il principale promotore dell’Ostpolitik della Chiesa. L’8 novembre George H. Bush è eletto presidente degli Stati Uniti. Il 23 dicembre il leader palestinese Yasser Arafat in visita a Roma è ricevuto da De Mita, dal ministro degli esteri Andreotti e dal Papa.

Giovanni Paolo II il 15 agosto ha pubblicato la lettera apostolica Mulieris dignitatem, sulla dignità e vocazione della donna, e dal 10 al 19 settembre è stato in Zimbabwe, Botswana, Lesotho, Swaziland e Mozambico. Rattrista l’anno della Chiesa lo strappo del vescovo Marcel Lefebvre, che ordinando 4 vescovi in dissenso col Papa consuma un drammatico scisma. È il 30 giugno.
Nel corso dell’anno sono scomparsi il presentatore e giornalista Enzo Tortora (18 maggio), l’ex segretario del Msi Giorgio Almirante (22 maggio) e l’ex presidente della Repubblica Giuseppe Saragat (11 giugno).

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