mercoledì 6 luglio 2016
​​​​Al centro dell'inchiesta un consorzio che ha realizzato alcuni padiglioni dell'esposizione universale. Boccassini: nessun coinvolgimento di Expo e Fiera Milano.
Mafia ad Expo, 11 arresti a Milano
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​​Ancora mafia, ancora un consorzio di cooperative come copertura. Una società partecipata al 100% da Fiera Milano posta in «amministrazione giudiziaria» per presunti «contatti continuativi» che i suoi dirigenti avrebbero intrattenuto con personaggi legati al clan Accardo, importante famiglia mafiosa del Trapanese soprattutto per «la forte vicinanza con la famiglia di Castelvetrano Messina Denaro» e con altre famiglie di Pietrapierza, paese ad alta densità mafiosa della provincia di Enna. Un illustre avvocato siciliano (è stato presidente della Camera Penale di Caltanissetta) fermato in autostrada a ottobre scorso mentre trasportava 300mila euro in contanti divisi in 25 busti di plastica e infilate dentro un sacco nero nascosto nel bagagliaio della sua Fiat 500. Un sistema di fatture false e società cartiere creato ad hoc per creare fondi neri all’estero, riciclare il denaro frutto di frode fiscale e trasferirlo in Sicilia.Né Expo, né Fiera sono indagati. Nolostand, società interamente controllata da Fiera Milano spa, è stata invece "commissariata". È, per la procura, la misura più efficace per «rimettere ordine, fare piazza pulita». E semmai per proseguire su quel versante l’inchiesta. Assicurando agli inquisiti la «garanzia costituzionale, il diritto a un processo rapido». Anzi col rito immediato, anticipa Ilda Boccassini. Sono 11 gli imputati, 6 in carcere, 4 ai domiciliari, ma tre i veri protagonisti. «Organizzatore e promotore» è Giuseppe Nastasi, 40 anni, nato a Castelvetrano. Socio organizzatore è il coetaneo Liborio Pace, nato a Pietraperzia (Enna). Il terzo è un avvocato, Danilo Tipo, 51 anni, difensore in molti processi di mafia, stimato a Caltanissetta, dove, sino a pochi mesi fa, presiedeva la Camera Penale. Pace e Tipo sono stati protagonisti sfortunati di due tentati trasferimenti di grossi carichi di contanti da Milano in Sicilia, si suppone destinati alla cosca che fa capo a Matteo Messina Denaro.Pace fu bloccato il 14 giugno 2015 mentre si imbarcava al porto di Napoli con 413.000 euro impacchettati nel contenitore di una piscina gonfiabile. Quattro mesi dopo (23 ottobre 2015) lo stesso Pace consegnò all’avvocato 295.000 euro sottratti a una perquisizione in corso nella sede della cooperativa. Fermato in autostrada alla guida della sua 500, Tipo sostenne fossero il «frutto di parcelle pagate in nero». Nessuno dei due fu arrestato. L’operazione, rischiosa per l’inchiesta, evitò che si volatilizzasse una parte di «quel fiume nero di danaro», dice la Boccassini. Districandosi tra parentele, incarichi di fiducia, come quello di ad della Dominus affidato da Giuseppe Nastasi al padre Calogero, un settantenne capace solo di tacere, l’ordinanza dimostra la contiguità degli inquisiti alle cosche. Dimostra, per la Boccassini, che «la Mafia si muove sempre alla sua maniera vecchia ma collaudata. E che nulla è cambiato nella la storia di questa Repubblica». Quello che stavolta «indigna», che nella rete sia finita una società pubblica. Che Nolostand con «una condotta agevolatrice, ha favorito l’inserimento di indiziati anche per associazione mafiosa e riciclaggio». Sino a ignorare, svalutare «quella stupidaggine anonima» come definì Giuseppe Nastasi la lettera che gli dava del mafioso, preoccupandosi immediatamente di far «diventare nullo il casellario». A rasserenarlo provvide l’architetto Enrico Mantica, direttore tecnico, nei «contatti quesi quotidiani», rassicurandolo sul rinnovo del contratto in scadenza. Che arrivò regolarmente per altri due anni nonostante la nomina di Corrado Arturo Pieraboni, nuovo ad di Nolostand «prontamente contattato». Dimostrazione, per l’aggiunto Paolo Storari che controlli antimafia (elusi coi prestanome), commissari anticorruzione, codici etici, si risolvono spesso in «operazione di cosmesi». Il primo impulso all’inchiesta venne da Domenico Pomi, già generale di Brigate dell’Arma, morto nel luglio del 2015. Responsabile del settore Security di Gruppo di Fiera Milano, aveva riferito ai carabinieri di Rho «notizie sul ruolo di Pace e Nastasi e sul ruolo che avevano acquisto in Fiera». Dove i "soci" sino a giugno hanno avuto un ufficio, senza alcun titolo formale, visto che la Dominus era affidata a prestanome sicuri.

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