sabato 5 dicembre 2020
Il bollettino odierno del ministero della Salute. Il rapporto tra tamponi effettuati e positivi è del 10,79%. Mentre sono 23.923 i nuovi pazienti guariti dal coronavirus
21.052 nuovi casi e 662 morti nelle ultime 24 ore
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Sono 21.052 nuovi casi e 662 nuovi decessi legati al coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore. Sono 3.517 i ricoverati in terapia intensiva in Italia a causa del coronavirus, 50 meno di ieri. Mentre sono 23.923 i nuovi pazienti guariti dal coronavirus in Italia, che portano il totale dall'inizio della pandemia a 896.308.

Il rapporto tra tamponi effettuati e positivi torna sopra il 10%. I test effettuati nelle ultime 24 ore sono stati 194.984, mentre i nuovi contagi sono stati 21.052 con un rapporto pari al 10,79%
Questi i dati principali del bollettino odierno diffuso dal ministero della Salute. Il totale delle vittime in Italia è ora di 59.514.

Istituto Superiore di Sanità: 1,2% dei morti sotto i 50 anni

Al 2 dicembre sono 657 su 55.824 (1,2%), i pazienti deceduti in Italia e positivi al Sars-CoV2 con meno di 50 anni. Solo 163 di questi avevano meno di 40 anni. È quanto emerge dall'ultimo report diffuso oggi dall'Istituto superiore di sanità (Iss).

L'analisi si basa su un campione di 55.824 pazienti deceduti e positivi all'infezione in Italia. L'età media dei pazienti deceduti e
positivi è di 80 anni. Le donne sono 23.596 (42,3%). L'età mediana dei pazienti deceduti, inoltre, è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella di quanti hanno contratto l'infezione (ovvero 48 anni). E le donne decedute dopo aver contratto l'infezione hanno un'età più alta rispetto agli uomini (donne 85 - uomini 80).


«A Natale regalate la scuola»: genitori e insegnanti in piazza da Firenze a Roma per il ritorno in classe prima delle vacanze

La data prevista per la ripartenza della scuola in Italia – bloccata e a distanza con diverse gradazioni a causa della emergenza Coronavirus – è quella del 7 gennaio, con il 75% di presenza in classe. Ma tanti genitori e docenti sono sul piede di guerra. La speranza, per loro, era quella di tornare in aula prima di Natale. Quello è il regalo che vorrebbero, ed è quella la campagna che hanno lanciato: «A Natale regalate la scuola».
«Ancora una volta in Italia tutto riapre tranne la scuola», tuonano quanti sono scesi in piazza con il comitato Priorità alla Scuola a Firenze, Napoli, Roma – davanti al ministero dei Trasporti – Bologna, Parma, Modena, Salerno, Avellino. Si invoca il diritto all'istruzione e si attacca: «Non è stato fatto nulla o quasi nulla per risolvere due criticità che non dipendono dalle scuole: i trasporti e il potenziamento della medicina territoriale per il tracciamento dei contagi».

"Anche nelle zone rosse abbiamo sempre deciso di lasciare aperte le scuole primarie e la prima media. Lo abbiamo fatto perché riteniamo che la scuola abbia una funzione fondamentale nel nostre Paese. Difendiamo il più possibile la scuola.
C'è una grande sintonia in Consiglio dei ministri, siamo molto uniti: vogliamo che le scuole riaprano nel più breve tempo possibile, tutte". Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervistato su SkyTtg 24.

Per quanto riguarda i rischi di contagio legati alla scuola Speranza ha ricordato che "ci sono studi che ci dicono quanto ciascuna attività pesa, rispetto al contagio. Siamo riusciti ad avere un livello alto di sicurezza nelle scuole. Il punto è che abbiamo a che fare con 10 milioni di persone che gravitano intorno alla scuola. E il movimento di queste persone produce un effetto".

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