sabato 2 dicembre 2017
Sono Anna Dedola, responsabile per il Cope del centro sanitario a Iringa in Tanzania, Khadija Tirha, volontaria in servizio civile per Lvia in Piemonte e Alganesc Fessaha, presidente di Gandhi Charity
La premiazione di Anna Dedola, Volontario Internazionale Focsiv 2017

La premiazione di Anna Dedola, Volontario Internazionale Focsiv 2017

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Tre donne di culture e religioni diverse, unite dallo stesso impegno volontario per il prossimo: per la cura e l'assistenza alle comunità rurali afflitte dall'aids in Tanzania, per la costruzione del dialogo e dell'integrazione in Italia, per l'aiuto ai profughi trafficati e brutalizzati nelle rotte tra l'area sub-sahariana e il Nord Africa. Sono Anna Dedola, Kadhija Tirah e Alganesc Fessaha le assegnatarie del Premio del Volontariato Internazionale giunto alla XXIV edizione.

Anna Dedola, 33 anni, sarda, è la vincitrice del Premio Volontario Internazionale Focsvi 2017. Vive in Tanzania da sette anni e da due lavora con Cope- Cooperazione Paesi Emergenti. Nel paese africano è arrivata nel 2010 per le sue ricerche di architetto sulla costruzione degli edifici in terra cruda stabilizzata. Poi dopo la laurea a Torino ritorna con i padre cappuccini toscani per insegnare le tecniche di costruzione. Perfettamente integrata, oggi è madre di Francesco, 5 anni, adottato e di Frida, 2 anni, avuta dal suo compagno Isacka, e project manager per il Cope nella regione di Iringa di due progetti: la casa per bambini orfani e con hiv (in Tanzania è sieropositivo il 30% della popolazione) e del centro per la salute rurale a Nyololo, con 60 posti letto e cinque reparti.

Alganesc Fessaha, 69 anni, nata in Eritrea e medico a Milano, è la vincitrice del Premio Volontariato del Sud Focsiv 2017. Ha fondato l'ong Gandhi Charity. Da anni si batte per salvare i profughi che dal Corno d'Africa cercano di raggiungere l'Europa e spesso finiscono nelle mani dei trafficanti o peggio dei predoni del Sinai dove vengono torturati e violentati per estorcere riscatti dai familiari, o in caso negativo usati per espiantarne gli organi. Opera per cui ha più volte rischiato la vita ed è stata anche brutalmente pestata dai trafficanti. Si è impegnata anche nell'emancipazione delle donne e dei bambini in Costa d'Avorio e nell'assistenza ai sopravvissuti ai naufragi e nei contatti con le famiglie di origine.

Khadija Tirha, 25 anni, nata in Marocco e torinese di adozione, è la vincitrice del Premio Giovane Volontario Europeo 2017. Da quando aveva 6 anni vive a Torino con la sua famiglia e dal 2009 è cittadina italiana. Musulmana praticante, da sempre impegnata nel volontariato, ha svolto il servizio civile con LVIA - Servizio di Pace, girando per le scuole per parlare di razzismo e di diritto alla cittadinanza delle seconde generazioni dei figli degli immigrati. Ha collaborato all'accoglienza a Torino di una famiglia siriana arrivata grazie ai Corridoi umanitari organizzati da Comunità di Sant'Egidio, Tavola Valdese e Federazione delle comunità evangeliche italiane.

Alla cerimonia di premiazione, ospitata stamattina presso la John Cabot University a Trastevere, dopo l'introduzione del presidente della Focsiv Gianfranco Cattai, non ha fatto mancare un suo messaggio il presidente della Cei cardinale Gualtiero Bassetti, letto dal rappresentante della Cei in Focsiv, monsignor Luigi Bressan: «Mi preme rimarcare l'attenzione e l'affetto della Chiesa italiana per la vostra preziosa realtà. Vi confermo - ha ribadito il presidente della Cei - l'apprezzamento dei vescovi per il vostro inesausto impegno di servizio di volontariato, di identità e di matrice cristiana che da 45 anni agisce per costruire un mondo di giustizia, pace e fraternità tra i popoli. Dal 1972 avete formato e messo in campo ben 25 mila volontari che si sono spesi e si spendono in prima persona per dare testimonianza del vero senso del volontariato che è prima di tutto dono e gratuità. Che per noi cristiani - ha detto Bassetti - resta prima di tutto un dovere e una missione oltre che una responsabilità non eludibile. Il Sud del mondo continua ad interpellarci e a chiederci di costruire, in Occidente come nei paesi di origine, società e comunità dove nessuno si senta rifiutato, scartato, emarginato, sfruttato. Dove siano garantiti diritti di tutti».

Per Edoardo Patriarca, parlamentare e presidente dell'Istituto italiano della donazione e del Centro per il volontariato di Lucca , «c'è un Paese arrabbiato, è vero, ma bisogna raccontare anche l'altro Paese, forse maggioritario, che si rimbocca le maniche e affronta la crisi prendendo il vento in faccia e assumendosi il suo pezzo di responsabilità. E' il compito grande che tocca al volontariato, quel Paese di cittadini indignati ma impegnati, coraggiosi e non rancorosi».

«L'Italia più bella forse è un'Italia della diaspora - ha aggiunto Luciano Scalettari, inviato di Famiglia Cristiana - ma queli che partono per fare volontariato internazionale sono ponti tra mondi diversi, sono occhi che ci permettono di vedere cosa accade in Tanzania come in Libia, sono testimoni di valori come accoglienza, inclusione, affermazione dei diritti, sviluppo delle comunità locali. Valori fondamentali oggi messi in discussione con manifesti politici o prime pagine di giornali. Sono l'antidoto ai discorsi d'odio, al vento di razzismo che soffia in Italia e in Europa».

Anche per Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, «viviamo un tempo in cui il concerto mediatico, aspro e dissonante, mette in discussione proprio chi fa la cosa giusta da fare. Con la retorica dell' "aiutiamoli a casa loro" usata da chi a casa loro non li aiuta affatto e la usa contro chi invece a casa loro davvero li aiuta». Questo premio assegnato dalla Focsiv «è importante per capire quanto la femminilità sappia dire nel gesto straordinariamente umano, cristiano e politico dell'aiutare».

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