lunedì 8 marzo 2021
L'arcivescovo di Milano, in un messaggio, alza la voce contro ogni umiliazione, sfruttamento, morte violenta. E l'organismo ecclesiale apre un website per avere contatti e sostegno in sicurezza
L'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, in un messaggio denuncia la violenza contro le donne. E Caritas Ambrosiana apre un website per chiedere aiuto in sicurezza

L'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, in un messaggio denuncia la violenza contro le donne. E Caritas Ambrosiana apre un website per chiedere aiuto in sicurezza - Fotogramma

COMMENTA E CONDIVIDI

Un «grido di protesta» per denunciare ogni violenza contro le donne. A partire da quella omicida. Una parola forte e chiara per stigmatizzare ogni forma di umiliazione, disprezzo, sfruttamento. Ma anche per chiamare donne e uomini all’alleanza che dà compimento al pensiero, all’amore, alla vita. E un’iniziativa per aiutare concretamente le donne vittime di violenza. Alla vigilia dell’8 marzo, Giornata della donna, la Chiesa ambrosiana prende la parola. E dà voce alle vittime. Lo fa con un messaggio dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini (che pubblichiamo integralmente di seguito). E lo fa con un sito internet nuovo di zecca, Non è amore, appena attivato, «concepito per essere uno strumento non solo di informazione e sensibilizzazione, ma anche un mezzo attraverso il quale chiedere aiuto in maniera sicura», rende noto Caritas Ambrosiana, promotrice dell’iniziativa.
Il «grido» dell’arcivescovo. «Alzerò il grido della protesta contro ogni uomo che percuote una donna», o «che disprezza una sorella», e «per ogni morte violenta», «per ogni casa corrotta a prigione, per ogni bellezza ridotta a spettacolo, per ogni sogno trasformato in incubo, per ogni donna usata come oggetto»: il messaggio di Delpini, intitolato Quale cantico canterai oggi, Sposa dell’Agnello?, è una denuncia inequivocabile, un «tragico canto» elevato in tempi di violenza e sfruttamento che fanno notizia solo quando culminano nel femminicidio. Ma la parola del presule è anche un omaggio all’amore tra l’uomo e la donna, è «elegia dell’incompiuto» e invito a scrivere insieme una storia diversa, una «sinfonia dei mondi».
Pandemia: più violenze, meno richieste di aiuto. Per scrivere una storia diversa e nuova, è cruciale aprire vie di speranza e di liberazione per – e con – le vittime. È la via praticata da Caritas Ambrosiana con il suo «Servizio emergenza Donna» (SeD). Ebbene: dal SeD segnalano come, fra il marzo e il maggio del 2020, le richieste d’aiuto siano diminuite, mentre altre fonti documentano come, durante il primo lockdown, lo scorso anno, maltrattamenti e violenze domestiche siano aumentate. Cosa è accaduto, in questo tempo di pandemia? «Solitamente le donne contattano i nostri operatori quando sono fuori casa o quando il compagno che le maltratta esce. Durante il lockdown, quando tutti siamo dovuti rimanere chiusi fra le mura domestiche, queste opportunità si sono ridotte drasticamente per le vittime di violenza – spiega Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana –. Imprigionate sotto lo stesso tetto con chi le vessava, le donne sono riuscite con ancora maggiore difficoltà a rivolgersi a chi poteva dare loro soccorso: una vera emergenza nell’emergenza». Ecco, allora, il nuovo sito, Non è amore, che «oltre ad offrire indicazioni per riconoscere i primi segni rivelatori della violenza domestica, dà la possibilità attraverso contact form di entrare in relazione con gli operatori del servizio antiviolenza in maniera protetta, ricorrendo alla navigazione privata sui browser, così da non destare sospetti e quindi possibili ritorsioni del partner molestatore – fa sapere Caritas Ambrosiana –. Una sezione del sito, inoltre, dà consigli pratici su come mettersi al sicuro quando la situazione precipita e la sola soluzione è abbandonare il proprio domicilio (i documenti da raccogliere, chi contattare, cosa portare con sé)».
Quando la tecnologia aiuta. «Guardando in controluce le statistiche – riprende il direttore Gualzetti – si vede come la crisi sociale, innescata dalla pandemia, abbia esasperato anche i rapporti nelle famiglie. A farne le spese sono state spesso le donne. Per le quali, purtroppo, la propria casa non è sempre il posto più sicuro dove restare. Bisogna prenderne atto e offrire vie d’uscita, prima che sia troppo tardi. Utilizzando, in maniera intelligente, anche la tecnologia».

Pubblichiamo il testo integrale del messaggio dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, per la Giornata della donna (8 marzo 2021).

«Quale cantico canterai oggi, Sposa dell’Agnello?»

1. Canterò l’elegia dell’incompiuto

L’umanità incompiuta canta la sua malinconia. L’uomo senza la donna, la donna senza l’uomo si ripiegano nella solitudine, si distraggono nel fantasticare, si sognano in vicende che non arrivano a farsi parola, non sanno come farsi racconti. L’umanità incompiuta semina nel giardino un grigiore che spegne i colori e la gioia. Incompiuto il pensiero: invece di avviarsi nel mistero s’arresta di fronte all’enigma, invece della verità amica il gioco vano delle domande e delle risposte, invece dello stupore il calcolo, invece del conversare l’argomento arido dell’incontrovertibile noioso. Incompiuto l’amore: si smarrisce di fronte alla differenza e non sa ricevere e non sa donare, ignora la carne e non sa generare, evita il soffrire e non resiste nella pazienza, teme il tempo e si stanca nella fedeltà. Incompiuta la vita: di una storia riconosce solo le rughe e si vergogna di invecchiare, di una giovinezza raccoglie solo la seduzione e scambia l’eccitazione per sentimento, negli anni vede nemici e crede d’essere condannata a morire. L’uomo senza la donna, la donna senza l’uomo cantano la malinconica elegia dell’incompiuto.

2. Alzerò il grido della protesta

Contro la viltà del prepotente, contro la violenza ottusa che colpisce, contro la pretesa aggressiva di possedere, contro la perfidia dell’umiliare, alzerò il grido della protesta. E sarò la voce di ogni donna ferita, di ogni giovinezza negata, di ogni bellezza sfruttata, di ogni fedeltà tradita. Alzerò il grido della protesta e l’invocazione della giustizia per ogni bambina violata, per ogni ragazza ingannata, per ogni maturità umiliata, per ogni morte violenta.
Alzerò il grido della protesta contro ogni uomo che percuote una donna, contro ogni uomo che disprezza una sorella, un fratello. Alzerò il grido della protesta per ogni casa corrotta a prigione, per ogni bellezza ridotta a spettacolo, per ogni sogno trasformato in incubo, per ogni donna usata come oggetto. Alzerò il grido della protesta: eccolo oggi il mio tragico canto!

3. Scriverò la sinfonia dei mondi

Raccolgo negli spazi infiniti, nelle confidenze segrete e nelle corali affollate una specie di attesa, un silenzio sospeso, un invito gentile.
Perché non scrivi una sinfonia di affetti e di volti? Perché non insegni un canto che raccolga tutte le voci e custodisca tutte le speranze? Perché non suggerisci una melodia che accompagni il cammino del popolo immenso di donne e di uomini, sempre apprendisti dell’amore, sempre inquieti nella ricerca, sempre attratti dalla terra promessa? Come scrivere una sinfonia dei mondi, se non la scrivete anche voi?

Ecco il mio canto – dice la Sposa dell’Agnello – per questo giorno: canterò l’elegia dell’incompiuto, alzerò il grido della protesta. Ma quanto alla sinfonia dei mondi, quella resta ancora da scrivere, da imparare e da cantare.

Mario Delpini, arcivescovo di Milano

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI