sabato 12 ottobre 2019
Una giornata con il vescovo Palmieri nelle nuove realtà di Roma e provincia rinate grazie all’impegno delle associazioni: i simboli del potere mafioso dei Casamonica e degli Spada
Il  vescovo Palmieri con alcuni volontari impegnati nella gestione dei beni confiscati

Il vescovo Palmieri con alcuni volontari impegnati nella gestione dei beni confiscati

COMMENTA E CONDIVIDI

Via Roccabernarda, quartiere Camporomano, periferia di Roma, oltre il Grande raccordo anulare lungo la via Tuscolana. Proprio qui, in una via stretta che finisce nella campagna, c’è uno dei regni del clan dei Casamonica. Tante ville, grandi e vistose. Molte della 'famiglia'. Due non lo sono più. Confiscate definitivamente. Una abbattuta perchè abusiva, creando al suo posto il 'Parco della legalità'. L’altra assegnata con bando pubblico all’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici (Angsa) Lazio. Oggi c’è un visitatore speciale, don Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare del settore Roma Est (proprio quello con gli insediamenti del clan, da Porta Furba al Quadraro, dalla Romanina a via Roccabernarda) e Delegato per la Carità, la Pastorale Migranti e Rom. Una visita «per conoscere queste realtà, e per capire come la Chiesa può sostenerle, e come favorirne altre».

Questa è la prima tappa del vescovo tra le positive esperienze di riutilizzo dei beni confiscati a Roma, anche per toccare con mano l’influenza delle mafie nella Capitale e realizzare progetti di legalità. Il primo incontro è col comitato di quartiere Camporomano- Casalotto che gestisce il 'Parco della legalità' inaugurato il 22 maggio dai presidenti della Regione, Nicola Zingaretti, e di Libera, don Luigi Ciotti. Qui sorgeva la villa di mille metri quadri di Giuseppe Casamonica. Lussuosa e abusiva. Sgomberata nel 2013, ma poi vandalizzata e lasciata al degrado. A maggio 2018 la Regione ha chiesto all’Agenzia nazionale per i beni confiscati il passaggio al proprio patrimonio per definire, insieme con i cittadini, un progetto di riqualificazione. A novembre il villone è stato abbattuto mentre la piccola dependance ha ottenuto la sanatoria e ora ospita una biblioteca. È stato realizzato un parco pubblico di 2.500 metri quadrati, con campo da pallavolo e basket e pista di pattinaggio, una grande tettoia per iniziative all’aperto tra gli ulivi secolari piantati dai Casamonica.

Ad accogliere don Gianpiero è il presidente del comitato, Carlo Feliciani, volontari, scout dell’Agesci e del Masci, e il presidente dell’Osservatorio sicurezza e legalità della Regione, Gianpiero Cioffredi. Gli raccontano le attività, i progetti, le speranze. Nelle ville accanto vivono ancora noti esponenti dei Casamonica, come Guerino detto 'Pelè' e Antonio, figlio di Vittorio, quello del famoso funerale spettacolare. Il vescovo vuole capire. «La gente viene senza problemi, frequenta il parco? E i Casamonica, come hanno reagito? Vi hanno creato problemi?» Feliciani risponde che «dopo iniziali proteste non c’è stata nessuna reazione, anzi mandano i loro figli a frequentare il parco. La gente viene, è contenta, non ha paura». Il vescovo si rivolge ai volontari. «Grazie per la vostra presenza e soprattutto per quello che fate qua. Vi saremo vicini». C’è una prima richiesta. «Don Gianpiero è possibile avere la benedizione del Parco?». «Ma certo». Così nel luogo che aveva ospitato sporchi affari, si alza la preghiera. Il vescovo spiega. «Benedire un luogo significa dire il bene che lì si fa. Come qui, dove si trasforma una realtà negativa in una positiva». Poi arriva una seconda richiesta. «Vorremmo un Crocifisso da appendere nella biblioteca ».

Richiesta che fa anche Danilo Catania, vicepresidente dell’Angsa Lazio, e papà di una ragazza autistica. «Ve li farò avere – assicura don Gianpiero –, quelli realizzati col legno dei barconi degli immigrati». Si attraversa la strada per visitare l’altra villa. Confiscata nel 2013, sgomberata solo il 21 febbraio 2017 e passata al patrimonio della Regione che ha così potuto emanare il bando. Danilo Catania accompagna il vescovo nelle lussuose stanze che i volontari stanno trasformando in luoghi adatti alle attività. Così la rimessa per la Ferrari del mafioso (ci sono ancora lo stemma del cavallino rampante e il pavimento in marmi pregiati) è diventata la sala per gli incontri. Il salone con grande camino e colonne è ora rallegrato da vivaci colori. La villa è ancora un cantiere ma l’impegno è di inaugurarla tra poche settimane.

«Don Gianpiero sarà con noi?». «Certemente ». «Non vogliamo fare un ghetto per i nostri ragazzi, ma coinvolgere il territorio. Però ci serve anche un sostegno morale, non solo servizi. E chi più della Chiesa lo può fare? ». Di nuovo il vescovo assicura che il sostegno non mancherà, che la parrocchia sarà coinvolta. Già alcune famiglie del quartiere con figli autistici sono venute per informarsi. È il momento delle foto di gruppo, il vescovo con questa 'squadra' del bene. Poi si parte destinazione Ostia per visitare due beni legati al clan Spada, la 'palestra della legalità' all’Idroscalo e l’ex sala slot a via Carlo del Greco, oggi sede di incontri con le scuole sui pericoli dell’azzardo.

Ne abbiamo parlato due settimane fa in occasione di un’altra visita importante, quella di 11 giovani del secondo anno del Seminario Maggiore di Roma. Ad accogliere don Gianpiero è Massimiliano Monnanni, presidente dell’ex Ipab Asilo Savoia che, per conto della Regione e in accordo col Tribunale, gestisce i due beni. Il vescovo è particolarmente interessato all’attività sull’azzardo. «Se queste realtà fossero vissute da molti giovani sarebbe un’ottima cosa. Ci daremo da fare». Poi rientrando a Roma ci lascia un ultima riflessione su quanto incontrato. «Sono segni che raccontano un altro discorso. È davvero impegno concreto per la legalità».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: