lunedì 18 maggio 2020
Altri dieci vaccini vicini al test nel mondo. Dopo lo sviluppo, bisognerà produrlo in quantità sufficiente, distribuirlo alla popolazione, far sì che nessuno rimanga indietro. L'appello di Msf
Usa, testato vaccino sull'uomo: «Si sono formati gli anticorpi»

Ansa Foto d'archivio

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Un vaccino sperimentale contro il coronavirus ha mostrato risultati incoraggianti nelle prime fasi del test, innescando la sperata risposta immunitaria in otto volontari in salute di mezza età. Ad annunciarlo è stato il produttore, l'azienda farmaceutica statunitense, Moderna Inc. di Cambridge in Massachusetts. Nella fase 1 di test sembra che il vaccino abbia generato nei volontari, cui sono state date dosi basse o medie, anticorpi simili a quelli individuati nelle persone che sono guarite dal Covid-19.
Nella prossima fase, guidata dall'Istituto nazionale di Salute Usa, i ricercatori tenteranno di stabilire quale dose sia migliore per un esperimento definitivo che sperano di avviare a luglio. Va ricordato che per ora i dati disponibili sono limitati e riguardano un gruppo di persone estremamente ridotto, ma il fatto che si siano prodotti anticorpi neutralizzanti specifici per l’attuale coronavirus è ritenuto un passo avanti importante.

Come precisa il Post "In linea di massima, nello sviluppo di un nuovo farmaco, la Fase 1 corrisponde allo stadio in cui si verifica la sicurezza del principio attivo per escludere che possa causare effetti avversi gravi. Il vaccino, secondo la compagnia, sembra sinora sicura, dopo che una versione con dose maggiore è stata esclusa perché ha dato alcuni effetti collatterali di breve periodo. Per ora i dati disponibili sono limitati e riguardano un gruppo di persone estremamente ridotto, ma il fatto che si siano prodotti anticorpi neutralizzanti specifici per l’attuale coronavirus è ritenuto un passo avanti importante".

La Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia federale statunitense che si occupa dei farmaci e della loro autorizzazione, ha già approvato una Fase 2 per il vaccino e Moderna ha già fatto domanda per la serie di test successivi, la Fase 3. In linea di massima, nello sviluppo di un nuovo farmaco, la Fase 1 corrisponde allo stadio in cui si verifica la sicurezza del principio attivo per escludere che possa causare effetti avversi gravi".

Moderna non è comunque l’unica azienda al lavoro per produrre un vaccino contro il coronavirus. Da qualche mese ci lavorano diverse altre società farmaceutiche, come Inovio Pharmaceuticals e Johnson & Johnson. In tutto il mondo si contano circa una decina di possibili vaccini nelle primissime fasi di testing o prossimi a esse.

Sviluppare un vaccino che funzioni è solo il primo passo di un cammino molto complicato. Bisognerà produrlo in quantità sufficiente, distribuirlo alla popolazione, far sì che nessuno rimanga indietro. Medici senza frontiere ha rinnovato, in tal senso, il suo appello ai governi a non depositare brevetti su farmaci, test diagnostici e vaccini utili per la risposta alla pandemia di Covid-19. In particolare, sul vaccino, MSF chiede che una volta disponibile, sia economicamente accessibile, consentendo una produzione su larga scala per soddisfare la domanda globale. "Dall'inizio della pandemia abbiamo visto molti esempi di Paesi che hanno agito nel proprio interesse e di multinazionali farmaceutiche che hanno ricercato facili assegnazioni di brevetti e altre forme di esclusività - ha dichiarato Silvia Mancini, esperta di salute pubblica di MSF -. L'approccio usato abitualmente dalle imprese farmaceutiche non può funzionare in una pandemia di questa portata".
"Recentemente la Gilead ha siglato accordi di licenza volontaria sul suo farmaco remdesivir con 5 aziende produttrici di generici escludendo da questo accordo un intero continente come l'America Latina e Paesi come la Cina, ovvero metà della popolazione mondiale" ha sottolineato. "In una pandemia globale non dovrebbero esserci brevetti, né possiamo affidarci alla buona volontà delle aziende farmaceutiche per rispondere a un'emergenza di salute pubblica mondiale. L'accesso ai farmaci è un diritto di tutti. L'Organizzazione mondiale della sanità dovrebbe avere un ruolo guida nello stabilire la gestione collettiva globale degli strumenti medici disponibili contro il Covid-19. Tecnologie, dati e know-how devono essere condivisi su base obbligatoria con il diritto all'utilizzo e alla produzione riconosciuto per tutti i paesi" conclude Silvia Mancini di MSF.

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