martedì 29 settembre 2020
Il segretario generale dei medici di famiglia, Silvestro Scotti, propone due finestre: ottobre-novembre e la seconda a dicembre. Le scorte andrebbero però rifornite se dovessero terminare
La somministrazione del vaccino antinfluenzale

La somministrazione del vaccino antinfluenzale - Ansa

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“Siamo sul filo”. Traspare tutta la preoccupazione nella voce del dottor Silvestro Scotti, segretario generale nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale, sulle dosi del vaccino antinfluenzale. Questo anno è infatti alto il rischio che l’offerta non basti a coprire la domanda di vaccino. “Da aprile dico che ci sarebbe stato il problema. In Campania - racconta il medico di famiglia ad Avvenire - mi hanno dato ascolto e infatti nel mio studio il vaccino già è arrivato. Dal primo ottobre sono pronto ma questo anno più che mai dovrò spiegare ai pazienti che dovranno aspettare se non rientrano nelle categorie che hanno la priorità, come gli over 65 con patologie croniche ad esempio”.

Allo stesso tempo però, Scotti sottolinea come ai suoi pazienti debba pur dare la speranza che riusciranno a vaccinarsi ugualmente anche se non rientrano nelle categorie più fragili. Per questo chiede di premere “il pulsante rosso” per poter allertare il sistema quando, a fronte di un monitoraggio sincrono dei punti vaccinali tra chi gestisce e chi eroga il servizio, si dovesse accorgere che il vaccino sta iniziando a scarseggiare.

“Alcuni soggetti, che pure avrebbero diritto a vaccinarsi perché rientrano nelle categorie a rischio, sono esitanti” dice, confidando nel fatto di poter reindirizzare il vaccino a chi invece ne ha fatto richiesta. “Si potrebbe poi pensare di avere due finestre per il vaccino: la prima a ottobre-novembre e la seconda a dicembre con un rifornimento delle scorte. Il problema vero però è il tempo di produzione”, spiega il medico di base.

L’allarme è stato ribadito anche dallo studio della Fondazione Gimbe che evidenzia come solo un italiano su 3 riuscirà a vaccinarsi. In sette regioni: Piemonte, Lombardia, Umbria, Molise, Valle d'Aosta, Abruzzo Basilicata e a Trento e Bolzano, le dosi non basteranno a raggiungere la soglia del 75% di vaccinati che garantisce l'immunità di gregge. Quindi l’aumento delle dosi a disposizione, 5 milioni in più rispetto all’anno scorso per un totale di 17 milioni destinati a operatori sanitari, malati cronici e over 60, non bastano a coprire l’aumento di domanda che si genererà nella popolazione soprattutto tra i soggetti sani. Chi volesse poi comprare da privato il vaccino in farmacia, avrà vita difficile perché alle farmacie sono state date scorte pari all’1% del totale, secondo i dati forniti dalla Fondazione.

Il bilancio arriva proprio quando lo studio del Centro Cardiologico Monzino di Milano, pubblicato sulla rivista Vaccines, ha invece evidenziato come il vaccino antinfluenzale potrebbe essere un alleato fondamentale nella lotta al coronavirus. Sembra infatti che aiuti a combattere il Covid-19. La ricerca ha scoperto come, durante il lockdown, nelle regioni con un più alto tasso di copertura vaccinale tra gli over 65, c’erano meno contagi, meno pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva e meno decessi per Covid-19.

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