venerdì 18 gennaio 2019
Dal 24 dicembre l’esponente M5s ha la delega sul dopo sisma: le macerie? Rimosso quasi l’80%. Diocesi determinanti nel recupero dei beni culturali: «ritardi evidenti, ma anche segnali di ripartenza»
Il sottosegretario Crimi: «Un Testo unico sulla ricostruzione»
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«Entro il 2019 vareremo un testo unico delle leggi sulla ricostruzione». Vito Crimi parla nella veste di sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla ricostruzione post-sisma, in seguito alla nomina del 24 dicembre, e promette la realizzazione di una serie di interventi (alcuni nel medio-lungo periodo, altri a stretto giro) per superare la situazione ancora critica delle realtà del Centro Italia devastate dal sisma del 2016. «Serve una norma che permetta, un istante dopo il verificarsi di una tragedia come quella di un terremoto (e non solo), a ogni cittadino, impresa, istituzione del Paese di sapere quali misure di sostegno economico e socioassistenziale saranno adottate e quali agevolazioni fiscali per le proprie case, famiglie e aziende saranno messe in atto e per quanto tempo».

Sottosegretario, oltre a questa sorta di legge quadro come e in che tempi pensate di affrontare le emergenze?
L’intenzione per il futuro è di proporre la creazione di una struttura centralizzata, presso la presidenza del Consiglio, che si occupi della fase post-emergenza nei Comuni parallelamente all’opera portata avanti dalla Protezione civile. Un servizio nazionale di ricostruzione che possa contare su un migliaio di professionisti, tecnici specializzati ed esperti arruolati in pianta stabile, senza necessità di nominare di volta in volta commissari e strutture territoriali intermedie. È una proposta operativa che potrebbe rientrare nel testo unico per essere poi realizzata nel 2020.

Ma così non si rischia di escludere gli enti locali dai processi decisionali?
No, anche perché il testo unico serve a stabilire una volta per tutte il ruolo che ogni soggetto – compresi Comuni e Regioni – deve avere in una fase di ricostruzione. Anche la struttura centralizzata nascerebbe con l’obiettivo di essere di supporto ai sindaci e ai governatori.

Nel frattempo però, come emerge anche dalle inchieste di 'Avvenire' di questi giorni, c’è un Centro Italia piegato da una ricostruzione lenta e che chiede interventi immediati ed efficaci. Il governo gialloverde, ormai in carica da giugno, come risponde alle accuse
di immobilismo?
Il ritardo nella fase di ricostruzione è evidente. Negli ultimi sei mesi, tuttavia, iniziano a vedersi alcuni segnali di ripartenza rispetto al nulla di cui sono responsabili i precedenti governi. L’Ufficio speciale della ricostruzione del Lazio, per esempio, ha avviato circa 40 bandi a fronte dei numeri vicini allo zero di quando alla guida del Paese c’erano altri. A breve introdurremo norme anti-burocrazia e potenzieremo gli uffici per la ricostruzione con il personale necessario.

Alcune zone rosse del Centro Italia sono ancora sommerse dalle macerie...
Dai dati che possiedo quasi l’80% delle macerie è stato rimosso. In certi casi è previsto un recupero per un riutilizzo delle macerie. Non solo: ci sono Comuni che hanno chiesto la delega agli Uffici speciali per la ricostruzione, ma non hanno fatto nulla. È chiaro poi che servono risposte rapide e interventi efficaci per una ricostruzione da affrontare collettivamente.

Alcuni governatori vi criticano per aver tolto potere alle Regioni con un emendamento al decreto Genova e per gli effetti negativi sul lavoro negli uffici locali dovuti ai ritardi della manovra...
Sono accuse false. Al contrario, con il 'decreto emergenze', abbiamo risolto importanti criticità che bloccavano un gran numero di pratiche. Quanto agli organici i problemi c’erano da prima visto che da quanto mi risulta, nelle Marche ad esempio, pur avendone la possibilità non sono riusciti a coprire un centinaio di posti. Oltre alla proroga in legge di Bilancio sistemeremo anche queste criticità. Me lo consenta, stiamo cercando di riparare agli errori di gestioni precedenti.

I prossimi passi quali saranno? Nelle prossime settimane al massimo interverremo con una legge ad hoc per Catania. In tale contesto, tra i vari provvedimenti in programma, stiamo studiando una riduzione dei tempi attualmente obbligatori e previsti dal Codice degli Appalti per i bandi e le procedure di gara.

Il commissario Farabollini ha pieni poteri e resterà in carica nonostante la sua nomina?
Farabollini ha i poteri di un commissario straordinario ed è un bravo tecnico che darà un contributo eccezionale e continuerà nel suo lavoro perché ha un incarico che non si sovrappone a quello politico.

Quale situazione ha trovato nelle diocesi?
Durante la visita nelle zone del Lazio ho incontrato il vescovo di Rieti Domenico Pompili e ho già in agenda nuovi incontri nelle Chiese locali per i prossimi giorni, quando andrò nelle altre Regioni. Ho avuto l’impressione che, quando sono state messe nelle condizioni di operare in autonomia, le diocesi sono riuscite a dare un contributo determinante nel recupero e nella messa in sicurezza dei beni culturali. Non a caso con il decreto Genova abbiamo innalzato da 500mila a 600mila euro la soglia in cui una diocesi – con procedura analoga a quella privata – può intervenire sulle opere come soggetto attuatore.

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