venerdì 28 gennaio 2022
l presidente deve essere espressione dell’unità nazionale o di una parte politica 'prevalente'? L’esigenza: una figura che non spiazzi Draghi per non indebolirlo
Un equivoco di fondo dietro il valzer impazzito dei candidati

Ansa

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C’è un equivoco di fondo da superare dietro lo stallo sull’elezione del capo dello Stato, che speriamo di metterci presto alle spalle. O meglio, dietro quello che è stato definito l’«indecoroso balletto dei nomi », ma che si può definire anche in modi peggiori. L’equivoco è se si debba eleggere un presidente che rispecchi l’attuale coalizione di unità nazionale faticosamente nata quasi un anno fa attorno alla figura di Mario Draghi o se invece si debba scegliere un candidato/ a espressione del solo centrodestra o del solo centrosinistra.

Sono trascorsi (invano) 12 mesi per affrontare questo nodo che era ben chiaro a tutti dall’inizio dell’avventura di questo esecutivo. E questo rende ancor più gravi le colpe dei leader politici. Con un’aggravante per i capi del centrodestra che, nelle ultime settimane, hanno perso tempo assai prezioso dietro il 'tributo-assurdità' riservato alla candidatura di Silvio Berlusconi, naturalmente tramontata. E messi ancor più sulla cattiva strada dall’eterna competizione interna che non aiuta. Meloni, leader di Fdi che sta all’opposizione del governo, tende ad attrarre Salvini nella sua orbita.

E così quella che sembrava una marcia - seppur faticosa - di avvicinamento a una soluzione condivisa (Draghi o Mattarella- bis o Casini o Cassese o altri) ha trovato ieri pomeriggio un altro stop imprevisto, con il passo del gambero del centrodestra su nomi già vagliati e scartati dalle controparti (e nemmeno presenti nella terna iniziale, già rimossa), ma che si spera di far passare attingendo ai 5s e al 'gruppone' misto. Potrebbe essere l’ultimo stop, in una faticosissima ricomposizione delle tessere di un mosaico sterminato che porti all’esito da tutti atteso; o forse no, chissà. Appare sempre più chiaro quel che è ovvio: le questioni del presidente e quella del governo sono strettamente connesse.

E se i 'grandi elettori' non si mettono d’accordo sul Quirinale, può effettivamente andare in crisi l’esecutivo. Il punto d’approdo resta che va individuato un presidente che sia condiviso e non scontenti Draghi. Non per un capriccio, ma perché è una figura di massimo prestigio in Europa che finirebbe in ogni caso 'ammaccata' o indebolita da un altro nome. Per questo resta attuale pure l’ipotesi del Mattarellabis. È lo schema di una maionese impazzita. Difficile da recuperare pure per gli chef più bravi.

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