sabato 9 gennaio 2021
Temperature eccezionali soprattutto nell'Artico, ma anche in Europa (+0,4 gradi). L'ultimo decennio il più rovente
Un anno troppo caldo: 2020 da record

Ansa

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Un anno rovente sotto tutti gli aspetti. Non solo per le preoccupazioni legate alla salute e all’economia, ma anche in senso proprio: il 2020 infatti è stato un anno di caldo record a livello globale, alla pari del 2016 e dopo una serie di 6 anni consecutivi con temperature eccezionalmente sopra la media.

Mentre ci godiamo i rigori dell’inverno, il Copernicus Climate Change Service (C3S), il programma europeo di osservazione della Terra, annuncia che l’ultimo decennio – dal 2011 a tutto il 2020 – è stato quasi tropicale, a conferma del riscaldamento globale cui il pianeta è sottoposto. In particolare gli ultimi 12 mesi si distinguono, spiega il direttore del C3S Carlo Buontempo, «per le temperature eccezionalmente calde nell’Artico e nella Siberia settentrionale»: circa 6 gradi sopra la media del trentennio 1980-2010. A livello mondiale l’anno appena trascorso ha invece registrato un aumento della temperatura media di 1,25 gradi rispetto al periodo 1850-1900; più precisamente, a partire dagli anni Settanta il mondo si è surriscaldato di 0,2 gradi ogni decennio.
Anche in Europa infatti il caldo si è fatto sentire (+0,4 gradi rispetto al 2019) con tutte le conseguenze nocive per salute ed economia. Vincent-Henri Peuch, direttore del Copernicus atmosphere monitoring service (Cams), spiega che «fino a quando le emissioni globali nette non si ridurranno a zero, la Co2 continuerà ad accumularsi e a determinare ulteriori cambiamenti climatici» con risvolti meteo molto pericolosi. In Italia, afferma Coldiretti su dati dell’European Severe Weather Database (Eswd), c’è stata una media di 4,1 tempeste al giorno per un totale di 1500 eventi climatici estremi. Grandinate, tornado, nevicate anomale, fulmini e bombe d’acqua hanno provocato frane o esondazioni con gravi danni nelle città e nelle campagne.
Come detto, è però nelle zone a clima più estremo che si osservano in modo evidente gli effetti perversi dell’aumento della temperatura, il global warming provocato soprattutto dalle concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Al Circolo Polare Artico nel 2020 gli incendi hanno rilasciato 244 mega tonnellate di anidride carbonica, quantità record che supera di oltre un terzo il picco del 2019. Secondo i dati del satellite Sentinel 1 del programma Copernicus ormai è persino a rischio la stabilità dei ghiacci nello stretto di Nares che separa Groenlandia e Canada: lo strato gelato negli ultimi 20 anni è sensibilmente diminuito.

«Tutto ciò evidenzia l’urgenza di ridurre drasticamente le emissioni per prevenire impatti climatici negativi in futuro», osserva ancora Buontempo. "Grazie" alla pandemia Covid-19 è stata stimata una riduzione di circa il 7% delle emissioni di Co2 fossile nell’atmosfera, ma non basta: «Non abbiamo tempo da perdere per garantire una giusta transizione verso un futuro a zero emissioni» sottolinea Matthias Petschke, responsabile della Direzione Spazio (Dg Defis) della Commissione europea, che incita dunque a mantenere «gli impegni presi nell’ambito del nostro Green Deal europeo».

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