martedì 1 marzo 2022
Anche Mantova e Brescia si stanno organizzando. Già attivata la macchina sanitaria di supporto. Oltre alle strutture tradizionali, la comunità ucraina accoglierà in famiglia chi arriverà da Kiev
Profughi ucraini arrivano al confine ungherese

Profughi ucraini arrivano al confine ungherese - Ansa / Afp

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Donne e persone fragili. Sono loro i primi profughi dall’Ucraina, il cui arrivo è atteso per oggi. Intanto, a Bergamo la prima famiglia di sei persone è atterrata a Orio ed è stata ospitata al monastero Matris Domini delle suore di clausura.

Ieri, in Prefettura a Milano, si è svolto un incontro per l’accoglienza dei profughi ucraini presieduto dal prefetto Renato Saccone, al quale hanno partecipato Regione Lombardia, Città Metropolitana, Comune di Milano, la presidenza della Conferenza dei Sindaci e l’Ufficio Scolastico Regionale. Il piano per l’accoglienza si articola su due piani: quello della ricognizione delle strutture in grado di fornire ospitalità (comprese quelle utilizzate per la pandemia) e quello dell’applicazione, a livello locale, della cornice di regole entro le quali verrà messo in atto: dalle segnalazioni alla presa in carico. Contemporaneamente si è tenuto a Roma il Consiglio dei ministri sull’accoglienza dei profughi in arrivo dall’Ucraina e ulteriori istruzioni verranno fornite dal Ministero dell’Interno e diffuse dalla Prefettura alla rete dei sindaci. Già oggi è possibile però strutturare una convenzione tra la Prefettura e i Comuni per l’erogazione dei servizi che normalmente sono offerti nei Centri di accoglienza straordinaria del governo (vitto, alloggio, mediazione culturale, accompagnamento all’assistenza sanitaria).

Impossibile sapere ora quanti saranno i profughi, l’unico dato certo è che la comunità ucraina a Milano conta ottomila persone, 20mila se si conta tutta l’area metropolitana. Un numero molto alto, è la comunità più popolosa d’Italia, che sarà sicuramente una buona base su cui costruire una rete dell’accoglienza basata sui legami familiari. La richiesta maggiore di accoglienza sarà per nuclei familiari e non per persone singole ed è allo studio una forma di sostegno per le famiglie che ospitano.

«Il focus sarà sul tema dei ricongiungimenti, a partire dalle mamme con i figli – ha spiegato Lamberto Bertolè, assessore al Welfare del Comune di Milano –. Tante madri e nonne infatti sono già partite verso i confini con la Romania per prendere i bambini che, quando arriveranno, non andranno semplicemente accolti, ma dovranno essere inseriti in percorsi formativi», ha aggiunto. Ci saranno profughi che verranno di propria iniziativa e altri che arriveranno in base alle le quote stabilite dalla Commissione Terzo settore milanese. Abbiamo poi una terza questione da affrontare: i bambini seguiti dalle associazioni milanesi che operano in Ucraina. Sono spesso soli, in difficoltà e a volte anche malati che avranno bisogno di essere accolti e seguiti al meglio e il prima possibile», ha aggiunto Bertolè.

«Da quello che ci risulta in primis arriveranno fragili e bambini, e bisogna capire in che condizione», ha aggiunto Beppe Sala. «Non sappiamo ancora quante persone arriveranno ma ci risulta che i primi saranno bambini con grandi disabilità», ha detto.

Stesso lavoro di check up per quanto riguarda il sistema sanitario. In questo caso Regione Lombardia ha invitato Ats e ospedali a prepararsi verificando e attivando percorsi specifici e raccordi organizzativi per le vaccinazioni (non solo anticovid, ma tutte) e per l’eventuale invio di pazienti meritevoli di approfondimenti diagnostici.

L’associazione Progetto Arca e la onlus Remar hanno organizzato un convoglio e cinque furgoni sono partiti ieri mattina all’alba diretti a Siret, al confine tra Romania e Ucraina, carichi di materiale umanitario, compresa una cucina mobile, ha detto Alberto Sinigallia, presidente di Arca. Sempre ieri la Triennale Milano ha dichiarato che intende garantire la presenza del Padiglione dell’Ucraina in occasione della 23a Esposizione Internazionale, che aprirà all’inizio dell’estate.

Mantova, raccolta fondi per la diocesi di Leopoli​

«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme». Ha scelto un passaggio della prima lettera ai Corinzi il vescovo di Mantova, Marco Busca, per portare il suo sostegno alla comunità greco-cattolica ucraina. Erano circa un centinaio, domenica scorsa, i fedeli riuniti nella chiesa di San Martino, in città, per la celebrazione della Messa di rito greco-cattolico. «La vostra guerra è anche la nostra guerra – ha detto loro il vescovo –, le paure e il pianto dei vostri bambini sono nostri, l’urlo che sale dalla vostra terra bombardata lo sentiamo nei nostri cuori». Busca ha dato il benvenuto a padre Ivan Vintoniak, nuovo parroco della comunità greco-cattolica. Era presente anche padre Ion Ionita, prete ortodosso del Patriarcato di Mosca.

Un’altra iniziativa di preghiera per la pace in Ucraina si terrà domani con l’adorazione continuata in Duomo a Mantova, dalle 11,30 alle 20. Intanto la Caritas di Mantova ha lanciato una raccolta fondi per la diocesi di Leopoli, con cui esiste da tempo un forte legame di fratellanza. Dal 1999, infatti, alcune parrocchie mantovane ospitano periodicamente studenti dell’Università Cattolica Ucraina. «È un modo per rafforzare il gemellaggio – spiega don Samuele Bignotti, incaricato diocesano per l’ecumenismo –. Finora è stato basato sull’apprendimento della lingua italiana. Nell’emergenza, diventa occasione per dimostrarci vicini a questo popolo sofferente». Tutti i dettagli su www.diocesidimantova.it. (Roberto Dalla Bella)

Brescia, già pronti 30 posti per i profughi​

La diocesi di Brescia lancia l’appello per l’accoglienza, il territorio risponde prontamente. Sono già più di trenta i posti messi a disposizione per l’accoglienza di persone in fuga dalla guerra in Ucraina. «Le disponibilità sono emerse da cinque parrocchie e dalla rete dei Centri di accoglienza straordinaria», spiega Stefano Savoldi a nome della Caritas diocesana impegnata sin dall’inizio per far fronte alla nuova emergenza. «Ma anche molti privati sono pronti a offrire spazi a supporto di quanti arriveranno nel Bresciano – aggiunge Savoldi –. In sinergia con la Prefettura di Brescia stiamo lavorando per capire l’inquadramento giuridico da adottare per garantire la migliore accoglienza possibile».

Tra i Comuni della provincia, Dello ha già guardato negli occhi la disperazione della guerra e la macchina della solidarietà si è messa in moto: nelle scorse ore tre mamme e quattro bambini sono arrivati nella Bassa Bresciana a bordo di due auto, dopo un viaggio estenuante di 15 ore, per sfuggire alla guerra e trovare supporto da parenti e amici che da tempo vivono nel Bresciano. Partiti da Leopoli ad un certo punto, vista la colonna di auto senza fine, hanno deciso di lasciare le loro vetture e proseguire a piedi fino alla frontiera con la Polonia. Dopodichè, a bordo di un pullman, hanno raggiunto l’Italia. Altri dodici profughi sono arrivati tra Brescia e Iseo, compresi alcuni minori. (Carlo Guerrini)

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