sabato 20 agosto 2022
Con il conflitto i mercenari russi sono usciti dalla zona d’ombra
Rovine in Ucraina

Rovine in Ucraina - Ansa

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Combattono per il Cremlino su tutti i fronti: quello ucraino li ha consacrati a «eroi della patria». Dal 2014, i mercenari del gruppo Wagner sono in prima linea nel Donbass. All’epoca, lo facevano lontano dai riflettori. Sotto traccia. Putin aveva perfino bandito le compagnie militari private. E il Wagner si era adeguato, stabilendo sede legale in Argentina.

Ma con la guerra sulle rive del Dnepr, la musica è cambiata. Da paria, i mastini della guerra di Putin si sono trasformati in alfieri della libertà. Oggi, sono celebrati in pompa magna sui canali Telegram russi e nelle trasmissioni tv più popolari perché, quando Mosca si è ritrovata a corto di fanterie, i mercenari del Wagner sono stati l’ariete che ha sfondato le difese ucraine a Popasna e Lyssichansk, per consegnare le chiavi del Lugansk.

In Ucraina, i wagneriani si sono rivelati preziosi e versatili. Fiancheggiano le fanterie, ma prendono ordini dal servizio segreto militare (Gru), istruito direttamente dallo «zar». È il Gru che coordina le attività mercenarie sul campo. Ne stabilisce i settori e ne orchestra le missioni, in sinergia con l’intelligence per l’estero (Svr). Dall’intelligence militare, il Wagner riceve anche armi ed equipaggiamenti: gli stessi dell’Armata rossa, prelevati dai magazzini siberiani.

Ma le similitudini con i regolari finiscono qui. L’addestramento del Wagner somiglia infatti a quello della decima brigata di forze speciali di Molkino. Non a caso tutte le reclute passano per il poligono non convenzionale nel Krai di Krasnoiarsk. Si preparano alla guerra, addestrati dagli specialisti delle brigate spetsnaz, che li trasformano in forze regolari dai compiti inusuali.

Gli uni e gli altri muoiono in silenzio. Non fanno mai notizia. E non intaccano il consenso popolare al regime putiniano, che li usa per tutto: dalle infiltrazioni alle ricognizioni in profondità, dalle azioni dirette alla guerra ad alta intensità.

Che dire però: i mercenari del Wagner tutto sembrano tranne che eroi. Sono combattenti spietati e veri criminali di guerra. In Ucraina, come in Siria, in Mali e in Centrafrica si sono macchiati delle peggiori esazioni. Tutte contro i civili: hanno stuprato, assassinato e saccheggiato confermano testimonianze concordi.

Li muove la paga, prossima a 4mila euro al mese. Un fante russo non arriva a 1.800. Per loro, la morte è una mera ipotesi di lavoro: a Ferragosto, la loro base madre di Popasna è stata centrata dai razzi ucraini. I caduti si contavano a decine. Per rimpiazzare le perdite, la Compagnia si inventa l’inverosimile. È uscita allo scoperto, con una campagna di reclutamento massiccia: cerca uomini fra i 24 e i 50 anni di età, di qualsiasi nazionalità, purché non europea, ucraina o di Paesi Nato.

Ammette perfino i fuorilegge e i detenuti. Diversamente che in passato, lo fa sotto i riflettori. Manifesti propagandistici tappezzano oggi le piazze di 27 delle 85 regioni della Federazione russa. Alcuni promettono chimere: «Vuoi trascorrere un’estate indimenticabile con nuovi amici e guadagnarci pure? L’agenzia di viaggi Gruppo Wagner ti offre tour in Europa, in Africa e in Medio Oriente», si legge su VKontakte. Per Putin è un doppio affare. Ha bisogno di carne da cannone, pronta all’uso, per continuare a insanguinare l’Ucraina e non mobilitare i giovani russi. Un incubo senza fine.




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