mercoledì 26 ottobre 2016
Renzi: l’Italia che conosco io si farebbe in quattro. Galantino: intorno al tema c’è ignoranza colpevole
Tutti (o quasi) contro l’ultimo muro
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Chi fa le barricate contro donne e bambini non rappresenta l’Italia. Matteo Renzi non ha dubbi: «L’Italia che conosco io, quando ci sono 12 donne, si fa in quattro per risolvere il problema». Per il presidente del consiglio le manifestazioni xenofobe di Goro e Gorino sono «una vicenda difficile da giudicare», parla di «comprensione, ma non di condivisione, per una situazione difficile, verso una parte della popolazione molto stanca e preoccupata. Ma stiamo parlando di donne. Probabilmente - aggiunge – andava gestita meglio da parte dello Stato». Le difficoltà dell’Italia comunque sono causate anche dalla chiusura degli altri partner dell’Ue e l’Italia minaccia di mettere il veto sul bilancio dell’Unione.

Dopo la nottata di proteste contro l’accoglienza di alcune profughe, istituzioni, partiti e associazionismo esprimono amarezza, sdegno, vergogna. Dal ministro dell’Interno Alfano al segretario generale della Cei Galantino. Ma è il premier a spostare sul piano politico il caso di intolleranza. «Se Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia ci fanno la morale sui migranti e poi non ci danno una mano e vogliono i nostri soldi – avverte – nel 2017 tutta l’Italia deve stare al fianco del governo per dire che non ce n’è». L’Italia, ricorda infatti, è tra i primi contributori con 20 miliardi l’anno, a fronte di contributi per 12 miliardi. Poi tratteggia un futuro a tinte fosche: «Il punto centrale è bloccare i migranti in partenza. Il 2017 è l’anno cruciale per le due date di marzo a Roma e a maggio del G7 a Taormina: due grandi appuntamenti per l’Ue. O blocchiamo il flusso entro il 2017 o l’Italia non riesce a reggere un altro anno come quello passato». Netto il giudizio del ministro dell’Interno.

Per Angelino Alfano «di fronte a 12 donne organizzare blocchi stradali non fa onore al nostro Paese. Poi certo tutto può essere gestito meglio, ma quella non è Italia», rappresentata invece «dal medico Pietro Bartolo di Lampedusa che soccorre senza guardare orari». Ancora più esplicito il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento immigrazione del Viminale: «Credo si debbano vergognare quelle persone che hanno impedito la sistemazione di donne». Parole che spingono Roberto Calderoli (Lega) e Fabio Rampelli (Fdi) a chiederne le dimissioni.Netta la condanna nel Pd. Per Khalid Chaouki il caso «inquieta e addolora» e «ci riporta agli anni più bui della nostra storia». «Gravissime e ridicole poi – dice – le parole del leghista Alan Fabbri che parla di Resistenza». Più problematico Pier Luigi Bersani: «Non credo che tutta Goro ragioni così».

E chiede «un tagliando sui meccanismi dell’accoglienza» perché «quel circuito tra Prefetture e chi assegna stanze bypassa le comunità».«Il muro contro muro non serve a nessuno», dice il segretario generale della Cei. Per monsignor Galantino «bisogna lavorare molto nella formazione e nell’informazione perché intorno al tema dell’immigrazione c’è un’ignoranza colpevole». Ma i credenti hanno «l’obbligo dell’accoglienza e dell’integrazione». «È un episodio preoccupante in una terra dove la solidarietà era sempre stata un elemento fondamentale», dice il direttore di Migrantes don Giancarlo Perego. «Dimostra una cattiva informazione e l’incapacità delle istituzioni di preparare una comunità all’accoglienza». In quelle famiglie in cammino «ritroviamo in modi diversi la storia di fuga della famiglia di Nazareth».

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