giovedì 27 agosto 2020
Sono soprattutto giovani di ritorno da Spagna e Grecia che hanno paura di contagiare i familiari. Ormai se ne trovano in tutta Italia
In coda per fare un tampone

In coda per fare un tampone - Ansa

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Vengono chiamati comunemente tamponi drive-in ma il nome corretto è tamponi drive-through ("guida attraverso") perché l’automobile, seguendo un percorso stabilito, deve fermarsi soltanto qualche breve istante, giusto il tempo necessario per effettuare il prelievo. La modalità del test diagnostico per il coronavirus direttamente nella propria auto sta diventando sempre più diffusa in tutta Italia.

I vantaggi sono evidenti: si evita di entrare in ospedale affollando laboratori e reparti e si elimina il contatto diretto con altre persone eventualmente in coda, riducendo al minimo ogni possibilità di pericoloso assembramento. Per l’utente, il meccanismo è davvero molto semplice e, in qualche modo, anche rassicurante. E così in coda sono soprattutto i giovani, di ritorno dalla vacanza. Si presentano in auto, nei pressi dell’ospedale o del centro diagnostico, iniziano a seguire il percorso indicato dai cartelli fino ad arrivare vicino alla struttura (o alla tenda) attrezzata. Si fermano, abbassano il finestrino e, quasi sempre senza neppure scendere dall’auto, il tampone viene effettuato in pochi secondi. E poi si riparte: il risultato entro poche ore, per mail.

«Lo abbiamo chiamato tampone al volante – spiega Aurelia D’Acquisto, vicedirettore sanitario Irccs Policlinico San Donato di Milano – e in questi mesi il sistema è stato ben rodato. In questo modo evitiamo code tra persone, l’attesa in auto è ridotta al minimo e siamo in grado di processare un centinaio di tamponi al giorno.

In coda per fare un tampone

In coda per fare un tampone - Ansa

Entro 48-72 ore abbiamo l’esito del test. In caso di positività, si viene contattati direttamente da un medico e il nominativo viene segnalato all’Agenzia di tutela della salute (Ats) di competenza. Altrimenti, l’esito può essere recuperato nel fascicolo sanitario elettronico, ritirato direttamente al Policlinico o anche via e-mail, se è stato precedentemente richiesto». Dopo alcune sperimentazioni in Corea del Sud e in Australia, il sistema del drive-through è stato adottato in diversi centri italiani già nella scorsa primavera, in piena emergenza pandemia, per cercare di contenere i rischi di affollamento e l’estensione dei contagi. Il decreto dello scorso 12 agosto che prevede l’obbligo dei tamponi per quanti rientrano da Croazia, Grecia, Malta e Spagna ha reso ancora più urgente la necessità di effettuare un gran numero di test.

«Al Policlinico San Donato – continua D’Acquisto – abbiamo introdotto il sistema lo scorso aprile e da allora non si è mai fermato. Prima era destinato a effettuare i tamponi di controllo per i nostri operatori e per chi aveva sviluppato la malattia. Ma la domanda è esplosa nelle ultime settimane: ora il nostro massimo impegno è dedicato a smaltire entro le 48 ore previste i tamponi effettuati su chi torna dai Paesi a rischio. In futuro? Tutto dipende dai dati epidemiologici dei prossimi giorni. Grazie alla flessibilità e all’impegno dei nostri collaboratori, abbiamo dimostrato di saper modificare e declinare la nostra attività in base alle esigenze del momento. Anche in pochissimo tempo».

Il boom di richieste non riguarda soltanto la Lombardia, ma in ogni regione italiana il drive-through sembra uno dei sistemi preferiti per effettuare tamponi in breve tempo. In Lazio, in una settimana è quadruplicato il numero di test, come spiega l’Unità di crisi regionale: «Il 18 agosto sono stati eseguiti 2.140 test, il 25 agosto ne sono stati invece eseguiti 8.293. Uno sforzo straordinario per garantire la tutela della salute pubblica. Presso il drive-in del porto di Civitavecchia, in una sola giornata sono stati processati 2.192 tamponi. Le operazioni si sono concluse alle ore 3:15 della notte e la mattina dopo il drive-in era nuovamente operativo».

Se il tampone in auto pare funzionare, a cambiare, tra territorio e territorio, è invece l’organizzazione e la gestione del processo. In alcune zone la situazione è ancora parecchio confusa, soprattutto per chi ha l’obbligo di effettuare il test dopo essere rientrato dalle vacanze. Le Regioni vanno in ordine sparso e ogni Asl gestisce a suo modo questa fase delicata, con regole e indicazioni che sono tuttora in divenire. In alcuni casi (come in alcune zone della Toscana) è necessario inviare una -email e attendere che gli operatori forniscano l’appuntamento con il giorno, l’ora e la postazione a cui presentarsi.

A Bari, invece, è necessario compilare un form sul web ed effettuare un’autosegnalazione per ricevere la chiamata e prenotare il prelievo. In altre zone, la prenotazione non è invece necessaria ed è sufficiente la ricetta dematerializzata del medico, o, in alcuni casi, un’autocertificazione. In una situazione così confusa, negli ultimi giorni non sono stati rari i disagi, come hanno dimostrato le lunghe code in auto fuori da un centro sanitario di Olbia e dagli ospedali di Frosinone e Cassino.

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