giovedì 13 maggio 2021
La pandemia ha fatto slittare soprattutto le operazioni a seno, prostata e al colon
Tumori, 99% di interventi posticipati

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Nel 2020, in Italia, hanno subito un rinvio il 99% degli interventi per tumori alla mammella, il 99,5% di quelli alla prostata, il 74,4% delle operazioni al colon retto. Gli screening per il tumore del seno, della cervice uterina e del colon retto hanno registrato una riduzione di 2,5 milioni di esami nel 2020 rispetto al 2019. In media, per i programmi di prevenzione il ritardo è compreso tra 4 e 5 mesi; mentre, quando gli interventi sono avvenuti, l’intervallo di tempo tra la discussione multidisciplinare dei medici e l’operazione è più che raddoppiato nel 2020 rispetto al 2019: 7 settimane contro 3.

Sono alcuni dei dati, emersi ieri, in occasione della 16esima Giornata nazionale del malato oncologico, promossa dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), in cui è stato presentato il 13esimo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici.


Nel 2020 anche 2,5 milioni di esami in meno; per gli screening ritardi tra 4 e 5 mesi. La Federazione delle associazioni
di volontariato: il Governo si è impegnato a varare un nuovo Piano oncologico nazionale,
ma occorre che sia allineato a quello europeo, solo così potremo utilizzare le risorse messe a disposizione dall’Ue

Dati allarmanti: che servono a disegnare un peggioramento di casi e mortalità atteso nei prossimi mesi a causa dei rinvii. L’Università Cattolica ha calcolato che, nel primo anno della pandemia, in Italia oltre un milione di interventi chirurgici sono stati rinviati e in alcuni casi cancellati. Fa da contraltare ai problemi dei malati oncologici una buona notizia: «Prendiamo atto con soddisfazione dell’impegno del Governo a promuovere un nuovo Piano oncologico nazionale – annuncia il presidente della Favo, Francesco De Lorenzo –, in linea con il "Piano europeo di lotta contro il cancro". Il passaggio successivo è rappresentato dall’inderogabile necessità di disporre del finanziamento per l’attuazione. Solo in parte questo può essere coperto dai 4 miliardi destinati agli Stati membri che recepiranno i principi del Piano e che realizzeranno, rispettando la tempistica. La restante copertura non può che avvalersi del Recovery Plan». A spingere per il provvedimento dell’esecutivo sono state, alla Camera, Elena Carnevali (Pd), componente della commissione Affari sociali, e, al Senato, Paola Binetti (Fibp-Udc), membro della commissione Igiene e sanità.

L’Italia mostra quindi di voler accelerare adeguandosi a Bruxelles, che ha varato un progetto monumentale: l’Ue vuole creare una nuova era per l’oncologia, facendo fronte all’intero decorso della malattia e salvare 3 milioni di vite entro il 2030. L’ambizioso programma europeo è strutturato intorno a quattro ambiti di intervento fondamentali: prevenzione, individuazione precoce della malattia, diagnosi e trattamento, qualità della vita dei pazienti oncologici e delle persone guarite dal cancro. Si intende così migliorare «l’accesso di tutti a tutte le terapie», comprese quelle innovative, garantendo la sostenibilità economica delle cure. Per la Favo è il momento di agire perché «non potrà esistere una nuova sanità senza un’adeguata considerazione del cancro come fenomeno sanitario e sociale».

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