lunedì 28 ottobre 2019
Tesei vince con il 58,8%, Carroccio al 37 e FdI al 10,4. La coalizione M5s-Pd solo al 36,7. La resa del Movimento al 7,4%: esperimento fallito. Zingaretti-Renzi, lite aperta. Salvini: governo abusivo
 Il centrodestra trionfa in Umbria. Crollo M5s. Conte: ma governo è altro
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Vittoria senza appello di Donatella Tesei e del centrodestra in Umbria. La coalizione a sostegno della neopresidente regionale leghista raggiunge un consenso pari al 58,8%, superiore a quello della candidata a governatrice, che si "ferma" al 57,5%.

La Lega raggiunge il 36,9% e Fratelli d'Italia addirittura arriva a due cifre e quasi doppia Forza Italia (10,4% contro il 5,5 dei forzisti). Il leader del Carroccio Matteo Salvini è a Perugia dalla notte e sin dai primi exit poll ha parlato di "risultato storico". A mezzanotte ha poi tuonato: "Inizia un percorso che porta al governo del Paese, le operazioni di Palazzo non fermeranno l'Italia vera. Per il Pd, per M5s e per Conte è una lezione di democrazia e di onestà. Agli italiani non piace chi tradisce". Nel mirino soprattutto il premier, definito "omino" e premier di un "governo abusivo".

Male il candidato governatore di M5s e Pd Vincenzo Bianconi, imprenditore alberghiero. La sua coalizione con cinque liste si ferma al 36,8%, quasi un punto in meno del consenso personale come candidato governatore. Per Pd e M5s sconfitta netta. I dem si fermano al 22,3%. M5s registra un crollo verticale, drammatico, clamoroso: 7,4%. Arriva al 3% la somma delle due liste verdi a sostegno di Bianconi. Nella notte non arriva una dichiarazione di Di Maio ma una nota informale del Movimento: "Quello umbro era un esperimento e non ha funzionato. È la prova che noi potremo essere la terza via solo guardando oltre i due poli". Sembra un addio ad altre alleanze nei territori con il Pd, mentre nemmeno una parola è spesa sul futuro del governo. L'area contraria alla fine dell'alleanza con la Lega tuona con Paragone: "La colpa è di Conte, stop a questa alleanza subito".

Il premier inizialmente prova a non commentare schermandosi con una battuta. Ai cronisti che questa mattina chi gli chiedono se "si sente in discussione" non risponde e scherza citando "Meraviglioso": «La conoscete la canzone di Modugno? Il sole, il cielo...». Poi però Giuseppe Conte aggiunge: «Sono tranquillo, è un test regionale, a Tesei faccio le mie congratulazioni e auguri di lavorare al Meglio per la comunità umbra, che merita un lavoro efficace. Ha vinto il centrodestra, ne prendiamo atto. Vediamo anche le riflessioni che faranno i leader delle forze politiche della maggioranza - dice - ma c'è la consapevolezza che il voto in Umbria e il progetto di governo sono due piani diversi».

A caldo il primo commento nella notte del Pd è del presidente dei senatori Andrea Marcucci, considerato ancora vicino al leader di Italia Viva Matteo Renzi: “È una sconfitta evidente, che non avrà conseguenze sul governo, ma impone una riflessione ben più approfondita sulle alleanze. Il matrimonio tra Pd e M5S in Umbria mette in evidenza tutti i limiti di alleanze costruite all’ultimo minuto e senza contenuti. Mi auguro che in vista delle prossime regionali, il Pd discuta meglio con i territori se sia o meno il caso di presentarsi in coalizione. Meglio misurare il rapporto con i 5 stelle al governo e solo dopo decidere cosa fare. Il Pd ha ancora un asso nella manica: non diluire o peggio disperdere la vocazione maggioritaria”.


È l'apertura di un processo interno a Zingaretti. Che però, confortato da un dato di lista meno traumatico del previsto, replica: "È stato giusto metterci la faccia. Non siamo riusciti a invertire un trend che arriva da lontano in Umbria". Per il segretario, è colpa anche della scissione di Renzi e delle polemiche aizzate da Italia Viva e M5s sulla manovra. Renzi, a sua volta, fa trapelare che l'esito del voto umbro è colpa dell'alleanza sui territori tra Pd e Movimenti e anche di Conte, che non avrebbe il "tocco magico" come premier. "Un errore la foto di Narni", si fa trapelare da Italia Viva in riferimento alla fotografia di venerdì con Conte, Zingaretti, Di Maio e Speranza a supporto di Bianconi (unico assente della maggioranza, proprio Renzi).

Gongola Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, che raggiunge una percentuale storica: "Il racconto di questa destra impresentabile non regge più - esulta Giorgia Meloni -. Se ha dignità Conte si dimetta". "Abbiamo come centrodestra il diritto-dovere di governare l'Italia", si limita a dire Silvio Berlusconi sempre più in difficoltà.

Rispetto alle Europee di maggio, il riferimento elettorale più recente, la Lega consolida le sue percentuali nonostante la presenza di una lista civica "sorella", Tesei presidente, che sfiora il 4%. I dem calano di circa 1 punto e mezzo nonostante la "sanitopoli" che ha posto fine in anticipo alla Giunta umbra di centrosinistra di Catiuscia Marini. È chiaro che si sono dimezzati i voti dem rispetto alle Regionali umbre del 2015, ma si temeva di peggio. M5s invece è nel dramma: perde altri 7 punti in 5 mesi, 30mila voti. Rispetto alle politiche 2018, parliamo di 110mila voti in meno in 20 mesi. FdI cresce di oltre 3 punti rispetto alle Europee, FI perde di un punto.
Nel complesso, il voto "sovranista" Lega più FdI si avvicina al 50% e in realtà lo supera considerando il risultato della lista personale della candidata Tesei. L'orientamento di centrodestra della Regione è ancora più chiaro se si considera che il terzo arrivato tra i candidati governatori, Claudio Ricci (2,6%), quattro anni fa quasi sfiorò l'impresa di vincere come candidato unitario del centrodestra umbro.

L'affluenza è del 64,42%. Sono 14 punti in più rispetto alle Regionali 2015 ma circa 3 in meno rispetto all'affluenza umbra alle ultime Europee.

I risultati alimentano dubbi sulla tenuta della maggioranza che sostiene il governo nazionale. E si accavallano con notizie giornalistiche del Financial Times che accendono i fari su consulenze del premier Conte per fondi d'investimento prima di entrare al governo. Secondo le ricostruzioni del giornale economico, il premier si sarebbe poi occupato dei medesimi dossier in veste di presidente del Consiglio, creando una situazione di presunto conflitto d'interesse. "Sono tranquillissimo", ha replicato Conte a notte fonda . Palazzo Chigi ha poi emanato una nota: "In merito all’articolo apparso sul Financial Times, si precisa che nei primi giorni del maggio 2018 l’allora avvocato Conte ha ricevuto dalla società Fiber 4.0 l’incarico di scrivere un parere pro veritate circa il possibile esercizio, da parte del governo, dei poteri di golden Power nei confronti della società Retelit. In quel momento, ovviamente, nessuno poteva immaginare che, poche settimane dopo, un governo presieduto dallo stesso Conte sarebbe stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla specifica questione oggetto del parere. Per evitare ogni possibile conflitto di interesse, il presidente Conte si è astenuto anche formalmente da ogni decisione circa l’esercizio della golden Power. In particolare non ha preso parte al Consiglio dei Ministri del 7 giugno 2018 (nel corso del quale è stato deliberato l’esercizio dei poteri di golden Power), astenendosi formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione. Si fa presente che in quell’occasione il presidente conte era impegnato in Canada per il G7. Pertanto non esiste nessun conflitto di interesse, rischio questo che peraltro era già stato paventato all’epoca da alcuni quotidiani. La circostanza era stata già chiarita e, in particolare, era stato già chiarito che Conte non ha mai incontrato né conosciuto il sig. Mincione. Quanto ai nuovi fatti riferiti dal Financial Times si precisa che Conte ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento ad un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano e oggi al centro di un’indagine".
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