sabato 4 luglio 2020
Approvata la legge in Consiglio provinciale: al massimo 18 giornate l'anno, ad eccezione di 85 (su 166) comuni turistici. Bolzano pensa di fare altrettanto
Acquirenti in un centro commerciale

Acquirenti in un centro commerciale - Fotogramma

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Segna una svolta rispetto alla tendenza degli ultimi anni la legge approvata giovedì sera dal Consiglio provinciale di Trento, per fissare un criterio più restrittivo nelle aperture domenicali e festive dei negozi: un massimo di 18 giornate all’anno, programmate d’intesa con associazioni di categoria e sindacati e solo «in occasione di grandi eventi o manifestazioni che richiamano un grande afflusso».

Alle restrizioni della legge (in vigore già domani) potranno derogare i numerosi Comuni ad alta intensità turistica, dove sarà comunque ammessa l’apertura degli esercizi commerciali anche nelle giornate festive. Prima dell’approvazione con 21 sì (la maggioranza di centrodestra) e 6 astensioni, il dibattito si è proprio concentrato su quanti e quali fossero i Comuni che potranno esibire il cartello 'sempre aperto'. Alla fine, sul totale di 166, saranno ben 85 (senza Trento e Rovereto, però) quelli riconosciuti 'ad alta intensità turistica' oppure 'ad alta attrattività commerciale' individuati dalla Giunta con un calcolo che tiene conto delle presenze giornaliere di turisti in rapporto ai residenti.

Secondo il primo firmatario della legge, l’assessore leghista al turismo Roberto Failoni «si è raggiunto un ragionevole compromesso fra la necessità di consentire l’apertura degli esercizi commerciali nelle feste e quella di tutelare il diritto al riposo e alla vita familiare turistica». Va anche precisato che la disciplina non sarà valida per alcuni esercizi (dalle farmacie alle rivendite di giornali o nei campeggi) come pure per gelaterie e rosticcerie, vendite di pane e latte, generi di gastronomia di produzione locale e negozi specializzati nella vendita di mobili, fiori e autoveicoli. La finalità di fondo – condivisa dai sindacati e osteggiata dalla grande distribuzione – è stata ribadita in aula dalla maggioranza («I mesi del Covid hanno dimostrato che si può vivere con i negozi chiusi di domenica »), mentre autonomisti e consiglieri del Pd non hanno partecipato al voto ritenendo «eccessive le deroghe » e lamentando l’intesa preventiva con i territori e con l’Alto Adige (si vorrebbe una norma di attuazione sul commercio dentro la 'Commissione dei 12'), che espone fra l’altro ad impugnazione della Corte Costituzionale. «Non è scontato il percorso futuro della legge – ha osservato il governatore leghista Fugatti – ma si deve provare a giocare la partita».

Sul criterio di fondo di una restrizione delle domeniche 'lavorative' si è espresso favorevolmente anche il settimanale diocesano Vita Trentina, mentre da Bolzano il vescovo Ivo Muser ha rinnovato lunedì il suo richiamo agli amministratori (che pure stanno vagliando una legge provinciale) per ridare valore alla domenica: «Abbiamo bisogno di qualcosa di più del consumo, del rumore del registratore di cassa, della frenesia e di un’operosità incessante – ha ricordato Muser – Sottomettere tutto il tempo al profitto e al consumo significa minare le opportunità di relazione, sociali e religiose».

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