mercoledì 30 dicembre 2020
Assassinata in casa e violentata la pastora etiope simbolo di integrazione. Rifugiata dal 2010, aveva scelto di recuperare terre e capre di razza Mochena
Agitu Ideo Gudeta, pastora di 42 anni originaria dell'Etiopia, nota con il soprannome di «Regina delle capre felici» è stata uccisa nella sua abitazione di Frassilongo in Val dei Mocheni in Trentino

Agitu Ideo Gudeta, pastora di 42 anni originaria dell'Etiopia, nota con il soprannome di «Regina delle capre felici» è stata uccisa nella sua abitazione di Frassilongo in Val dei Mocheni in Trentino - Mira

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È stata trovata morta ieri sera, uccisa con un violento colpo alla testa, nella sua casa di Frassilongo in Trentino, Agitu Ideo Gudeta, pastora rifugiata etiope che avrebbe compiuto 43 anni il giorno di Capodanno. Nella notte ha confessato, nell'interrogatorio davanti ai carabinieri e al magistrato, un giovane africano, dipendente dell'azienda della donna, che avrebbe avuto con lei dissidi economici. L'assassino avrebbe anche compiuto atti di violenza sessuale sulla donna agonizzante.

Agitu era arrivata in Italia ad appena 18 anni, si era laureata a Trento in Sociologia ed era tornata nel suo Paese, impegnandosi contro il land grabbing, l'occupazione delle terre da parte di multinazionali e Paesi stranieri per sfruttarle con monoculture estranee, cacciando i contadini. Il suo impegno l'aveva resa invisa al governo così, a rischio di arresto, nel 2010 era dovuta fuggire tornando in Trentino.

Qui la scelta, eredità della sua cultura, di dedicarsi all'allevamento della capre. Ma da cittadina di queste terre. Così la scelta di recuperare terre abbandonate e razze in estinzione, come la capra di razza Mochena. Prima solo un sogno (per anni ha fatto la barista), poi una realtà con l'azienda "La capra felice", undici ettari, 80 capre, latte, formaggi, yogourth, tutto rigorosamente biologico.

A Trento aveva aperto un punto vendita di formaggi e prodotti cosmetici a base di latte di capra.Tutto trentino. Al punto che nel 2015 Agitu e i suoi formaggi hanno rappresentato la Regione all’Expo di Milano. Agitu e le capre, una vita in simbiosi, così dormiva in auto per difenderle dagli orsi. "Gli tiro contro dei petardi e scappano", diceva scherzando, capace di convivere col grande plantigrado.

Donna integrata, lei etiope che insegnava ai giovani trentini l'antico mestiere del casaro o che dava lavoro ad altri africani. Ma circa due anni fa, Agitu aveva ricevuto minacce e subito un'aggressione a sfondo razziale. "Sporca negra te ne devi andare", l'aveva assalita l'uomo che abita la baita vicino all’abitazione della pastora.

Lo scorso gennaio, l’autore della violenza, che si era scagliato anche contro il casaro del Mali che aiutava Agitu, era stato condannato a 9 mesi per lesioni dal Tribunale di Trento, mentre l’accusa di stalking finalizzato alla discriminazione razziale era stata lasciata cadere, contrariamente a quanto aveva chiesto il pm.

Ma Agitu, volto solare e sempre sorridente, ancora una volta aveva reagito positivamente. Sul suo profilo Fb aveva appena scritto: "Buon Natale a te che vieni dal sud, buon Natale a te che vieni dal nord, buon Natale a te che vieni dal mare, buon Natale per una nuova visione e consapevolezza nei nostri cuori". Questa era Agitu, che in Trentino aveva trovato e costruito con convinzione una nuova vita.

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