martedì 11 dicembre 2018
Conte frenato dai due vicepremier (che non vogliono scendere sotto il 2,1%). Dombrovskis ricorda: servono correzioni «sostanziali». Pensioni, confermati finanziamenti triennali
Tre ipotesi per l'intesa con la Ue
COMMENTA E CONDIVIDI

L’attesa è crescente, ormai quasi infinita. Pierre Moscovici, il francese responsabile Ue agli Affari economici, ieri sera da Bruxelles faceva notare che «no», non è ancora giunta alla Commissione la nuova proposta dell’Italia sulla manovra 2019 a cui sta lavorando il premier Giuseppe Conte in persona. «Al più tardi» è attesa per l’incontro fra Conte e Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione, previsto per domani pomeriggio. Così, mentre in Parlamento si diffonde il 'terrore' che quest’anno si materializzi davvero l’incubo di tutte le manovre anche del passato (quello di dover lavorare fra Natale e Capodanno, visti i tempi a questo punto strettissimi, per garantire l’ok finale entro il 31 dicembre), si rafforzano i timori che la mediazione finale possa non essere risolutiva, non riesca cioè a evitare la procedura per l’elevato debito.

A dar man forte a Moscovici, che chiede «impegni concreti», c’è anche il vicepresidente Valdis Dombrovskis a ricordare che serviranno correzioni «sostanziali». Le più pessimiste tra le fonti di governo parlano di una situazione «spappolata». Il braccio di ferro tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, già vivace sul dialogo con le imprese, ha fatto calare il gelo tra i due vicepremier e complica, di non poco, la trattativa tra l’Italia e l’Ue a 48 ore dalla resa dei conti. L’intesa nel governo si sarebbe dovuta chiudere in giornata, durante la quale era atteso un vertice a tre che, invece, non c’è stato. Conte andrà così con ogni probabilità a Bruxelles con tre opzioni di lavoro, ma ancora senza un mandato a chiudere su un’unica proposta.

L’incarico affidato da M5s e Lega è far scendere il deficit non oltre il 2,1%. Ma il premier dovrebbe portare a Juncker ipotesi tarate anche sul 2% e sull’1,9%, nel rapporto deficit/ Pil. Quest’ultima opzione, che comporterebbe però un 'dimagrimento' di ben 9 miliardi della manovra, è l’opzione più gradita all’Ue, ma stride nettamente con i 3,5 miliardi che - al momento - i due partiti che lo sostengono sarebbero disposti a concedere.

Oltre, come proverà a spiegare Conte alla Commissione, M5s e Lega non sono disposti a spingersi. Portare entrambe le 'parti' - governo e Ue - a un’intesa sul 2% è il vero obiettivo cui, fra crescente pessimismo, starebbero lavorando i mediatori. Tra via XX Settembre e Palazzo Chigi c’è stata in giornata una nuova girandola di riunioni tecniche, culminate in serata con un incontro tra il premier e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sugli investimenti e sblocco dei pagamenti della Pa alle aziende, oltre a un altro fra Conte e una delegazione leghista (più la 5s Castelli). Dopo quest’ultima riunione, la Lega ha fatto sapere che lo smantellamento della 'legge Fornero' partirà «senza penalità, nei tempi giù previsti e finanziata per il triennio». Di Maio e Salvini, però, si tengono fuori della mischia e i giallo- verdi cominciano a prepararsi allo scenario più fosco.

«L’Europa ci sta chiedendo troppo, ma non lo faremo, non saremo un nuovo governo Tsipras», spiega una fonte dell’esecutivo a metà giornata, sottolineando con la parafrasi «ellenica» come l’Italia non sia disposta a farsi imporre la manovra da Bruxelles. Eppure anche nel governo la sensazione è che le posizioni nelle ultime ore si siano irrigidite e che l’attuale 'debolezza' interna di big come Macron o Merkel non sia d’aiuto a Roma. E a complicare la trattativa c’è il dato che alla Ue i conti fatti dall’Italia continuano a non tornare: il 2,4% indicato viene letto come un 2,9% nelle stime della commissione.

Domani a Bruxelles, Conte si troverà insomma la strada in salita: un ostacolo è non aver incassato una disponibilità reale a rivedere reddito di cittadinanza e 'quota 100'. Anzi, sono giunti segnali opposti: Di Maio ha annunciato in tv che «dai primi di gennaio parte il portale per dire ai cittadini che da marzo si potrà fare la domanda per il Reddito, mentre sulle pensioni è allo studio un anticipo a giugno (anziché ottobre) della prima 'finestra' utile per gli statali. L’incontro di domani, previsto per le 16, sarà a ranghi completi: il premier sarà accompagnato dal ministro Tria, Juncker appunto da Dombrovskis e Moscovici. Oggi si attende qualche elemento in più dalle comunicazioni alle Camere che il premier farà alla vigilia del Consiglio Europeo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: