venerdì 22 febbraio 2019
Tre arresti nel Trapanese di imprenditori che attraverso le scommesse on line finanziavano i boss della cosca di Messina Denaro. Indagato anche un deputato regionale di Forza Italia.
Le slot per finanziare mafia e politica
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Gioco d'azzardo, politica & mafia. Sono gli ingredienti del blitz "Mafiabet" che oggi ha condotto al fermo di tre persone: gli imprenditori Calogero Jonn Luppino, 39 anni, di Campobello di Mazara, lo zio Salvatore Giorgi, 60 anni, anche lui campobellese, e Francesco Catalanotto di Castelvetrano, gestore di un centro scommesse a Campobello. Sono accusati di associazione mafiosa, estorsione e altro. Luppino è protagonista di una rapidissima ascesa imprenditoriale nel mondo delle scommesse e dei giochi on line, favorita dagli affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo che obbligavano gli esercizi commerciali a installare le slot di Luppino e Giorgi a fronte di pesanti ritorsioni. In cambio il gruppo si occupava delle spese legali e delle altre necessità del boss detenuto Franco Luppino e del finanziamento delle famiglie mafiose locali; in particolare Catalanotto rappresentava l'anello di congiunzione operativo con Rosario Allegra, cognato del latitante Matteo Messina Denaro.

Generi alimentari in cambio di voti
Ma l'inchiesta della Dda di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati una decina di persone tra cui anche il deputato regionale Stefano Pellegrino di Forza Italia: al sessantenne politico e avvocato marsalese è contestato il reato di corruzione elettorale, senza l'aggravante dell'agevolazione mafiosa. Pellegrino siede nella Commissione regionale antimafia e secondo la Dda avrebbe ricevuto il sostegno elettorale di Luppino (già consigliere comunale con l'Udeur) e Giorgi (ex assessore), fondatori del movimento politico "Io Amo Campobello", attraverso l'organizzazione di eventi e la distribuzione di generi alimentari ai cittadini in cambio della promessa di voto. "Tutti Pellegrino hanno votato", diceva uno dei fermati in un'intercettazione.

Affari anche nei centri d'accoglienza e a Malta
I Carabinieri hanno eseguito anche un ingente sequestro beni, tra cui 8 società e imprese che gestivano giochi on line, tabaccherie, autonoleggi, bar e altri servizi, per un totale di circa 5 milioni di euro. Luppino nel 2014 ottenne una concessione per un centro di accoglienza e con l'associazione Menzil Salah ne aprì uno a Salaparuta (Trapani) per 50 persone in un immobile di proprietà del Comune; anche i ricavi del centro finivano nelle casse di Cosa nostra: all'associazione venivano prelevati 500 euro al mese per pagare l'avvocato di Franco Luppino. Inoltre tra le società sequestrate ce n'è una creata per spostare i migranti ospitati in un centro d'accoglienza. Infine di recente Luppino aveva acquistato una società di scommesse pure a Malta, ormai accreditato "paradiso" per i traffici di Cosa Nostra.

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