lunedì 14 luglio 2014
«L’emendamento sarà pronto in un mese». Ma i magistrati continuano ad essere preoccupati.
Le maglie da stringere di Giuseppe Anzani
Il procuratore Borgna: «Sempre impuniti i reati minori»
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​Governo e Parlamento raccolgono l’allarme di varie procure per il "pasticcio" provocato sul fronte della lotta alla droga dalla sentenza della Consulta e dagli ultimi decreti "svuota carceri". Così il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, conferma l’intenzione di intervenire per correggere alcune storture provocate da questo "combinato disposto", in particolare evitando automatismi nelle scarcerazioni e ridando autonomia ai giudici. Mentre la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi chiede che siano «risolte con una maggiore chiarezza ed efficacia le lacune» provocate dalla decisione della Corte costituzionale. Ma restano le preoccupazioni dei magistrati, in particolare sulla «grande confusione» e «l’aggravio di lavoro», espressa da Anna Canepa, vice del procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti che, come i colleghi intervistati nei giorni scorsi da Avvenire, ritiene necessario «fare ordine con una norma organica».Dopo la denuncia dei magistrati calabresi, e in particolare del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, e dopo le conferme dalle procure di Torino, Milano, Roma e Napoli, da via Arenula arriva una prima rassicurazione del Guardasigilli. Così Orlando conferma l’intenzione di intervenire «in tempi rapidi» per «correggere le distorsioni» che si sono create. Si tratta dell’emendamento annunciato alcuni giorni fa, che sarà pronto «entro un mese», per «eliminare automatismi e restituire al giudice il potere di valutare sulla pericolosità sociale del detenuto», e quindi renderà meno complesso ottenere la custodia cautelare che, invece, restava esclusa per i reati fino a tre anni, quindi anche per quelli relativi alle cosiddette droghe leggere. Niente marcia indietro, comunque, sulla linea di intervento per evitare il sovraffollamento dei carceri, che sottolineano al ministero, «sta dando importanti risultati», ma venendo incontro all’allarme lanciato nei giorni scorsi dai magistrati e confermato anche nell’intervista che pubblichiamo al procuratore aggiunto di Torino, Paolo Borgna.Molta attenzione e precise richieste arrivano dalla Commissione Antimafia. «Sono da sempre contraria a qualsiasi consumo di droga ma penso che la Fini-Giovanardi fosse sbagliata nella sua impostazione di fondo, perché è scientificamente corretto distinguere tra droghe leggere e droghe pesanti» premette la presidente Rosy Bindi. La quale però poi aggiunge subito che «l’allarme del procuratore Cafiero de Raho e degli altri magistrati va raccolto e le lacune aperte dalla sentenza della Consulta risolte con una maggiore chiarezza ed efficacia delle norme, in modo da non compromettere la lotta ai narcotrafficanti e ai grandi spacciatori gestiti dalle mafie». Anche perché, avverte, «le cosche stanno adeguando alle novità sociali ed economiche il loro modo di agire ma sappiamo anche che la droga resta una delle loro principali fonti di reddito a cui non potranno mai rinunciare, perciò è fondamentale colpire questo fronte».Basterà? Dalla Procura nazionale antimafia arrivano segnali di preoccupazione. «L’emendamento annunciato dal ministro ancora una volta scarica tutto sulle spalle dei giudici che oltretutto sono già stracarichi di lavoro», denuncia Anna Canepa, sostituto procuratore nazionale antimafia. In una situazione che «sta già creando confusione e impatta in maniera devastante, in particolare sulla magistratura di sorveglianza. Sono, infatti, già moltissimi i ricorsi provocati dalla sentenza della Consulta e dall’ultimo decreto "svuota carceri", per la norma che esclude la custodia cautelare per i reati punibili con meno di tre anni. Un aggravio di lavoro insostenibile per non parlare del rischio che escano soggetti molto pericolosi». Insomma, sostiene la vice del procuratore Franco Roberti, incaricata di seguire Lombardia e Liguria, «non è possibile andare avanti con nuove leggi in continuazione, servirebbe finalmente una norma organica per mettere finalmente ordine».
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