mercoledì 8 maggio 2019
In un rapporto sulle realtà non profit centinaia di storie in cui la cooperazione anticipa lo Stato Scuola, housing sociale, assistenza e cura sono i campi in cui la sussidiarietà
Uno schema di lavoro seguito durante il convegno per la rigenerazione del non profit a Bologna nel 2017 (www.forumterzosettore.it, Angileri)

Uno schema di lavoro seguito durante il convegno per la rigenerazione del non profit a Bologna nel 2017 (www.forumterzosettore.it, Angileri)

COMMENTA E CONDIVIDI

Comunità, prima di tutto. Reti che si attivano, nell’ottica dell’inclusione e della promozione dei rapporti sociali, con l’obiettivo di creare partecipazione. Basterebbero questa vocazione e questo impegno a rendere il mondo del Terzo settore – che da giorni stiamo raccontando sulle pagine del nostro giornale attraverso le voci dei suoi protagonisti – un valore da tutelare, piuttosto che da calpestare e distruggere. Ma sul tavolo non c’è solo “contorno”. L’impegno del non profit ogni giorno cambia il volto del nostro Paese sopperendo alle mancanze – se non addirittura ai fallimenti – dello Stato. E riempiendo vuoti, prima ancora che attivando nuove energie.

Una macchina del bene. La mappa della sussidiarietà senza cui l’Italia soccomberebbe al ritardo delle istituzioni tocca tutti i punti nevralgici del vivere comune. In un rapporto stilato a fine 2017 dal Forum del Terzo settore vengono messi in fila secondo l’ordine che l’Onu ha dato ai suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile: capisaldi del bene comune che si vorrebbero veder realizzati nel mondo entro la data (ottimistica) del 2030. Si va dal dimezzamento della povertà e della fame all’istruzione universale, dal miglioramento della salute a quello della qualità della vita nelle città fino alla sostenibilità ambientale. Tutti fronti su cui il Terzo settore è in prima linea in Italia (e non solo in Italia) con progetti decisivi per i territori e per le comunità che li abitano: 200 quelli messi a fuoco dal Forum, per un totale di due milioni e mezzo di volontari impegnati da Nord a Sud (oltre a 487mila lavoratori), 11 milioni di partecipazioni associative, 12 miliardi di euro di ricavi annui. Una sterminata macchina del bene, senza cui lo Stato resterebbe improvvisamente immobile.

Fame e povertà. A livello nazionale sono ormai note le attività del Banco Alimentare (così come anche del Banco Farmaceutico), con le giornate nazionali di raccolta che coinvolgono i cittadini in migliaia di negozi: i prodotti raccolti sono destinati circa due milioni di poveri. Sulla stessa lunghezza d’onda il progetto Buon Fine che, grazie alla collaborazione delle Cooperative di consumo aderenti a Legacoop, prevede il riutilizzo dei prodotti invenduti grazie al recupero di diverse migliaia di tonnellate di derrate alimentari. Iniziative analoghe sono messe in campo anche a livello territoriale: è il caso – solo a titolo di esempio – del Progetto 'Io non scado' che a Ragusa vede attiva Legambiente insieme all’Amministrazione comunale, numerose imprese locali, Prefettura, mondo del volontariato. O, dall’altra parte dello Stivale, dell’attività promossa dalle Acli provinciali di Verona, che hanno attivato e coordinato una rete locale di solidarietà per il recupero: l’azione ha coinvolto circa un centinaio tra associazioni ed enti no profit che assistono nel complesso circa 16mila soggetti in condizioni di disagio ed è attualmente attivo in sette province ( Verona, Mantova, Brescia, Bergamo, Padova, Vicenza). Grazie a queste raccolte sono operative le tante mense che sono aperte quotidianamente da Nord a Sud Italia, gestite sia da enti religiosi che da associazioni laiche. Da qualche tempo si stanno anche diffondendo gli “empori solidali” come, ad esempio quello promosso dalla Comunità Emmanuel di Lecce insieme a Caritas. E poi – sul fronte della povertà più in generale – i dormitori, le esperienze di housing sociale, le esperienze di inserimento sociale e lavorativo messe in campo da migliaia di cooperative sociali. Dal punto di vista delle attività di advocacy, proposta e pressione, di assoluto rilievo è l’impegno messo in campo dal 2013 dalla Alleanza contro la povertà in Italia con Acli, Caritas Italiana, Forum Nazionale del Terzo Settore, sindacati, enti Pubblici territoriali (Conferenza delle Regioni, Anci, LegaAutonomie). La conseguente azione di pressione sul Governo e sul Parlamento ha contribuito alla adozione dei provvedimenti che negli ultimi anni sono andati a supporto della povertà.

Salute e istruzione. Fondamentale l’apporto del no profit anche dal punto di vista dell’integrazione dei servizi sanitari ed educativi. A rispondere al mondo dei disabili pensa Anffas (il progetto Matrici Ecologiche utilizza la figura del “case manager” come snodo comunicativo tra tutti i fornitori di sostegni alla persona con disabilità ed alla sua famiglia), il progetto Filo d’Argento di Auser (con un numero verde attivo su tutto il territorio nazionale protezione) o il Centro d’ascolto per le persone colpite dalla sindrome di Duchenne di Parent Project. Federsolidarietà-Confcooperative si è fatta promotrice di percorsi sull’applicazione della Legge 112/16 (cosiddetta 'dopo di noi') e l’organizzazione di alcuni seminari a livello nazionale e territoriale. Altre organizzazioni lavorano invece sul fronte della prevenzione, attraverso progetti formativi e di sensibilizzazione come Fidas, impegnata sul fronte della donazione del sangue. A centinaia i progetti del mondo della cooperazione contro la dispersione scolastica, con particolare riferimento a parti del territorio italiano vulnerabili. In tal senso, nei territori di Foggia, Locri e Catania sono da segnalare le esperienze della Federazione Scs dei Salesiani che, con il progetto “Le case di Don Bosco”, si occupa di sostegno scolastico (attività ricreative, arte espressiva, sport) per ridurre il rischio di abbandono attraverso un approccio partecipativo. Analoga l’esperienza di Acsi in Sicilia, quella di Actionaid nei territori di L’Aquila, Reggio Calabria e Napoli, dell’Associazione Francesco Realmonte onlus con gli studenti stranieri e richiedenti asilo e della Fondazione Exodus.

Città e ambiente. Imprescindibile il ruolo del Terzo settore nei progetti di sostenibilità ambientale e urbana. Sul primo fronte basta ricordare l’impegno decisivo di Legambiente sul fronte del monitoraggio del territorio (Goletta Verde per mari e litorali, Goletta dei Laghi, il rapporto Comuni rinnovabili). Sul fronte delle città, Terzo settore protagonista dall’emergenza abitativa all’inclusione fino all’aggregazione sociale: si va dai “punti famiglia” promossi dalle Acli con enti pubblici locali, diocesi, Caritas e patronati a supporto dei nuclei familiari agli “orti sociali” (quelli di via Padova a Milano, realizzati sempre da Legambiente, promuovono riqualificazione del territorio e integrazione in un quartiere difficile della città) fino all’iniziativa dell’Auser “Abitare Solidale” che fa incontrare gli anziani che hanno case sovradimensionate con famiglie che invece vivono (in Toscana oltre mille i contatti, 121 le coabitazioni attivate per un totale di 242 famiglie e 257 persone coinvolte).

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI