lunedì 9 ottobre 2017
Il tunisino Annis Hannachi aveva combattuto in Siria ed era stato respinto dall'Italia nel 2014. Le prime tracce in Liguria il 4 ottobre. Il procuratore Roberti: non sta collaborando
Forze di polizia presidiano Marsiglia dopo l'attentato di cui è ritenuto responsabile il fratello di Anis Hannachi

Forze di polizia presidiano Marsiglia dopo l'attentato di cui è ritenuto responsabile il fratello di Anis Hannachi

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Un passato da Foreign Fighter in Siria e in Iraq e un presente da fuggitivo tra Francia e Italia in cui aveva messo piede, dopo essere stato respinto una volta nel 2014, ameno dal 4 ottobre scorso passando per la Liguria. Anis Hannachi, il fratello del jihadista tunisino Ahmed, autore dell'omicidio di due ragazze francesi lo scorso primo ottobre nei pressi della stazione di Marsiglia e arrestato il 7 ottobre a Ferrara, «non sta collaborando».

A confermarlo il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, nel corso di una conferenza stampa stamane al Viminale, in cui ha escluso però l'uomo «pianificasse attentati in Italia». Anche se proprio dal nostro territorio nazionale era stato respinto nel 2014 «ma perché irregolare e non per questioni legate al terrorismo».


Quel che è certo, finora, è che Anis Hannachi era da qualche giorno in Italia. La sua presenza nel nostro Paese era stata segnalata dalle autorità francesi, a cui verrà presto riconsegnato «in tempi stretti» l'arrestato, che ipotizzavano il suo arrivo nel nostro Paese già dal 27 settembre scorso. Una soluzione di trasferimento in Francia a cui pare anche lo stesso Anis Hannachi non si sarebbe opposto durante l'udienza di convalida dell'arresto europeo davanti ai giudici della Corte di Appello e ad un magistrato della Procura generale di Bologna.


Le sue tracce nel nostro Paese emergono soltanto in Liguria il 4 ottobre scorso, successivamente è stato localizzato a Ferrara - luogo in cui non sembra avere «legami solidi», assicura Roberti - dove sabato sera è stato arrestato dalla Polizia mentre, di notte, percorreva in bicicletta le vie della città. «Per il momento non collabora con gli investigatori», precisa il procuratore nazionale antimafia. Anche se allo stato attuale delle indagini, «non emergono segnali riguardanti la possibile pianificazione di atti sul nostro territorio», aggiunge il direttore del servizio centrale antiterrorismo Lamberto Giannini.


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