martedì 22 ottobre 2019
Approvato il quarto decreto per la ricostruzione con incentivi alle imprese e fondi. La rabbia dei governatori del Centro Italia: «È solo l’ennesima scatola vuota»
Alcune abitazioni distrutte a Castelluccio di Norcia, in un'immagine del 1° novembre 2016 (Ansa)

Alcune abitazioni distrutte a Castelluccio di Norcia, in un'immagine del 1° novembre 2016 (Ansa)

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C’è chi, soprattutto dalle opposizioni, la considera l’ennesima «scatola vuota», ma questo sarà il tempo a dirlo. Certo l’intento con cui il governo giallo-rosso ha rimesso sul tavolo del Consiglio dei ministri un nuovo decreto terremoto – il quarto – è quello di dare nuovo impulso alla ricostruzione del Centro Italia colpito dal sisma più di tre anni fa. E lo fa con una serie di incentivi a chi vuole fare impresa in questo spicchio di Appennino, come l’estensione del programma Resto al Sud anche a queste aree, lo strumento che prevede forti incentivi (35% a fondo perduto, 65% prestito bancario agevolato) per gli under 46 che vogliono aprire un’attività. Ma contestualmente il testo di 11 articoli proroga lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2020 e fissa l’erogazione di 380 milioni per il 2019, da attingere dal Fondo per le emergenze nazionali previsto nell’ambito del codice della Protezione Civile, e di altri 345 milioni per il 2020 provenienti dalla contabilità speciale intestata al Commissario straordinario. E – per accelerare la rimozione delle macerie – dando tempo alle Regioni fino al 31 dicembre prossimo per individuare nuovi siti di stoccaggio.

Così come, nella speranza di accelerare l’iter per la ricostruzione degli immobili, la possibilità di autocertificazione per i tecnici (finora possibile solo per danni lievi) che consente di non aspettare i lunghi tempi di verifica delle pratiche anticipando il contributo, con controlli a campione. E ci sono anche interventi per poter richiedere la parcella dei tecnici fino al 50%, dato che ora lavorano "a debito". Come pure provvedimenti che consentono di accelerare la ricostruzione degli edifici scolastici, visto che ad esempio a L’Aquila dopo undici anni dal sisma la gran parte degli studenti fa ancora lezione nei Musp (moduli ad uso scolastico provvisorio).

«Occorre iniziare una buona volta la ricostruzione, che a distanza di 38 mesi è ancora molto al di là dal venire – è l’appello lanciato dal vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili – una ricostruzione che deve essere in realtà una rigenerazione, fatta sulla base di rigorosi criteri ecosostenibili ». Anche perché, sottolinea, «se il terremoto di Amatrice fosse accaduto in Giappone probabilmente sarebbe stato una notizia da liquidare nelle pagine interne della cronaca».

Ma la giornata, che si è conclusa a tarda sera con il Cdm con all’ordine del giorno il provvedimento, è stata tutt’altro che tranquilla. Il premier Conte, infatti, nel primo pomeriggio ha incontrato insieme i quattro governatori delle Regioni colpite – Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria – con la delegazione dei Comuni. Ma è stato proprio il presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio a definire il testo «calato dall’alto» e ad aver preferito un dl «scritto insieme ai protagonisti dei territori». Ora perciò, continua, in sede di conversione «ci si fidi finalmente delle proposte che arrivano in maniera trasversale dal territorio». Come quella del rinforzo del personale negli uffici che analizzano le pratiche e la questione della 'busta paga pesante', cioè il rimborso delle tasse sospese. Anche il sindaco di Amatrice, Antonio Fontanella, ha definito il decreto «insufficiente» considerando comunque positivo «l’avvio del dialogo con le istituzioni».

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