lunedì 8 maggio 2017
Nelle quattro Regioni colpite dal sisma, la richiesta maggiore di chi ha più di 70 anni è l'arrivo di una colf straniera. Crescono anche le fragilità e i bisogni di cura. Il governo: presto risposte
Tre anziani in un centro di soccorso subito dopo le scosse di agosto

Tre anziani in un centro di soccorso subito dopo le scosse di agosto

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La fuga delle badanti dopo le scosse, l'aumento delle fragilità, i problemi legati alla casa: la ricostruzione nelle terre colpite dal sisma è sempre più un problema irrisolto per gli anziani. I dati diffusi sabato in un convegno svoltosi a Matelica, in provincia di Macerata, sulla situazione degli over 70 sono preoccupanti. All'indomani del sisma del 24 agosto, è stata attivata infatti una linea telefonica 24 ore su 24 nelle quattro regioni coinvolte, Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria. Un servizio no stop, il cui primo resoconto ha dato esiti tutt'altro che rassicuranti. Chi ha chiamato infatti per segnalare la propria situazione, lo ha fatto nel 50% dei casi per chiedere una badante, nel 25% per motivi legati a disturbi del comportamento, nel 15% per la non idoneità della sistemazione, nel 10% per problemi sanitari. «Si è dovuto fare i conti col fenomeno della fuga in massa delle colf straniere, che sono partite all'indomani delle scosse, terrorizzate dal terremoto: tantissimi anziani si sono ritrovati soli, all'improvviso» ha raccontato Manuela Berardinelli, dell'associazione Onlus Alzheimer Uniti Italia, che per gli anziani fragili ha lanciato un progetto ad hoc. «Uniti – ha detto – possiamo restituire normalità e dignità alle persone affette da demenza e alle loro famiglie».

Cosa fare dunque per uscire dall'emergenza? «E' necessario avviare un progetto specifico - ha spiegato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenendo al convegno -. Noi siamo pronti a fornire un forte sostegno sanitario. Qui siamo in fase di gestione post trauma, e il supporto psicologico non ha età. Perché gli anziani non vogliono mai lasciare casa loro? Perché per loro rappresenta un punto di riferimento. Vogliono morire a casa. Vanno riportati a casa il prima possibile, ma in un contesto che deve essere sicuro. Per noi è fondamentale – incalza Lorenzin – la presa in carico del paziente cronico. Nessuno deve essere lasciato solo».

Ci sono storie drammatiche che non possono essere dimenticate. «Un'anziana, che era appena stata sistemata in una tendopoli - ha raccontato Berardinelli - con brandine a non più di 50 centimetri di distanza l'una dall'altra, mi prese tutte e due le mani e mi domandò di portarla via da lì. "La prego, disse, non voglio morire qui. Tutto il giorno penso alla morte". E ci sono anziani che hanno trascorso intere giornate, in quei centri d'emergenza, a guardare il soffitto, pieni di paura. Ecco, non dobbiamo più permettere che accadano episodi come questi». Da uno studio condotto dall'associazione, risulta che su 350 soggetti valutati oltre 200 sarebbero a rischio depressione. «Tutte queste persone non possono più contare sul sostegno delle comunità d'origine, sulla rete a cui erano abituati. Sono sradicati». Per questo nasce l'idea del progetto Hotel, che ha l'obiettivo di ricreare la sensazione di un condominio, per tutti quegli anziani affetti da demenza lieve o moderata, attualmente sparpagliati nelle strutture ricettive, con un coordinamento gestito da personale competente. Per combattere insieme la paura e l'isolamento.


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